Dal racconto al film

Dal racconto al film

Irving Thalberg aveva proposto a Browning di dirigere una trasposizione cinematografica di Arsène Lupin di Maurice Leblanc “ma il regista, consapevole del suo forte potere contrattuale, rifiuta la proposta di Thalberg e chiede invece di portare sullo schermo un altro racconto di Clarence Robbins, l'autore di The Unholy Three.
Spurs
, ambientato in un circo francese, era stato pubblicato sulla rivista “Munsey Magazine” nel 1923. Già all'epoca Browning aveva convinto lo studio ad acquistarne i diritti (ma c'è chi sostiene che l'idea sia stata dello scenografo Cedric Gibbons, amico d'infanzia di Robbins) e sin dal 1927 aveva cominciato a trarne una sceneggiatura, inizialmente con l'idea di sfruttare il successo di The Unholy Three riproponendo la stessa formula: lui come regista, Robbins come soggettista, Chaney e Harry Earles, il nano, nei ruoli principali. Mayer e Thalberg decidono, pur fra mille perplessità, di accontentarlo, e arrivano persino a concedergli i due sceneggiatori da lui richiesti per l'occasione, Willis Goldbeck ed Elliott Clawson. […] Lo stesso Goldbeck ricorda che Thalberg, nell'affidargli il compito di adattare Spurs, gli chiese di scrivere qualcosa che fosse 'davvero orribile'.
Browning però ha in testa tutt'altra idea, e va avanti per la propria strada. Innanzitutto, convince sceneggiatori e produzione a capovolgere il senso del racconto. Nel raccontare la storia di un matrimonio fra un nano e una bella cavallerizza, che lo sposa per la sua eredità, Robbins faceva della ragazza, a dispetto della sua avidità, una vittima del marito. Il giorno delle nozze, la moglie, per schernire il nano, gli dice che sarebbe in grado di condurlo in spalle da un capo all'altro della Francia. Per vendetta, questi la obbliga a vivere in un luogo segregato, facendola sorvegliare da un cane da guardia, e costringendola tutti i giorni, dall'alba al tramonto, a portarlo in spalle lungo solitarie strade di campagna. Per Browning invece il personaggio negativo è quello della ragazza (che nel passaggio dalla pagina allo schermo è diventata una trapezista), così che a essere messo in primo piano è il rapporto di cinico sfruttamento che la lega al marito, innamorato di lei al punto da non accorgersi delle sue reali intenzioni. Inoltre, il regista decide di avvalersi, per i personaggi del circo, di veri fenomeni da baraccone, e non di attori travestiti per l'occasione, come si era in questi casi soliti fare. Quando gli studi della MGM cominciano, nell'autunno del 1931, a riempirsi di bizzarri personaggi – gemelli siamesi, uomini privi di arti, donne barbute, ragazze dalla testa a punta, ermafroditi – Mayer va su tutte le furie, e cerca di bloccare il progetto, ma Thalberg gli tiene testa. Come bene ha scritto Carlos Clarens, 'il semplice fatto che Freaks sia stato realizzato è straordinario, ma ancora più difficile è credere che sia stato fatto alla Metro'.
In ogni caso, alla fine di ottobre del 1931 le riprese hanno inizio: dureranno due mesi, e saranno contraddistinte dall'amichevole rapporto tra Browning e i freak, dal disagio e dall'imbarazzo degli altri attori, e dalla, per il momento, benevola supervisione di Thalberg, che si limita a introdurre nello staff degli scrittori Al Boasberg, uno specialista in gag comiche, chiedendogli di alleggerire il tono della vicenda”.

(Leonardo Gandini, Tod Browning, Il Castoro cinema, Milano 1996)