Le fonti letterarie

Le fonti letterarie

Dreyer trasse il soggetto del proprio lavoro da un romanzo fantasticamente eccitante di Sheridan Le Fanu intitolato In a Glass Darkly, e vi costrusse sopra uno scenario approfondito in tutti i più minuti particolari. Certo si ricordava di un film consimile da lui girato dieci-dodici anni prima e intitolato Fogli del libro di Satana; si ricordava anche più nettamente della strega tremenda di Christensen, il maestro. Uomo colto ma radicato profondamente agli usi e alle leggende della propria terra, artista di acuta sensibilità estetica ed emotiva, Dreyer chiudeva in sé un’interpretazione demoniaca e diversa della vita. Per lui l’incubo diventava quasi una necessità fisiologica, ed era bello conoscere l’incubo e sviscerarlo, e liberarsene. Schietto temperamento nordico, portava del mondo nordico tutta l’interiore avventura, e tentava di superarla attraverso una viva immedesimazione spirituale condotta alle conseguenze estreme. […]
Le fonti letterarie e artistiche in genere di Dreyer sono facilmente individuabili: vari confronti s’impongono con Poe e la scuola gotica inglese – da Walpole ad Anna Redcliffe e alle sorelle Brontë –, con Hoffmann a Kafka, con Villiers e Narval; con Bruegel e Bosch in pittura, qualcosa di Goya e Courbet. Quanto al cinema, deriva in linea diretta dagli scandinavi; si mantiene vicino alla scuola tedesca, che non a quella troppo astrattamente surreale di Francia.

Ugo Casiraghi, Vampyr, “Cinema”, n. 148, agosto 1942




Gli studiosi di Dreyer sono unanimi nel riconoscere il debito assai modesto che Vampyr, nella sua forma finale, contrae con Sheridan Le Fanu (al cui racconto Carmilla il film liberamente si ispira). Le Fanu è poco più che un pretesto per un film assolutamente personale. Drouzy sostiene l’argomento con vigore, e sottolinea che in ogni caso, tutti i i film di Dreyer sono ufficialmente adattamenti di testi letterari: mentre altri registi a volte derivano elementi da libri, senza menzionare la fonte, Dreyer sceglie sempre di fare il contrario – da uomo di cultura abituato a lavorare in un contesto e in una prospettiva più ampi.
C’è per esempio, nel film, più di un punto di contatto con Edgar Allan Poe – c’è, potremmo dire, un vero dialogo con lo scrittore americano. La caduta della casa Usher di Jean Epstein (che non solo adattava il racconto del titolo, ma faceva scivolare nella sua tessitura anche elementi tratti dal Ritratto ovale) è naturalmente un film importante, ma è stato Dreyer a realizzare quelli che sono probabilmente i migliori e più puri minuti di Poe nella storia del cinema. (Mi riferisco naturalmente al racconto intitolato Il seppellimento prematuro). Un’altra affinità elettiva – spero che in questo caso l’ipotesi non sia troppo azzardata – potrebbe essere Kafka, all’epoca morto da soli otto anni e ancora sconosciuto. […] Potrebbe essere una buona idea tenere in mente Kafka, guardando Vampyr o rivedendolo per l’ennesima volta; ed è certo una tentazione chiedersi, davanti alle sequenze d’apertura – l’arrivo del giovane Gray alla locanda del villaggio – se mai c’è stato, nel cinema, qualcosa di più prossimo al Castello, il romanzo (quasi) contemporaneo di Franz Kafka.

Peter von Bagh *




C’è un racconto di Zola, intitolato La morte di Olivier Bécaille, nel quale l’autore analizza una situazione simile a quella in cui viene a trovarsi il protagonista dell’opera di Dreyer. Un uomo, caduto in catalessi, viene chiuso nella bara, portato al cimitero e seppellito; ed è lui che racconta in prima persona. In quei momenti, la sua mente è lucidissima, ed egli può seguire e intendere tutto quello che si fa attorno e sopra di lui; ma i nervi e i muscoli non obbediscono al richiamo angoscioso del cervello. […] Ci si può immaginare quale può essere il comportamento di un regista come Dreyer con una trovata simile? Il personaggio che ci ha condotti con sé, alla ricerca di un mistero inesplicabile, non cessa per questo le sue funzioni, ora che è come morto. Egli sta nella cassa, e noi siamo con lui. Una semplice, geniale innovazione: il finestrino nella bara, e tutto è fatto.

Ugo Casiraghi, Vampyr, “Cinema”, n. 148, agosto 1942







* Saggio inedito contenuto nel booklet del cofanetto Vampyr (Edizioni Cineteca di Bologna), in corso di pubblicazione