Tod Browning, il circo e 'Freaks'

Tod Browning, il circo e 'Freaks'

La leggenda, confermata volentieri dall'interessato, vuole che Tod Browning sia stato attratto dal mondo del circo fin dall'infanzia, al punto da derivarne un precoce desiderio di lasciare il Kentucky, dove nacque nel 1880. Il circo? Non i più prestigiosi circhi statunitensi, ma delle troupe di saltimbanchi che, di città in città, mostravano delle creature bizzarre, sorelle siamesi o donne barbute e maghi assortiti. Un mondo spesso sordido, dove si trovava l'inevitabile Geek, l'uomo metà selvaggio e divoratore di carne cruda […]. Un mondo bizzarro, ai margini dell'America tradizionale, dove Browning, affascinato, finirà per introdursi, come comparsa in un numero d'ipnotismo e di levitazione.
È grazie a David W. Griffith, altro nativo del Kentucky, che Browning può fare il suo ingresso nel mondo del cinema. È attore in numerosi piccoli film di un rullo, poi assistente alla regia di Griffith per Intolerance dove interpreta anche un piccolo ruolo, quello del proprietario di una vettura nell'episodio moderno.
Dal 1915 Browning è diventato regista ma, sfortunatamente, la quasi totalità di queste sue opere giovanili sono scomparse, come la maggior parte dei film del cinema muto di quegli anni.
The Virgin of Stamboul
, girato nel 1920 per la Universal, è il suo primo successo. L'incontro di Bronwning con Irving Thalberg è decisivo per la carriera del cineasta. A ventun anni, Thalberg è già il braccio destro di Carl Laemmle, padrone dell'Universal. […] Quando Thalberg lascia l'Universal e diviene vice-presidente della Metro-Goldwyn-Mayer, creata nel 1924, Browning lo segue: è in seno alla MGM che realizzerà una serie di film eccezionali.
Nel 1925 l'opera che consacra la notorietà di Tod Browning: Il trio infernale (The Unholy Three), prodotto da Thalberg. Protagonista Lon Chaney, “l'uomo dai mille volti”, le cui trasformazioni fisiche, i travestimenti e i trucchi segneranno il cinema fantastico dell'epoca muta. Dopo essere stato Fagin (Oliver Twist), Quasimodo e il Fantasma dell'Opera per l'Universal, anche Lon Chaney è passato alla MGM. Nel Trio infernale un nano dissimulato sotto l'apparenza di un bambino (che fuma il sigaro...), si allea con un ventriloquo travestito da vecchia signora bonaria (è Lon Chaney) e con un atleta da fiera per compiere una serie di furti. Il nano è interpretato da Kurt Schneider, meglio conosciuto sotto il nome di Harry Earles (lo si ritroverà in Freaks, poi in un piccolo ruolo nel Mago di Oz). Il successo del film – gli incassi sono sei volte superiori ai costi di produzione – consacra Tod Browning fra i più importanti cineasti della MGM. Guadagna allora centomila dollari all'anno.
Browning, Lon Chaney e Thalberg si ritrovano presto per The Blackbird (1926) – dove Browning si cimenta col tema del doppio – e per Lo sconosciuto (The Unknown, 1927), il cui protagonista si fa tagliare le braccia per amore della donna che ama (Joan Crawford) e che non sopporta gli abbracci maschili.
Dopo un passaggio alla Universal per la quale mette in scena un Dracula plasticamente superbo ma molto teatrale con Bela Lugosi, Browning ritorna alla MGM nel 1932, per realizzare Freaks.
Sono gli anni della Grande Depressione, l'America manifesta un gusto pronunciato per le commedie musicali, il fantastico, i tenebrosi intrighi popolati di mostri. La Prima guerra mondiale ha riportato negli Stati Uniti un corteo di feriti e di mutilati, le ricerche in materia di medicina e chirurgia invitano a porsi nuove domande, si discute sulle teorie di Darwin. Il cinema riflette queste inquietudini, da Frankenstein a King Kong, passando per i nani, gli omuncoli e gli storpi di Browning.
Thalberg vuole fare concorrenza alla Universal che con Dracula, Frankenstein (e anche Il dottor Miracolo e La mummia) ha dato vita alle grandi figure del fantastico. Invece di adottare trucchi e travestimenti – Lon Chaney è morto due anni prima di un cancro alla gola – Browning decide di utilizzare delle vere creature, vittime di malformazioni, scoperte in compagnia di Kurt Schneider, soprattutto nei circhi tedeschi.

(Patrick Brion, Une vie dans le fantastique, “Cahiers du cinéma”, n. 550, ottobre 2000)