I film nel film

I film nel film

Omaggi

Ho dedicato Effetto notte alle sorelle Lillian e Dorothy Gish, le due prime vere attrici del cinema, ma ho soprattutto pensato alla canzone Moi, j'aime le music-hall nella quale Charles Trenet elenca con garbo e ironia tutti i cantanti in voga. Ho girato Effetto notte con questo spirito, con la volontà di far entrare il cinema in un film, sì, il cinema in un film, e di farcelo entrare da tutti i fori della pellicola. “Moi, j'aime le cinema”.
François Truffaut, “Pariscope”, n. 263, 10 maggio 1973

Nel corso di Effetto notte rendo un omaggio particolare a Quarto potere, il film che ha cambiato il cinema e anche la mia vita. Attraverso il giovane attore interpretato da Jean-Pierre Léaud, giro sempre attorno alla domanda che mi tormenta da trent'anni: il cinema è più importante della vita? Forse è una domanda tanto intelligente quanto quest'altra: “Preferisci tuo padre o tua madre?”. Penso al cinema per così tante ore al giorno e da così tanti anni che non posso fare a meno di mettere in concorrenza la vita e i film, e di rimproverare alla vita di non essere così ben congegnata, interessante, densa e intensa come le immagini che noi creiamo. “Nei film non ci sono intasamenti”, dice Ferrand a Jean-Pierre Léaud, “né vuoti, né tempi morti. I film avanzano come treni nella notte”.
François Truffaut in François Truffaut. Tutte le interviste sul cinema, a cura di Anne Gillain, Gremese, Roma 2005


I film dei maestri...

Dell'amore per il cinema, Effetto notte trabocca. Ogni sua inquadratura è un atto d'amore, oltre che una questione di morale; un omaggio deferente e appassionato, una dichiarazione di riconoscenza e di affetto. Da una simile cascata di citazioni, rimandi e allusioni più o meno scoperte, non si può che tentare di estrapolare le più significative: la dedica del film a Lilian e Dorothy Gish, le due grandi attrici del muto; le citazioni di un film di Hitchcock, Stage-fright, ovvero Paura in palcoscenico (“Do you have stage-fright?”, domanda Alphonse a Julie che sta per girare la sua prima scena); quella di Le Chagrin et la pitié, film di Marcel Ophüls (è il soprannome affibbiato dalla troupe al segretario di produzione e alla gelosissima moglie); l'omaggio a Fermata d'autobus di Joshua Logan (di cui si ripete nel finale una battuta: “Lei ha conosciuto molti uomini, io ho conosciuto poche donne...”); quello a Jean Renoir (Joëll dice a un certo punto: “Io sono come il vecchio cuoco di La Règle du jeu, ammetto le diete, ma non le manie”); quello, ancor più importante, fatto a Orson Welles (nell'inserto ricorrente del sogno di Ferrand, un bambino ruba nella notte e con l'aiuto di un bastone le fotografie di Quarto potere esposte nell'atrio del cinema. Analogamente, si ricorderà, Antoine in I 400 colpi si appropriava di una foto della protagonista di Monica e il desiderio, il film di Bergman). Senza dimenticare che quando Alexandre evoca le sue ventiquattro morti sullo schermo, ripete una frase di Humphrey Bogart; e che, quando Pamela racconta della varicella che le ha impedito di andare in vacanza, ricorda il personaggio interpretato dalla stessa Bisset in Due per la strada di Stanley Donen. Ancora a proposito di Julie Baker, l'attrice dai nervi fragili che ha sposato il proprio dottore, non è difficile riconoscere l'allusione a Audrey Hepburn, che ha fatto la stessa cosa. Poi, una sfilza di nomi, sempre gli stessi, in fondo: Jean Vigo (a cui è dedicata una strada di Nizza percorsa dalla troupe), Cocteau, il cui nome compare su di un pannello nel camerino di Julie, Fellini (ne parla la Cortese), e infine Buñuel, Bresson, Dreyer, Lubitsch, Hawks, Bergman, Godard: sono i titoli di altrettanti libri che Ferrand estrae da un pacco durante la telefonata al musicista Georges Delerue.


… e i film di Truffaut

Effetto notte è anche – rispetto all'opera di Truffaut – il film della sintesi: dunque, il film in cui tutti si ritrovano per esservi citati. Ai 400 colpi si allude nella battuta rivolta all'indirizzo di Jean-Pierre Léaud: “Non è perché uno ha avuto un'infanzia difficile che deve credere di farla pagare a tutti”. Domicile conjugal è più volte ricordato: vi si fa cenno, parlando di un adattamento di Primo amore di Turgenev, con una giapponese nel ruolo della ragazza e Léaud nella parte di un giovane francese; inoltre Alphonse è il nome del figlio di Antoine Doinel. Il gatto che lecca il latte sul vassoio fuori dalla porta è una citazione de La calda amante, mentre Fahrenheit 451 è indirettamente ricordato a proposito delle difficoltà impreviste e soprattutto della necessità di concludere le riprese in un tempo inferiore al previsto. Più esplicito il rimando alle Due inglesi con l'apparizione casuale di una copia della statua di Balzac, visitata da Claude Roc al museo Rodin. Julie Baker, stupenda apparizione che compete in fascino e in bellezza con un'altra apparizione, la Delphine Seyrig di Baci rubati, ricorda a Léaud con le parole di quest'ultima che “tutti sono magici o nessuno è magico”. Julie è anche il nome della protagonista de La sposa in nero e della Sirène, mentre Jules e Jim è ricordato nella persona dell'indimenticabile interprete, Jeanne Moreau, della quale si citano alcune importanti interpretazioni. Infine, la scena conclusiva di Effetto notte, con la neve (artificiale) e il colpo di pistola, non può non far pensare al tragico epilogo di Tirate sul pianista, con la morte di Lena.
Alberto Barbera, Umberto Mosca, François Truffaut, Il Castoro, Milano 1995