Nate ai bordi di periferia

Nate ai bordi di periferia

Qui è la qualità della luce a immobilizzare le inquadrature in teche trasparenti dove conservare le reliquie di quella che una volta era chiamata giovinezza. Il suicidio delle cinque sorelle Lisbon – corrose dalla noia della propria adolescenza – rimane un mistero. Ma è tutta un'epoca e un mondo – la provincia americana degli anni Settanta – a essere chiuso in una boccia, in un acquario trasparente in cui i gesti e le parole sono sospesi in una immobilità chiarissima. Dove le cose non cercano altro che la propria caduta. Sul fondo di quest'acquario rimangono solo le tracce di un passaggio: un diario, ritagli di giornale, forcine e coroncine, rossetti e cianfrusaglie. Gli oggetti sopravvivranno e si copriranno di polvere, le ragazze decideranno di aprire la porta e di non sopravvivere alla loro bellezza.
Silvia Colombo, “Duel”, n. 83, ottobre 2000


La mappatura della morte/distruzione del sé sull'ecosistema in frantumi riecheggia nell'ambientazione suburbana di Il giardino delle vergini suicide. Gli anni Settanta, periodo in cui si svolge la vicenda del film, erano caratterizzati dalla consapevolezza e dalla preoccupazione per i danni all’ambiente. […] Nello stesso momento in cui l’esplosione del cronotopo domestico della Coppola rende concreta e materiale la nozione di 'pubblica intimità', trasformando lo stesso spazio domestico in un'arena di spettacolo e di esibizione, un peculiare teatro dello sguardo in cui la femminilità è rappresentata in modo implacabile, la regista ci presenta la casa come luogo di trauma e di rottura, in termini che non possono fare a meno di ricordare la nozione freudiana di perturbante. [...] Il 'perturbante' (traduzione ampiamente condivisa del termine tedesco unheimlich) non è quindi semplicemente una mancanza di familiarità: esprime piuttosto il trauma dell'irruzione dell'estraneo in ciò che si pensava noto e sicuro.
Fiona Handyside, Sofia Coppola. A Cinema of Girlhood, I.B.Tauris & Co. Ltd, Londra/New York 2017


Questa percezione di un ambiente in decomposizione si collega metaforicamente al racconto delle brevi vite e dei suicidi delle adolescenti sorelle Lisbon. Come si dice nel film: “Tutti fanno risalire la scomparsa del nostro quartiere ai suicidi delle ragazze Lisbon. La gente vedeva la loro chiaroveggenza negli olmi spazzati via, nella spietata luce del sole e nel continuo declino della nostra industria automobilistica”. A sua volta, la morte sia della natura che delle ragazze funge da simbolo dell'idea che la crescita, dall'infanzia alla maturità, comporti la distruzione di una parte dell'io più giovane. Non a caso il tema della festa di debutto di Alice O'Connor è 'Asfissia', ispirato alla fuoriuscita di sostanze chimiche, in cui gli invitati indossano maschere antigas luccicanti e mangiano un gelato verde fosforescente. Le sorelle Lisbon muoiono mentre tutti gli altri crescono. Le loro coetanee organizzano feste per debuttanti; l'ex innamorato di Lux, Trip Fontaine, ora uomo di mezz’età, ricorda la vicenda da una clinica di disintossicazione; e i ragazzi del quartiere vivono per raccontare, a distanza di venticinque anni, la storia delle ragazze Lisbon.
Bree Hoskin, Playground Love: Landscape and Longing in Sofia Coppola’s The Virgin’s Suicide, “Literature/Film Quarterly”, n. 3, vol. 35, 2007