Il laboratorio del film

Dopo l’insuccesso commerciale di Io confesso (I Confess), nel marzo 1953, Hitchcock aveva strategicamente pianificato la propria attività per il biennio 1953-1954: avrebbe girato Dial M for Murder per la Warner a Elstree in autunno, poi La finestra sul cortile (Rear Window) per la Paramount, quindi Caccia al ladro (To Catch a Thief), ancora per la Paramount, nella primavera del 1954. “Ho scoperto che la Warner Bros aveva acquistato i diritti di una commedia che era un successo a Broadway, Dial M for Murder di Frederick Knott, e immediatamente ho detto: “La prendo”, perché sapevo che qui potevo andare sul sicuro” (Il cinema secondo Hitchcock). L’intera realizzazione del film fu fortemente influenzata dal budget limitato che Hitchcock si trovò a disposizione: come prima conseguenza si può notare che, contrariamente alle sue abitudini, il regista non riscrisse il testo, operazione che avrebbe richiesto tempi di lavorazione troppo lunghi, ma tenne fede all’originale e si avvalse della collaborazione del drammaturgo stesso. Hitchcock selezionò personalmente anche l’arredamento del set, ordinando due stampe di Rosa Bonheur per il muro e delle statuette Wedgwood e Staffordshire per la mensola del camino. Il direttore della fotografia era Robert Burks (1909-1968), considerato uno dei più importanti collaboratori di Hitchock dagli anni ’50 fino ai primi ’60, da Delitto per delitto (Strangers on a Train, 1950) a Marnie (1964).


Dalla pièce teatrale alla sceneggiatura

Delitto perfetto costituisce l’undicesimo adattamento cinematografico di Hitchcock da una pièce teatrale dopo Downhill (1927), Fragile virtù (Easy Virtue, 1927), La moglie del fattore (The Farmer's Wife, 1928), Blackmail (1929), Giunone e il pavone (Juno and the Paycock, 1930), Fiamma d'amore (The Skin Game, 1931), Numero diciassette (Number Seventeen, 1932), Vienna di Strauss (Waltzes from Vienna, 1933), L'agente segreto (Secret Agent, 1936) e Nodo alla gola (Rope, 1948). La pièce di Frederick Knott era stata messa in scena a Londra e a New York nel giugno e nell’ottobre del 1952. Hitchcock non l’aveva vista ma si fidava dell’opinione positiva del co-produttore della sua società Transatlantic, Sidney Bernstein, che gli aveva espresso un parere lusinghiero. Il regista assistette ad una rappresentazione a Broadway alla fine del 1952 e ritornò a vederla ancora una volta prima di decidersi a trarne un film.
Per i ruoli dell’ispettore e del sicario, Hitchcock scelse i due attori che avevano recitato quelle parti a teatro, rispettivamente John Williams e Anthony Dawson.Nel lavorare all’adattamento con lo stesso Knott, il maestro inglese si preoccupò di rendere il respiro ancora più incalzante e serrato (la pièce è sensibilmente più lunga del film) ma ne conservò la dinamica e la struttura: “Ho visto troppi adattamenti di testi teatrali che si perdevano nell’apertura e nello scioglimento, quando invece il commediografo aveva concepito il testo come un meccanismo di precisione” (Alfred Hitchcock (On Style, “Cinema”, vol. 1, n. 5, agosto-settembre 1963).
Così Hitchcock descrive il suo metodo di adattamento filmico di un testo drammaturgico: “Ho una teoria sui film tratti da lavori teatrali e l’applicavo anche all’epoca del cinema muto. Molti registi prendono un lavoro teatrale e dicono: “Ne farò un film”; poi si dedicano a quello che chiamano lo “sviluppo”, che consiste nella distruzione dell’unità di luogo con l’abbandono della scenografia teatrale. Ecco generalmente in cosa consiste l’operazione: nella commedia un personaggio arriva da fuori in taxi; allora, nel film, i registi le fanno vedere l’arrivo del taxi, i personaggi che escono dal taxi, pagano la corsa, salgono le scale, bussano alla porta, entrano nella camera. A questo punto c’è una lunga scena che è anche nella commedia e se un personaggio racconta un viaggio, colgono l’occasione per mostrarcelo attraverso un flashback; dimenticano così che la qualità fondamentale della commedia sta nella sua concentrazione. Il film che si ottiene in questo modo dura generalmente il tempo della commedia più quello di alcune bobine che non hanno nessun interesse e sono state aggiunte artificialmente. Così, quando ho girato Dial M for Murder ho abbandonato la scenografia teatrale solo due o tre volte, per esempio quando l’ispettore doveva verificare qualcosa. Avevo anche chiesto un pavimento autentico in modo che si potesse sentire distintamente il rumore dei passi, cioè ho sottolineato l’aspetto teatrale. [Nella sequenza del processo] se avessi fatto costruire una sala di tribunale, il pubblico si sarebbe messo a tossire e avrebbe pensato: “Ecco un secondo film che incomincia”. C’era una ricerca interessante sui colori nell’abbigliamento di Grace Kelly. L’ho fatta vestire di colori vivi e luminosi all’inizio del film, poi i suoi vestiti sono diventati sempre più scuri man mano che l’intreccio diventava più “oscuro”. Tutta l’azione del Delitto perfetto si svolge in un soggiorno, ma questo non ha alcuna importanza. Girerei altrettanto volentieri un intero film in una cabina telefonica”. (Alfred Hitchcock, Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut, Il Saggiatore, 2008, pp. 177-178).





