La storia del film

La storia del film

Una vecchia idea

Truffaut tira fuori dal cassetto il progetto chiamato Sur les rails [In carreggiata], abbozzo di poche pagine con l'aggiunta di una serie di appunti preparatori, di frammenti di idee o di dialoghi frettolosamente riportati su alcuni fogli che ha concepito negli anni Settanta (probabilmente dopo Le due inglesi), pensando a Jeanne Moreau e a Charles Denner, che sono peraltro i nomi che utilizza provvisoriamente per i personaggi. È la storia di un uomo che è appena riemerso da un esaurimento in cui l’aveva precipitato la fine di una storia d’amore: per bisogno di distruzione, aveva ucciso un uomo, ed è appena uscito di prigione quando la vicenda ha inizio. Rivede per caso in un hotel la donna di cui era innamorato, e che, pur facendogli comprendere che non c’è alcuna speranza che possa rimettersi con lui, si ingegna a tirarlo su e a rimetterlo in carreggiata.
Carole Le Berre, Truffaut al lavoro, Rizzoli, Milano 2005


Da Sur le rails alla sceneggiatura definitiva

Come per la maggior parte dei suoi film, l'argomento di La signora della porta accanto risale abbastanza indietro nel tempo nel piano di lavoro di Truffaut. “Potrei riconoscere i diritti d'autore a Catherine Deneuve”, dirà in seguito, anche se solo come battuta, a Claude de Givray. Perché la sceneggiatura di La signora della porta accanto s’ispira in gran parte al suo rapporto con l'attrice. Alla fine del 1972, Truffaut ha anche scritto cinque pagine: una prima sinossi intitolata Sur les rails, la storia di due ex amanti che si rivedono per caso dopo otto anni di separazione. La sinossi racconta di questo nuovo incontro appassionato ma impossibile, della depressione dell'uomo (in La signora della porta accanto sarà la donna), le “piccole pillole multicolore” che “guariscono” le pene d'amore, il riferimento a una canzone emblematica (Sans amour on est rien du tout); il finale è meno pessimista in questa prima versione. Nel 1972 Truffaut pensa di riunire Jeanne Moreau e Charles Denner per formare questa coppia la cui passione si riassume in queste parole: “Né con te né senza di te”.
Nell'autunno del 1980 Truffaut riprende il suo progetto con Jean Aurel. […] “Ci voleva l'incontro nel supermercato, la depressione nervosa per la drammatizzazione, con quest’idea della malattia cercata che proviene dalla mia lettura di Groddeck. La fine drammatica era prevista. Non poteva essere che la morte. [...] E c'è l'idea, ed è un'idea di François, riferitami da lui timidamente, che muoiono facendo l'amore”. In seguito, Truffaut decide di lavorare ora con Jean Aurel, ora con Suzanne Schiffman. Aurel pensa alla costruzione dell'insieme, trovando idee valide per alimentare le venti sequenze della sinossi; Schiffman dà forma invece alla continuità della narrazione, approfondendo i personaggi. Sviluppa il ruolo della signora Jouve, che gestisce il club di tennis a cui è iscritta la coppia, una donna generosa, ossessionata e afflitta da una vecchia passione, che diventa la confidente dei due amanti. A fine febbraio 1981, l'ultima elaborazione della sceneggiatura di La signora della porta accanto è terminata. Fra la prima sinossi e la versione definitiva sono passati poco più di tre mesi.
Antoine de Baeque, Serge Toubiana, François Truffaut. La biografia, Lindau, Milano 2003


Un film-lampo a basso budget

“La mia unica strategia è di girare un film dal budget molto basso dopo ogni film costoso, per non farmi trascinare nella scalata che porta alle grandi concessioni, alla megalomania e all'inattività”, risponde François Truffaut ai suoi interlocutori dei “Cahiers du cinéma” in merito ai progetti che conta di intraprendere dopo L'ultimo metrò. Il suo prossimo film sarà quindi agli antipodi di quello che ha appena trionfato. Dopo un film in costume, il cineasta realizzerà un film contemporaneo. Dopo una delle sue più lunghe e costose realizzazioni, la prossima sarà una delle più rapide e dal budget modesto. Abbandonando la descrizione e la narrazione classica, tornerà al diario personale, per raccontare una storia che corre sull'orlo della follia. […] Film lampo, e al tempo stesso prova della maturità di un cineasta pienamente consapevole dei propri desideri e dei mezzi per tradurli in espressione artistica, La signora della porta accanto è un progetto scritto febbrilmente, in poche settimane, dall’inizio del mese di dicembre del 1980 (data alla quale Truffaut abbozza insieme a Suzanne Schiffman e Jean Aurel un primo soggetto) alla metà di febbraio (la sceneggiatura utilizzata per le riprese, con i dialoghi ancora incompleti, è datata 11 febbraio 1981, e il film è girato nei dintorni di Grenoble a partire dal 1° aprile). Il regista vi si impegna dopo l’uscita dell'Ultimo metrò (nel settembre del 1980), quando, per la prima volta da molti anni, non ha ancora definito chiaramente il programma dei film a venire. Rassicurato dal successo sempre crescente dell’ultimo film, più fiducioso di poter imboccare nuove strade, non esita a correre il rischio, e tenta la carta di un film a budget limitato, che sarà girato in appena sei settimane, e nel quale offre la ribalta accanto a Depardieu a un’attrice che fa esordire al cinema, un film che sarà semplicemente la storia estrema di una passione.
Carole Le Berre, François Truffaut al lavoro, Rizzoli, Milano 2005


