La storia di 'Termpi moderni'

La storia di 'Termpi moderni'

I primi progetti del film. Il ricordo della visita agli stabilimenti Ford

Tempi moderni è il primo film a portare sullo schermo, in chiave comica, le alienazioni della modernità e il rapporto uomo-macchina, così come s'era affermato in America a partire dal primo dopoguerra. Nell'ideazione del film Chaplin attinse indubbiamente al ricordo della visita compiuta nel 1923 agli stabilimenti industriali della Ford di Highland Park.
Chaplin inizia a lavorare al soggetto di Tempi moderni nel settembre del 1933. Una prima stesura della storia inizia con il dialogo tra due vagabondi che discutono solennemente la crisi mondiale e i loro timori per l'abbandono della base aurea: "Il primo vagabondo si guarda il dito del piede che spunta da un buco del calzino e dice: 'Questo significa la fine della nostra prosperità, dovremo fare economie'. Rimettono le cicche di sigarette nella scatola e uno si mette il fiammifero acceso in tasca. 'Il cibo costerà di più e immagino che in futuro faranno i buchi dei donut e del gruviera molto più grandi'".
La prima bozza di sceneggiatura porta il titolo di Commonwealth. Gli episodi comici sono più numerosi di quanto saranno nel film e la struttura narrativa meno definita. Sono già ben delineati però il rapporto di Charlot con la Monella e il motivo della ricerca del lavoro. Tra le scene che saranno poi eliminate c'è una lunga sequenza slapstick in cui Charlot trova lavoro come operatore di spalatrici meccaniche, con risultati catastrofici. Nelle versioni successive della sceneggiatura, la fabbrica produce prima giocattoli, poi munizioni. Qui gli operai, come forma di protesta, decidono di sostituire alle bombe a mano il gas esilarante: durante lo sciopero, i poliziotti, chiamati per sedare la rivolta, non riescono a smettere di ridere. In un'altra versione degli Appunti per la storia, in fabbrica si progettano macchinari pesanti per futili operazioni quali schiacciare noci o scuotere cenere dai sigari.
In diversi appunti preparatori Chaplin sviluppa una scena di scontri tra la polizia e gli scioperanti, con la polizia che carica a cavallo e il lancio di pomodori o pietre. Alcune di queste scene furono effettivamente girate. Due scatti sul set lasciano supporre che Chaplin avesse girato scene poi scartate: nello stesso luogo e al posto della manifestazione, vediamo sfilare i soldati, tra i quali figurano la Monella e l’operaio. In un’altra foto un titolo a caratteri cubitali, che l’operaio sembra voler nascondere alla ragazza, annuncia lo scoppio della guerra. In questi primi abbozzi di sceneggiatura la fabbrica è solo parzialmente delineata, è uno dei tanti set nei quali si svolge l’azione. Anche The Masses (Le masse), il successivo titolo di lavorazione, non è ancora un film sulla catena di montaggio, ma sulla ricerca del lavoro e il degrado sociale.


(Cecilia Cenciarelli)






La fabbrica

Aprendo il suo film con la messa in scena di un terzetto di operai, tra cui il Vagabondo, assoggettati alla catena di montaggio, Chaplin affronta immediatamente una delle maggiori scommesse del realismo cinematografico: la realtà, se osservata da un occhio attento, o addirittura analizzata nella sua complessità, non può essere filmata così com'è. Occorre ricostruirla. Il vantaggio dell'attore-regista è che si trova egli stesso costretto a misurarsi con l'oggetto o la situazione prescelti. Dopo la sua visita agli stabilimenti automobilistici Ford, Chaplin fece ricostruire la catena di montaggio per Tempi moderni basandosi sulla sua esperienza diretta.
È notevole la somiglianza che lega i disegni preparatori alle fotografie che Chaplin chiese di scattare al suo scenografo ad alcuni edifici industriali. L'operaio impazzisce dopo aver tentato di seguire fino in fondo il ritmo della catena di montaggio ritrovandosi negli ingranaggi della macchina, ma questo è anche un modo per rovesciare il rapporto di forza con le macchine, che egli può, con un semplice gesto, privare dell'alimentazione elettrica. Attraversando a grande velocità le diverse postazioni di lavoro all'interno della fabbrica, Charlot segue un percorso che ripristina un movimento libero, quando tutto intorno a lui è pensato per controllare i gesti e gli atteggiamenti degli operai. Cosparge d'olio tutti quelli che trova sul suo cammino e se la prende persino, virtualmente, con il monitor televisivo che rimanda all'immagine del principale.



