Il restauro

La versione integrale che qui presentiamo è stata restaurata digitalmente nel laboratorio L'Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna, a partire dai negativi originali messi a disposizione dal Produttore del film Alberto Grimaldi, conservati dalla Cineteca Nazionale.
Particolarmente complesso è stato il lavoro di color correction, durante il quale sono state utilizzate alcune copie 35mm d'epoca e Giandomenico Zeppa, colorist dell'Immagine Ritrovata di Bologna ha potuto lavorare con Carlo Tafani, operatore camera del film, collaboratore di Tonino Delli Colli, amato direttore della fotografia di quasi tutti i film di Pasolini.
La fotografia del film utilizzava una luce diffusa per togliere alle diverse scene zone d'ombra e mostrare tutto, con la stessa crudeltà che permea il film. Una fotografia senza tagli di luce, poco cinematografica, con una predominanza di colori acidi, verdi, cyan, che contribuiscono a dare un tono raggelato ed asettico alle scenografie di Dante Ferretti. Anche se la fotografia è neutrale rispetto alla narrazione, ogni ambiente ha una propria caratteristica coloristica, dove il salone è lo spazio meno freddo, mentre il campo delle torture è quello dove i colori quasi annulla, perdendo densità e contrasto.
Il lavoro di color correction si mosso nel pieno rispetto delle scelte originarie e la massima cura è stata rivolta a nascondere la lucentezza del digitale per avvicinarsi al tono neutro e freddo dei colori originali.

(Gian Luca Farinelli)