Jean-Pierre Léaud

Jean-Pierre Léaud

"Jean-Pierre Léaud aveva una forma di violenza"
All'inizio avevo ricevuto delle foto tessera sulle quali aveva capelli molto lunghi e molto biondi. Ricordo di aver annotato su un foglio: interessante, ma il viso è troppo femminile. Poi invece, quando è venuto, aveva i capelli quasi rasati, era esattamente il contrario: di colpo mi sembrò troppo brutale. Ma fin dai primi provini, quando cominciò a parlare davanti alla macchina da presa, si rivelò il più interessante di tutti. Dava l'impressione di una grande intensità, di nervosismo; faceva il disinvolto, ma non lo era affatto. Aveva una forma di violenza, e un gran desiderio di ottenere la parte, a differenza degli altri che avevano invece la madre che lo desideravano per loro e che erano venuti per curiosità. Era una specie di eliminatoria, perché facevo venire i ragazzini ogni giovedì: al secondo giovedì lui si è imposto, era chiaro che sarebbe stato lui. Però c'erano degli scollamenti con la sceneggiatura: lui era più aggressivo, meno sottomesso come personaggio. Il mio era piuttosto umile e faceva i suoi colpi veramente con discrezione. Lui era più arrogante, anche più sfacciato! Perciò vedevo il personaggio allontanarsi leggermente, ma lui gli apportava una vitalità tale che mi piaceva, e lo accettai. Anche per questa idea, che avevo forse imparato da Renoir, che l'attore è più importante del personaggio.

François Truffaut, intervista di Michel Capdenac, "Les Lettres Françaises", n. 1179, aprile 1967, tr. it. Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, a cura di Anne Gillain, Gremese, Roma 1990.


Attore simbolo della Nouvelle vague francese, Jean-Pierre Léaud nasce a Parigi il 5 maggio 1944 dallo sceneggiatore Pierre Léaud e dall'attrice Jacqueline Perrieux. La sua fama è indissolubilmente legata al cinema di François Truffaut e al personaggio di Antoine Doinel, protagonista di un ciclo di cinque film diretti dal cineasta francese. Esordì giovanissimo sul grande schermo nel film in costume Agli ordini del re (La Tour, prends garde!, 1958) di Georges Lampin per poi essere scelto, all’età di quattordici anni, da Truffaut per interpretare il ruolo di Antoine Doinel ne I 400 colpi (Les 400 coups, 1959). Nel 1962 è nuovamente Doinel nell’episodio Antoine e Colette di L’amore a vent’anni (L'Amour à vingt ans, 1962), prima di avviare un lungo sodalizio con Godard, inizialmente partecipando alle riprese di Agente Lemmy Caution Missione Alphaville (Alphaville, 1965) e Il bandito delle 11 (Pierrot le fou, 1965) e poi recitando come protagonista in numerose sue pellicole: da Il maschio e la femmina (Masculin, féminin, 1966) – con cui vinse l'Orso d'argento come migliore attore al Festival di Berlino – a Una storia americana (Made in U.S.A., 1967), da La cinese (La Chinoise, 1967) a Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica (Week-end, 1967), fino a La gaia scienza (Le Gai savoir, 1968).


Nel frattempo l’attore fu anche il protagonista del primo lungometraggio del polacco Jerzy Skolimowski, Il vergine (Le Départ) del 1967, mentre l’anno seguente recita in La Concentration di Philippe Garrell, prima di impersonare Doinel per la terza volta in Baci rubati (Baisers volés, 1968). Léaud figura successivamente in Porcile (1969) di Pier Paolo Pasolini e in Il leone a sette teste (Der Leone Have Sept Cabeças, 1970) di Glauber Rocha, per poi ritornare a essere Doinel in Non drammatizziamo…è solo questione di corna (Domicile conjugal, 1970). Oltre che nella saga di Doinel, Léaud venne diretto da Truffaut in Le due inglesi (Les Deux anglaises et le continent, 1971) e in Effetto notte (La Nuit américaine, 1973). Dopo Out 1 (1971) di Jacques Rivette e Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci, arriva La Maman et la putain (1973) di Jean Eustache.


In seguito a questa, dopo aver accompagnato Doinel nell’ultimo capitolo della saga in L’amore fugge (L'Amour en fuite, 1979), Léaud lavorò con diversi registi per tutto il corso degli anni ottanta, tra cui nuovamente con Godard in Détective (1985), ma fu l'inizio degli anni Novanta a decretare una nuova fase della sua carriera grazie ad Aki Kaurismäki e a Oliver Assayas. Per il cineasta finlandese recita in Ho affittato un killer (I hired a contract killer, 1990) e Vita da bohème (Scènes de la vie de Bohème, 1992), mentre con Assayas lavora in Contro il destino (Paris s'éveille, 1991) e Irma Vep (1996). Sempre negli anni Novanta, oltre a collaborare nuovamente con Garrel per La Naissance de l'amour (1993), ha interpretato, tra gli altri film, Personne ne m'aime (1994) di Marion Vernoux, Mon homme (1996) di Bertrand Blier e Per scherzo (Pour rire!, 1997) di Lucas Belvaux. In anni più recenti ha recitato in L'affaire Marcorelle (2000) di Serge Le Péron e in Il pornografo (Le Pornographe, 2001) di Bertrand Bonello, per poi lavorare in due opere del regista taiwanese Tsai Ming-liang: Che ora è laggiù? (Ni na bian ji dian, 2001) e Visage (2009). Ha poi nuovamente collaborato sia con Bertolucci (The Dreamers – I sognatori, 2003) che con Kaurismäki (Miracolo a Le Havre, 2011).