La Natation par Jean Taris, champion de France

La Natation par Jean Taris, champion de France

(Francia/1931) di Jean Vigo (9’)

T. it.: Taris o del nuoto. T. alt.: Taris; Taris, roi de l’eau. Soggetto, Montaggio: Jean Vigo. Fotografia: G. Lafont, Lucas. Produzione: Le Journal vivant, GFFA

Restaurato in 4K nel 2017 da Gaumont con il supporto di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée a partire da un acetato interpositivo sonoro di terza generazione e copie nitrato di terza generazione conservate da Gaumont



Il film sul campione di nuoto Jean Taris, commissionato a Vigo da Germaine Dulac e realizzato nei primi mesi del 1931, viene spesso considerato, nel complesso dell’opera di Jean Vigo, un film minore, anzi, talvolta viene persino ignorato, quando invece reca, ben stampato, il nome ‘Vigo’, anche se il regista amava, del film, solo le sequenze girate sott’acqua. Tanto che se ne ricorderà durante la lavorazione di L’Atalante. Ma non c’è solo questo: la scena del ‘nuoto in camera’ è insolita e divertente, così come i trucchi e l’ammicco di Taris allo spettatore, quando, completamente vestito, cammina sulle acque. È la prima esperienza sonora di Vigo, in un’epoca in cui non esisteva il missaggio. Il cineasta è riuscito a creare un contrappunto tra voce umana e rumore dell’acqua in movimento.

(Luce Vigo, Jean Vigo, une vie engagée dans le cinéma, Cahiers du cinéma-CNDP, Paris 2002)



Si comincia con l’aspetto agonistico. Gli atleti vengono ripresi da diverse angolazioni prima del tuffo, nel momento della massima concentrazione, e poi seguiti in panoramica dall’alto nel percorso della piscina. Le immagini più vive sono date dai dettagli in piena luce degli spruzzi d’acqua provocati dal movimento degli arti, e dalle riprese in piano ravvicinato e in ralenti delle ‘fasi’ del movimento.
Assai efficace è l’alternanza dei piani (lunghe panoramiche dall’alto ‘a seguire’ accostate ai piani ravvicinati che seguono il lavoro dei muscoli e l’impostazione delle ‘figure’ del nuoto); come pure l’alternanza della velocità di scorrimento della pellicola (ralenti, accelerato, velocità normale), quasi ad assecondare il ritmo del corpo trasformato in macchina perfetta che domina pienamente il rapporto con l'acqua. L’attenzione per le ‘figure’ del nuoto non ha soltanto una motivazione ‘didattica’ ma altresì esprime la soddisfazione visiva per l'armonia che lega il corpo all’ambiente, per il piacere con cui il corpo si adatta in varie forme all’acqua che lo sostiene e lo fascia. L'interesse per la perfezione del corpo non è affatto secondario nel dettare la scelta delle angolazioni.
La cinepresa appare coinvolta nel rapporto tra il corpo e l'elemento acquatico allorché segue il campione sott’acqua, mentre questi si avvita su se stesso avvicinandosi e allontanandosi, quasi a danzare di fronte all’obbiettivo, disegnando le variazioni di campo nel rapporto metrico tra cinepresa e corpo umano. È il movimento dell’atleta che seleziona il ‘campo visivo’, regolandosi sulla distanza dalla cinepresa. Finalmente, terminata l'esibizione, l’atleta viene ‘risucchiato’ dall’acqua e appare completamente vestito, mentre si allontana nell’aria e saluta togliendosi il cappello (omaggio al Clair di Entr’acte).

(Maurizio Grande, Jean Vigo, La Nuova Italia, Firenze 1979)