La scelta degli attori

A ragioni di budget sono dovute anche le scelte degli attori protagonisti. Hitchcock avrebbe voluto affidare la parte di Tony Wendice a Cary Grant, ma le richieste dell’attore in merito a cachet e percentuali sugli incassi lo costrinsero a preferirgli Ray Milland. Sicuramente su questa decisione ha pesato anche la preoccupazione nel proporre al pubblico un Cary Grant nei panni dell’assassino, e non in quelli del protagonista di commedie brillanti ai quali gli spettatori erano abituati. Ray Milland, che dopo l’Oscar e la Palma d’Oro ottenuti per Giorni perduti di Billy Wilder, aveva avuto rare occasioni all’altezza del suo talento.
Anche la scelta della protagonista femminile risentì delle ristrettezze del budget, che escludeva di fatto la possibilità di reclutare una grande star. Hitchcock quindi dovette prendere in considerazione delle attrici emergenti, e la sua attenzione venne catturata da una quasi esordiente Grace Kelly, che incarnava perfettamente quel mix di innocenza, bellezza, intraprendenza e mistero che il personaggio di Margot richiedeva.
Il film segnò l’inizio della collaborazione tra Hitchcock e l’attrice, alla quale affidò altri due ruoli importanti in La finestra sul cortile e Caccia al ladro, consacrandone la carriera a livello internazionale.


L'uscita e “la morte del 3D”

Le riprese durarono solamente trentasei giorni, dal 30 luglio al 25 settembre 1953, ma il film venne distribuito soltanto il 18 maggio del 1954 (al Randolph Theater di Philadelphia, città natale di Grace Kelly): questo ritardo è da imputarsi a una clausola contrattuale voluta da Alexander Korda, detentore dei diritti della pièce, secondo la quale il film non sarebbe potuto uscire fino al termine delle repliche a teatro. Non fosse che pochi giorni prima della ritardata uscita in sala la copertina di “Variety” avrebbe annunciato la “morte” del 3D mettendo il suggello a una delle sue tante “morti” che si sarebbero succeduto nella storia del cinema, dagli esperimenti dei fratelli Lumière ai giorni nostri in cui è ancora aperto il dibattito sull’efficacia della terza dimensione. A questo rapido mutamento seguì l’adeguamento da parte delle sale, che smisero quasi del tutto di presentare film in 3D. Immediate furono le conseguenze sulla distribuzione di Dial M for Murder: il film venne infatti proiettato nella versione pensata da Hitchcock solamente in pochi cinema e di fatto solo negli Stati Uniti. Dial M for Murder riscosse comunque un notevole successo incassando cinque milioni di dollari sul mercato internazionale.


Nel 1998 ne è stato realizzato un (mediocre) remake, Delitto perfetto (A Perfect Murder), diretto da Andrew Davis e interpretato da Michael Douglas, Gwyneth Paltrow e Viggo Mortensen.

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