Un'esperienza sonora

Un'esperienza sonora

Vampyr rimane per me il più sonoro dei film.
(Jean-Marie Straub)




In questo film, non c’è spiegazione che spieghi nulla [....]. Per tutto il tempo, stiamo con le orecchie tese nel tentativo di cogliere i dialoghi e il loro senso, per non dire del senso che in essi si nasconde. Anche se afferriamo le parole, restiamo interdetti davanti alla strana dislocazione della pronuncia, motivata dal fatto che Dreyer volle che gli attori recitassero con la propria voce in tutte e tre le versioni [inglese, francese e tedesca, ndt], indifferente al fatto che sapessero o meno parlare la lingua. Le parole ci raggiungono filtrate attraverso una nebbia impenetrabile, estranee a qualsiasi contesto o senso di realtà, cosicché quel che tratteniamo è solo il refrain di terrore e angoscia disvelato dall’eco di certe frasi: “Lei non deve morire...”, “Silenzio!”, “È... morto?”, “Il sangue... il sangue”, “Oh se solo potessi morire...!”, “Qualcuno ha gridato?”, “Ma lei ha bisogno di sangue”, “Seguimi – saremo un’anima sola”.

Tom Milne, The Cinema of Carl Th. Dreyer, A. Zwemmer Ltd., Londra 1971



I versi degli animali presenti nel film non erano reali. Anche gli effetti sonori erano realizzati in studio alla UFA. I versi degli animali come il canto del gallo, il cane che abbaia o il grido del pappagallo erano prodotti da imitatori professionisti. Non credo abbiano mai pensato di utilizzare suoni naturali e sicuramente era più facile utilizzare imitatori professionisti che aspettare che un gallo cantasse. Nessuno a quel tempo sapeva come usare i suoni naturali. Ciascun attore era specializzato nel verso di un animale. Erano una decina, uno di fianco all’altro, a fare questi strani versi. Le uniche voci reali erano la mia e quella di Sybille Schmitz che a quel tempo si trovava a Berlino.

Nicolas de Gunzburg (intervista), “Film Culture”, n. 32, 1964



Alcuni dei critici migliori, come Tom Milne, argomentano che Dreyer rimase sempre, per l’essenziale, un cineasta del muto. Niente di più sbagliato. Vampyr svetta come una delle più emozionanti esperienze sonore di un’eccezionale epoca di transizione, quando capolavori concepiti subito prima che si affermassero le tecniche di missaggio oscillavano tra realismo, onirismo e allucinazione – L’Âge d’or di Buñuel, M - Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang, o Golden Mountains di Sergej Jutkevič. Jean-Marie Straub ha assolutamente ragione quando scrive che “Vampyr è il più sonoro dei film” – con i suoi echi dislocati di suoni inesistenti, e la magnifica musica di Wolfgang Zeller.

Peter von Bagh *



La colonna sonora di Wolfgang Zeller e il suo restauro


L’idea di restaurare la colonna sonora di Vampyr per l’esecuzione dal vivo risale ormai a trent’anni fa, ma avevo dato per scontato che la colonna sonora, come tante altre di quell’epoca, fosse andata perduta. Grazie a Martin Koerber ho scoperto che il Deutsche Filminstitut ne conservava una copia alla quale ho avuto accesso grazie alla Cineteca di Bologna che, fin da subito, ha sostenuto questo progetto. Il film di Dreyer esige molto dal suo compositore, che deve fare da narratore lirico in un film praticamente privo di suoni e dialoghi. È l’esatto opposto del Dracula girato da Browning solo un anno prima, che è tutto dialoghi e suoni ma privo di colonna sonora originale. Wolfgang Zeller (1893-1967), le cui radici cinematografiche affondano in Achmed, il principe fantastico (1926) di Lotte Reiniger, conosceva bene il linguaggio musicale del cinema muto. La partitura accompagna con intensità 71 dei 73 minuti di Vampyr, sottolineando febbrilmente il cupo paesaggio di Dreyer con trascinanti passaggi lirici ed eterei, nonché con recitativi straordinariamente efficaci che sospendono la musica permettendo al film di accogliere il primo tentativo di Dreyer con il sonoro. Tuttavia i rari dialoghi fungono in sostanza da effetti sonori – come lo scricchiolio di una porta, il gracchiare di un corvo – e fanno poco per l’avanzamento della trama. È la musica a svolgere quel compito. Infatti la maggior parte degli effetti sonori fu eseguita proprio dall’orchestra, e appare nello spartito.
Ciò detto, sulla carta manca ancora molto. Mentre dirigeva la sessione di registrazione Zeller introdusse un’enorme varietà di cambiamenti di tempo, misure di ripetizione, note cancellate e sostituzioni di strumenti. Trattandosi di una registrazione di mediocre qualità del 1931, è stato molto impegnativo notare questi cambiamenti per conseguire qualcosa che (spero) assomigliasse a ciò che sentiva Zeller. Il manoscritto fu scritto a matita e in seguito ricalcato a penna, con frequenti indicazioni indecifrabili di istruzioni e suggerimenti visivi. Non avendo mai riproposto la composizione, Zeller archiviò il manoscritto, che finora non era mai stato ascoltato dal pubblico in una performance dal vivo. La colonna sonora prevede clarinetto, sassofono contralto, fagotto, due corni, due tromboni, tuba, timpani, percussioni, celesta, fisarmonica, arpa e archi.

Timothy Brock, Il Cinema Ritrovato 2021 (catalogo del festival)