Dal bianco e nero al colore

Dal bianco e nero al colore

Iniziai a girare Rebel Without a Cause in bianco e nero e poi lo trasformai a colori. Nel trasformarlo seguii dei principi ben precisi e scelsi i vari colori con molta attenzione e deliberazione. Ho delle idee molto particolari sul valore psicologico del colore.
Nessuno scritto veramente autorevole è stato ancora dedicato al colore. Io penso che non solo alcune scene possono essere rese meglio ma si possono mettere in rilievo alcuni particolari nei quali si vuole richiamare l’attenzione dello spettatore.
In Rebel Without a Cause, ad esempio, la scena nella capanna in cui Natalie e Jim si inginocchiano su Sam e notano che egli ha un calzino rosso e uno blu fa capire allo spettatore nella maniera più esteriore e più rapida che ha avuto una giornata molto scombussolata e che si è alzato molto confuso.

(Nicholas Ray, in Adriano Aprà, Intervista con Nicholas Ray, “Filmcritica”, n. 134, giugno 1963, pp. 327 ss.)

 

Secondo Nicholas Ray, solo tre giorni dopo l’inizio delle riprese, il film si trovò davanti a un cambiamento. Jack Warner aveva approvato i primi due gruppi di giornalieri, ma c’erano buone ragioni per rivedere il progetto. Le costanti obiezioni di Geoffrey Shurlock alla violenza del film e al forte contenuto sessuale creavano serie difficoltà. Ray si offrì immediatamente di acquistare i diritti dallo studio, trovare finanziamenti privati e produrre il film da sé.
Warner mandò Steve Trilling in sala di proiezione a chiedere al proiezionista cosa pensasse del film di Ray. Il proiezionista rispose che era il miglior progetto dello studio. Warner richiamò Ray e disse di procedere con il film. Ray cestinò tutto il materiale in bianco e nero e ricominciò a colori. Rebel Without a Cause divenne così dall’oggi al domani un film di prestigio della Warner Bros.
James Dean aveva impressionato tutti in East of Eden, che era andato molto bene al boxoffice. Se Warner avesse trasformato Rebel Without a Cause da prodotto a basso budget a film di prima categoria puntando sulla popolarità di Dean, lo studio si sarebbe aspettato un successo ancora maggiore. Ray già pensava di girare a colori, anche in WarnerColor, l’alternativa minore al Technicolor, di proprietà dello studio. Ad ogni modo, il repentino cambiamento causò qualche problema inatteso. Gli abiti che rendevano bene in bianco e nero non avrebbero reso altrettanto a colori.





Uno dei primi problemi legati al guardaroba era un giubbotto di pelle nera che Dean avrebbe dovuto indossare. Ray lo sostituì con una giacca a vento rossa, probabilmente recuperata da quelle del Pronto Intervento. Ray lo immerse nella vernice nera per toglierne la lucentezza.
La Sezione Guardaroba tinse nuovamente tutti i quattrocento jeans, in modo che la loro tinta di adattasse al WarnerColor.
A parte il cappotto rosso brillante che Wood indossava alla stazione di polizia, il resto del suo guardaroba fu notevolmente sostituito. Ray le disse di comprare un abito tutto verde per rigirare le sequenze dell’osservatorio e di Dawson High.
Ray inoltre decise di cambiare il periodo di ambientazione da Natale a Pasqua, una stagione più colorata a Los Angeles.
Il passaggio al colore necessitava anche di un cambio di montatore. Fu così assunto William Ziegler, che aveva più esperienza di James Moore nel montaggio a colori.

(Douglas L. Rathgeb, The Making of Rebel without a cause, McFarland & Company, North Carolina-London, 2004)