Dal libro al film

Dal libro al film

Maigret e il caso Saint-Fiacre, prende le mosse da uno dei romanzi più famosi del ciclo Maigret, che però fino a quel momento non è mai stato portato sullo schermo (avrà ulteriori versioni, televisive, per le serie di Rupert Davies, Jean Richard, Bruno Cremer e Michael Gambon, oltre che uno sceneggiato della televisione jugoslava nel 1963). L'indagine relativa alla morte della contessa, nel libro, per Maigret è quasi un pretesto per tornare indietro ai tempi della sua infanzia. Il commissario, giunto al paesino di Saint-Fiacre chiamato da una lettera anonima, come da bambino continua a mantenere l'impaccio quasi reverenziale nei confronti della famiglia nobile, un impaccio che si addice di più al figlio di un dipendente che a un funzionario di polizia.
Nel romanzo, Maigret mantiene sempre una posizione di secondo piano, più da testimone che da investigatore vero e proprio. La sua funzione, semmai, è quella di catalizzare gli avvenimenti e, una volta messi in moto i meccanismi, si mette quasi in disparte. È il conte di Saint-Fiacre, figlio debosciato della morta sulla via della redenzione, che si accolla il compito di smascherare e "punire", per lo meno a livello morale, il colpevole, costringendolo con le maniere forti a inginocchiarsi davanti al feretro della contessa per chiedere perdono. Maigret non può che stare in un angolo a guardare, come avrebbe fatto suo padre, amministratore della tenuta, in un frangente del genere, riservandosi semmai di intervenire solo se le cose dovessero degenerare.Nel film, invece, fin dall'inizio Maigret appare come una sorta di deus ex machina, un giustiziere, quasi fosse il depositario della dignità della famiglia Saint-Fiacre. Appena arrivato, ha un colloquio con la contessa, durante il quale i due parlano dei "bei tempi andati" (nel libro, questo incontro non avviene); più avanti, dopo la sua morte, parlando con il giovane Saint-Fiacre, che sembra fare mostra di cinismo, trattiene a stento uno schiaffo; è lui, infine, a sbattere il colpevole ai piedi della bara. E un Maigret, questo, che vira forse un po' troppo verso Gabin piuttosto che verso Simenon, ma del personaggio creato dallo scrittore belga mantiene ancora tutta la tristezza e una certa riflessività. E molto simenoniano il primo piano con cui si chiude il film, con Maigret/Gabin, seduto in fondo all'autobus che lo sta portando via da Saint-Fiacre, che guarda distrattamente un punto indefinito davanti a sé, preso forse dai ricordi e sicuramente dall'amarezza per quanto ha visto negli ultimi due giorni. Nella sua semplicità, un finale molto malinconico, all'altezza dello spirito del romanzo, reso in maniera perfetta dalla "maschera" di Gabin.

Arturo Invernici, Georges Simenon... mon petit cinéma, Bergamo Film Meeting 2003