Forman e gli attori

Forman e gli attori

Mi piace mescolare attori professionisti e non. È difficile lavorare solo con i non professionisti perché si perde il ritmo della scena, mentre l'attore professionista sa tenere il ritmo e salvare la situazione. Scelgo quasi sempre i non professionisti tra le persone che conosco bene, da tempo. In questo film, ad esempio, la ragazza che interpreta la protagonista è la sorella della mia prima moglie: la conoscevo da dieci anni. Quindi sapevo cosa aspettarmi da lei, e come ottenerlo. Conoscevo da tempo anche i tre soldati: erano compagni di scuola. Penso che questa condizione sia fondamentale per poter lavorare bene con dei professionisti.
(Miloš Forman)

 

La nová vlna e gli attori non protagonisti

La spiegazione del perché la maggior parte dei registi della nová vlna, tranne qualche eccezione, girava i propri film prevalentemente con attori non professionisti (quando non mostrava per loro una preferenza assoluta), non va ricercata esclusivamente in qualche motivazione esterna, nell'esigenza cioè di volti nuovi e non convenzionali, dall'atteggiamento naturale e autentico. Infatti, tutte le volte che, nelle diverse tappe evolutive del cinema, un attore non professionista è comparso sul grande schermo, questi era lì a indicare un rimedio estremo per uscire da una crisi artistica attraverso il ritorno alla naturalezza originaria, pura, dell'uomo. L'attore non professionista rigenerava nel film, magari inconsapevolmente, l'autenticità andata perduta. Nel contesto della cinematografia ceca, inoltre, gli attori non professionisti smascheravano, col loro ruolo di anti-eroi, l'illusione menzognera che il regime totalitario diffondeva anche nell'arte. Essi impersonavano l'urgente bisogno dei giovani cineasti di guardare in faccia, con franchezza, tanto se stessi quanto la società, il bisogno di liberare l'espressione artistica dalle false sedimentazioni di un'ideologia disumana. [...] Per la nová vlna gli attori non professionisti erano diventati il suo inseparabile mezzo espressivo e interpretativo; per un certo periodo essi avevano liberato il cinema ceco dall'affettazione innaturale di un "carattere popolare" imposto ufficialmente, oltre ad avere influenzato, in maniera indiretta, anche la recitazione degli attori professionisti. [...]
Occorre innanzi tutto menzionare Miloš Forman e le sue commedie a sfondo sociale, girate nel periodo ceco della sua produzione (1963-1967). Forman non selezionava gli attori non professionisti solo in base alla loro fisionomia, considerazione in genere primaria nella loro scelta. I tipi prescelti, poi, egli non cercava neppure di adattarli al film, oppure - nei limiti del possibile - di dare un indirizzo preciso alla loro recitazione, così come facevano i suoi colleghi Vĕra Chytilová e Jan Nĕmec. Già nella fase precedente alle riprese egli cercava in loro dei partner potenziali - e in certa misura posti su un piano paritario - con i quali, in qualità di regista, conduceva poi un gioco aperto, come se si giocasse alla vita reale, una vita vissuta però davanti a una macchina da presa. Traendo spunto non solo dal loro aspetto esteriore, ma anche dal carattere unico della loro individualità e della loro personalità specifica, egli poteva permettersi di conformare loro il ruolo, di offrire loro spazio per interventi creativi. Forman lasciava che l'attore non professionista agisse, reagisse, discorresse spontaneamente davanti alla cinepresa, limitato solo dalle correzioni registiche più necessarie. Confidava intanto nella magia non preordinata dell'improvvisazione, e si comportava come un partner, nel quale gli attori erano disposti ad aver fiducia.
Grazie a questo metodo impegnativo e rischioso, su cui il regista aveva puntato, è nato lo stile originale e irripetibile di Forman, dipendente fino alla simbiosi dalla recitazione degli attori non professionisti.

(Stanislava Přádná, in Nová vlna. Cinema cecoslovacco degli anni '60, a cura di Roberto Turigliatto, Lindau, Torino 1994)

 

Vladimír Pucholt e Vladimír Menšík

Nell'Asso di picche (1963) aveva affidato un ruolo secondario all'allora studente di arte drammatica Vladimír Pucholt (già apparso nel precedente mediometraggio di Forman, Se non ci fossero quelle bande musicali). Il talento straordinario di Pucholt nel recitare con una scioltezza senza precedenti confinava con l'autenticità degli attori non professionisti; è proprio per questo che egli si era inserito con estrema naturalezza nel loro gruppo. [...]
Čenda, il personaggio di Pucholt nell'Asso di picche, è riuscito involontariamente a mettere in ombra il protagonista che dava il titolo al film, Petr (interpretato da un attore non professionista, Ladislav Jakim), non perché Pucholt fosse un professionista, ma - al contrario - proprio grazie alla forza della sua immediatezza non-recitata. [...]
Nel successivo film di Forman, Gli amori di una bionda (1965), a Pucholt fu assegnato un ruolo di tipo un po' diverso, questa volta ormai il personaggio maschile principale, il pianista Milda, un damerino sicuro di sé, che ancora una volta faceva da spalla a una partner non professionista (Hana Brejchová), la bionda Andula, come Petr anche lei 'naturale', un personaggio accanto al quale egli appariva come un individuo di gran lunga meglio delineato.
In questo film recitava un altro attore professionista: il popolarissimo comico Vladimír Menšík, nella parte di uno dei tre soldati della riserva che compaiono nella sequenza del ballo. Anche questo tentativo di unire organicamente la recitazione dell'attore professionista con quella dell'attore non professionista è riuscito bene a Forman, riconfermando la sua esperienza come regista: "Per riuscire a confondersi con persone che si limitano a interpretare solo se stesse, serve un attore davvero di grande calibro, e tale era Menšík. [...] Gli attori non professionisti costringono gli attori professionisti a una veridicità spontanea, mentre gli attori professionisti danno alla scena quel ritmo e quella forma che i non professionisti non riescono a sentire". Il regista ha raggiunto un'armonizzazione tra gli attori non professionisti - inconsci parodisti di se stessi - e l'attore professionista, la cui parodia di se stesso è invece esperta e cosciente. Comico era già il fatto stesso che quel ruolo fosse interpretato proprio da Menšík, il cui aspetto esteriore era mille miglia lontano dal tipo del dongiovanni o del seduttore che gli veniva invece richiesto.
(Stanislava Přádná)