L'uscita del film e le polemiche

L'uscita del film e le polemiche

All'epoca della sua uscita il film suscitò violente polemiche. Lo stesso Leonardo Sciascia mise da parte le proprie riserve e si schierò apertamente in difesa di Petri: "Todo modo è un film pasoliniano, nel senso che il processo che Pasolini voleva e non poté intentare alla classe dirigente democristiana oggi è Petri a farlo. Ed è un processo che suona come un'esecuzione... Non esiste una Democrazia Cristiana migliore che si distingua da quella peggiore, un Moro che si distingua in meglio rispetto a un Fanfani. Esiste una sola Democrazia Cristiana con la quale il popolo italiano deve decidersi a fare definitivamente e radicalmente i conti".

Realizzato nello stesso periodo di Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, a sua volta ispirato a un romanzo di Sciascia, Todo modo partecipa allo sforzo del cinema italiano nell'interrogarsi sul futuro politico di un paese in piena crisi.

Rosi immaginava l'assassinio di Enrico Berlinguer, Petri quello di Aldo Moro, ciascuno confrontandosi in modo diverso con le minacce di un colpo di stato e con il degrado che gravava sul paese. Due anni prima dell'effettivo rapimento e assassinio di Moro, Petri si dimostrava più perspicace, ma entrambi i cineasti profetizzavano con straordinaria precisione la scomparsa della Democrazia Cristiana e del partito Comunista dalla scena politica italiana.

[Jean A. Gili, in Enciclopedia del cinema - Dizionario critico dei Film, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004, pp. 695-696]

 

 

Un film sgradevole

"Nell'ultimo periodo della mia vita, io ho fatto film sgradevoli. Sì, film sgradevoli in una società che ormai chiede la gradevolezza a tutto, persino all'impegno: se l'impegno è gradevole, e quindi non dà fastidio a nessuno, lo accetta. Altrimenti no.

I miei film, al contrario, oltrepassano addirittura il segno della sgradevolezza. In Todo Modo ce n'è decisamente tanta, e anche un grande pessimismo. Scelsi di fare Todo Modo per la scena del Rosario. I convenuti a Zafer, uomini politici, finanzieri, uomini di potere cattolici, venuti lì, apparentemente per sottoporsi ad Esercizi Spirituali, in realtà per continuare, nella coazione fisica di quel luogo, i loro traffici, sono obbligati dal prete che dirige l'albergo, Don Gaetano, a dire tutti in gruppo il Rosario.

[Elio Petri, in L'avventurosa storia del cinema italiano di Goffredo Fofi e Franca Faldini, Feltrinelli Editore]