L'idea di un film parlato

Chaplin fu uno degli artisti che maggiormente sperimentò gli effetti sonori, integrandoli al commento musicale. Tempi moderni è il film dell’invenzione musicale, sonora e vocale per eccellenza. Alla ricchezza della partitura orchestrale si uniscono effetti sonori ingegnosi e voci filtrate da altoparlanti, grammofoni e radio: anche la voce è assoggettata alla macchina.
Chaplin aveva però accarezzato l’idea di realizzare Tempi moderni come un film parlato. Furono effettuati test per il sonoro e scritti dialoghi per quasi tutte le scene: l’officina, la prigione, il furgone della polizia, la strada di campagna, la ‘Casa del sogno’, il grande magazzino, la capanna, la caffetteria. Il 14 dicembre 1934 il diario di lavorazione riporta: “Girati gli interni dell’ufficio del direttore del carcere. Provati i dialoghi per la versione parlata della stessa scena”. E quattro giorni dopo: “Scena della ‘Casa del sogno’ non più girata con sonoro come annunciato”.
Evidentemente non soddisfatto dei risultati, Chaplin accantona del tutto l’intenzione iniziale di girare il film completamente parlato. “Il film procede bene”, scrive nel gennaio del 1935 il manager dei Chaplin Studios, Alf Reeves, al fratello di Chaplin, “non ci sarà dialogo, ma molti effetti sonori e musica. Detto tra noi, ha provato alcune sequenze parlate, ma ha deciso di non utilizzarle, e la maggior parte di noi è d’accordo. Impoverisce il film”.






Le riprese

Per la prima volta, Chaplin non interpreta il solito ruolo del Vagabondo, ma quello di un operaio, un cambiamento questo così importante per lui da menzionarlo durante il procedimento legale intentatogli per plagio. Tempi moderni è il quinto film prodotto da Chaplin per la United Artists.
Come d’abitudine, per proteggere il soggetto, Chaplin lo chiamerà solo con il numero corrispondente, dunque Production n. 5; messo in cantiere nell’autunno del 1933, il titolo definitivo venne annunciato solo il 18 luglio 1935, e depositato per il copyright della Library of Congress il 18 novembre. Anche in questo film Chaplin è protagonista sia davanti che dietro alla macchina da presa, ma accetta, per la prima volta, di dividere la scena con un’altra attrice, Paulette Goddard.
Le riprese iniziarono l’11 ottobre 1934 con un solido staff tecnico e artistico. Chaplin riceveva regolarmente i suoi amici in visita sul set, come King Vidor, il 15 ottobre o Jackie Coogan, che aveva sette anni all’epoca di Il monello nel 1921 ed era ormai diventato un ragazzo… L’ultima ripresa riporta la data del 30 agosto 1935. La sola realizzazione del film richiese dunque undici mesi, anche se ci furono alcuni giorni di pausa o di riposo. Grazie al Daily Production Report, il diario di lavorazione, è possibile ricostruire giorno per giorno queste lunghe riprese, che vennero girate principalmente in studio ma qualche volta anche in esterno. Una fotografia scattata sul set il 16 ottobre 1934, al termine di una giornata di lavoro, mostra quanto fosse stancante il trattamento a cui Chaplin si sottoponeva. Tuttavia, non tutto era necessariamente fonte di fatica o di tensione: come nel caso del casting per trovare una donna che avesse un petto sufficentemente generoso da permettere all’operaio uscito di senno di continuare a stringere i bulloni sui bottoni del suo vestito…

Calendario di produzione
Preparazione: settembre 1933
Primo giorno di riprese: 11 ottobre 1934
Ultimo giorno di riprese: 30 agosto 1935
Numero totale di giorni di riprese: 147
Scrittura, scene ripetute, montaggio, musica, registrazione: 263 giorni
Pellicola impiegata: 2.378 metri (circa 40 ore)
Finito di montare: 12 gennaio 1936
Durata finale del film: 83 minuti


Testo di Christian Delage estratto del booklet del cofanetto Dvd Tempi moderni (Edizioni Cineteca di Bologna 2014)
Per le foto © Roy Export Company Est.