What a Buster!

What a Buster!

Buster Keaton nasce il 4 ottobre 1895 (l'anno dell'invenzione del cinematografo) a Piqua1 nel Kansas con il nome di Joseph Francis. È Harry Houdini, il grande mago prestigiatore, che qualche mese dopo gli darà il nome di Buster. Houdini e i genitori di Keaton lavoravano insieme nello spettacolo di Vaudeville The Harry Houdini and Keaton Medicine Show Company.
"A sei mesi, caddi dalle scale e scoppiai in lacrime. Houdini, che era lì vicino, mi prese e disse: 'What a buster!' (Che fenomeno!)".
"Buster" può anche significare: "demolitore, bambino robusto, rompicollo, eccetera". [...]
Buster Keaton è figlio d'arte nel modo più completo. Insieme con i genitori calca i palcoscenici degli States, fin da bambino. Apprende subito in modo intelligente il rapporto che si instaura tra l'attore e il pubblico. Il numero di Vaudeville più famoso che Buster realizzerà è The Three Keatons insieme con il padre Joe e con la madre Myra.
Il Vaudeville che sta alla base di tante invenzioni recitative e gag fisici di Keaton è quello spettacolo teatrale che si forma negli Stati Uniti d'America durante gli anni della Guerra Civile con caratteri e situazioni provenienti sia dalla tradizione inglese sia dalla recente tradizione locale.
Keaton ha dunque due origini e due tradizioni: la prima è quella che gli deriva dal Vaudeville, la seconda è quella dell'insegnamento cinematografico impartitogli da Roscoe 'Fatty' Arbuckle. Keaton stesso confessò infatti che se suo padre gli aveva insegnato tutto del metodo teatrale era ad Arbuckle che doveva ogni lezione di cinema. [...]
"Se scrivo 'esordii ufficialmente' nelle commedie dei miei genitori nel 1899 è perché mio padre diceva sempre che avevo cercato di intrufolarmi nel lavoro di famiglia non ufficialmente - cioè non richiesto, non voluto, e non pagato - fin dal giorno in cui nacqui.
Non avendo una babysitter, mia madre mi parcheggiava in un cassetto del baule ad armadio mentre era in scena col babbo.
Lui dice che appena imparai ad andare a quattro zampe mi diressi verso le luci della ribalta. - E quando Buster iniziò a camminare, - raccontava sempre con orgoglio a tutti quelli che erano interessati e a molti di quelli che non lo erano, - non c'era verso di farlo stare fermo. Andava su e giù per le quinte, faceva un sacco di rumore, e stava fra i piedi di tutti. Ci sembrò meglio farlo uscire in scena con noi, così almeno potevamo vedere cosa faceva -" [...] "Anche durante i primi show ci guadagnammo la reputazione di fare i Vaudeville più violenti. Questo come risultato di una serie di interessanti esperimenti che mio padre fece su di me. Cominciò portandomi in scena in braccio per poi farmi cadere a terra. In seguito cominciò a spazzare in terra con me come scopa. Quando si accorse che non mi lamentavo cominciò a lanciarmi per il palcoscenico, dietro le quinte, e a farmi cadere sulla grancassa nel pozzetto dell'orchestra" [...] "Prima di diventare più alto di un soldo di cacio ero presentato nel nostro show, I Tre Keaton, come 'La Scopa Umana'. Una delle prime cose che notai fu che ogni volta che sorridevo o facevo capire al pubblico quanto mi divertivo, il pubblico sembrava ridere meno" [...]
"In ogni caso facevo apposta a sembrare infelice, umiliato, perseguitato, tormentato, vessato, stupito, e confuso. Altri attori fanno ridere con le loro battute. Non io. Al pubblico non piacerebbe. E mi sta bene. Per tutta la vita mi sono sempre sentito felicissimo quando gli spettatori si dicevano, guardandomi: - Guarda quel poveraccio - ".

(Francesco Ballo, Il cinema di Buster Keaton. Sherlock Jr., Edizioni Falsopiano, Alessandria 2013)