Truffaut vuole fare in fretta a girare La signora della porta accanto. È un'esigenza fondamentale. L'argomento, di cui tiene a mantenere la potenza emotiva, come anche l'intenzione di prendere in contropiede l'immagine di cineasta ‘arrivato’ che gli viene attribuita. Tra l'altro, Gérard Depardieu è molto richiesto ed è libero solo per sei settimane, fra marzo e aprile del 1981. “Gérard Depardieu era impegnato a recitare in La capra di Francis Veber”, ricorda Jean-Louis Livi, allora agente dell'attore e dello stesso Truffaut. “François mi aveva detto che voleva girare subito, io gli ho chiesto se era pronto, e lui mi ha risposto: 'No, ma dopo un successo come L'ultimo metrò non posso aspettare'” Mi sono aggiustato con la Gaumont, che produceva La capra, per ritardare le riprese affinché Gérard potesse essere libero per La signora della porta accanto”. Truffaut è quindi costretto a lavorare nell'urgenza, cosa che non gli dispiace. Non ha alcuna difficoltà per completare la distribuzione dei ruoli, dato che nel film ci sono pochi personaggi. Henri Garcin è scritturato per la parte di Philippe, il marito di Mathilde, Michèle Baumgartner per quella di Arlette, la moglie di Bernard. Véronique Silver sarà la signora Jouve, e Philippe Morier-Genoud, un attore del Centre Dramatique National des Alpes, diretto allora da Georges Lavaudant, interpreterà lo psichiatra che tenta di curare Mathilde.
A fine marzo del 1981 Truffaut si stabilisce a Grenoble, dove ha deciso di girare il film dal 1° aprile al 15 maggio. In un paese, a una quindicina di chilometri da Grenoble, ha trovato le due case vicine che servono per la scenografia essenziale per il film. L'unico cambiamento importante nell'équipe tecnica riguarda William Lubtchansky, assistito nelle riprese da Caroline Champetier e Barcha Bauer. Il film è una co-produzione Carrosse-Gaumont-TF1 (che sarà anche il distributore), con un budget tre volte inferiore e tempi di lavorazione due volte più brevi rispetto a L'ultimo metrò. Il film è da collocare fra le ‘riprese felici’ di Truffaut, come quelle di Jules e Jim o La mia droga si chiama Julie, cioè quando il cineasta è innamorato dell'attrice che filma. Come è sua abitudine, Truffaut mantiene molta riservatezza in merito a questa nuova relazione. “François era estremamente discreto”, testimonia Gérard Depardieu. “Una sera, rientrando verso mezzanotte all'Hotel du Commerce, chiacchiero con il portiere come al solito; si apre la porta dell'ascensore e vedo François, che invece alloggiava in città. Lui chiude la porta e io mi volto fingendo di non averlo visto, poiché avevo avvertito il suo disagio. Che cosa faceva lì? In un primo tempo mi sono detto che probabilmente era venuto per fare ‘allenare’ Fanny. Solo dopo ho saputo della loro relazione”. Quest'armonia amorosa si legge in questo elogio dell'attrice da parte del suo regista: “Appena girata la scena, il suo viso si illumina, rimane in silenzio e fa comparire un sorriso che sembra dire: 'Sono colma, sono completa, sono felice'”.
Un primo montaggio è pronto a metà giugno del 1981, solo due mesi e mezzo dopo l'inizio delle riprese. Ma Truffaut non è soddisfatto. Suzanne Schiffman gli suggerisce allora di fare del personaggio della signora Jouve la narratrice. All'inizio del film, annuncia allo spettatore un fatto di cronaca: “Era ancora buio quando l'auto della polizia ha lasciato Grenoble... Mi chiamo Odile Jouve... La faccenda è iniziata sei mesi fa...”. La donna racconterà lungo tutto il film la storia dei due amanti, di cui riassume il dramma con questa frase: “Né con te né senza di te”. Truffaut riprende l'idea e gira una sequenza aggiuntiva con Véronique Silver, il 13 giugno, davanti al Tennis Club di Corenc, a una decina di chilometri da Grenoble.
Antoine de Baeque, Serge Toubiana, François Truffaut. La biografia, Lindau, Milano 2003


Prima ancora dell'uscita nelle sale, il 30 settembre 1981, le reazioni sono entusiaste; in molti salutano la nascita di una grande attrice. “Fanny Ardant arde tutta intera di una fiamma strana e romantica, è una sorta di Parca inquietante il cui sguardo cupo e l'ossessione ricordano allo stesso tempo Maria Casarès di Orfeo e l'Adjani di Adele H.”, trasmette così Michel Pascal sulla radio Europe 1, mentre “Le Film français” profetizza: “A star is born, incontestabilmente, e François Truffaut è l'artefice di questa sfavillante metamorfosi”.
Antoine de Baeque, Serge Toubiana, François Truffaut. La biografia, Lindau, Milano 2003