Gridando sotto la doccia

Gridando sotto la doccia

Le scene del bagno dovevano essere girate dal 17 dicembre al 23 dicembre 1959. È ironico se ci pensate: durante il giorno ero sul punto di essere pugnalata a morte, di notte impacchettavo i regali di Babbo Natale per i miei figli. […]
Prima dell’inizio delle riprese vere e proprie, Mr. Hitchcock mi ha mostrato gli storyboard, disegnati per il montaggio della scena della doccia dal geniale artista Saul Bass, che ha realizzato anche i titoli del film. Erano previste da settantuno a settantotto angolazioni di ripresa, ognuna delle quali sarebbe durata sullo schermo due o tre secondi. Ma che un’immagine apparisse sullo schermo per due secondi o due minuti o venti minuti, ci voleva comunque lo stesso tempo per preparare la macchina da presa; le basi erano le stesse. […]
La sequenza della doccia è stata un’eccezione rispetto all’atteggiamento di Hitchcock nei confronti del montaggio del film. Per riuscire a spaventare e terrorizzare, questa serie successiva di inquadrature dipendeva completamente dal taglio, motivo per cui era così attento a seguire lo storyboard. La parola ‘taglio’ è appropriata qui, perché i lampi veloci dovevano essere indicativi del coltello che tagliava e affondava ripetutamente. […]
Saul Bass ha diretto, come sostiene, la scena della doccia?
Questo è facile – un definitivo “assolutamente no!”. L’ho detto con enfasi in qualsiasi intervista che abbia mai rilasciato. Gliel’ho detto in faccia davanti ad altre persone. Per quanto mi riguarda, non riesco a capire cosa si sia impossessato di Saul Bass per fargli fare questa affermazione. È un celebre designer di titoli, tre volte candidato all’Oscar come produttore di cortometraggi animati e così via. Perché dovrebbe dirlo? Perché dovrebbe fare una cosa del genere? Mr. Hitchcock e tutti gli altri che hanno lavorato a Psycho hanno riconosciuto al signor Bass i suoi contributi. I titoli di coda recitano: titoli disegnati da Saul Bass, consulente pittorico Saul Bass.
Sono stata sotto quella doccia per sette giorni e, credetemi, Alfred Hitchcock era proprio accanto alla sua macchina da presa per ognuna di quelle settanta e più inquadrature.
Janet Leigh, Psycho. Behind the Scenes of the Classic Thriller, Pavilion, Londra 1995


A.H.: Le riprese sono durate sette giorni e ci sono state settanta posizioni di macchina per quarantacinque secondi di film. Per questa scena mi avevano costruito un meraviglioso busto finto con il sangue che doveva sprizzare sotto le coltellate, ma non l’ho usato. Ho preferito utilizzare una ragazza, una modella nuda, che doppiava Janet Leigh. Di Janet, si vedono solo le mani, le spalle e la testa. Tutto il resto, è con la modella. Naturalmente, il coltello non tocca mai il corpo, tutto è fatto col montaggio. Non si vede mai una parte tabù del corpo della donna, perché riprendevamo alcune inquadrature al rallentatore per evitare di avere i seni nell’immagine. Le inquadrature riprese al rallentatore non sono poi state accelerate perché il loro inserimento nel montaggio dà una impressione di velocità normale.
F.T.: È una scena di una violenza inaudita.
A.H.: È la scena più violenta del film e in seguito, man mano che il film va avanti, c’è sempre meno violenza, perché il ricordo di questo primo omicidio è sufficiente a rendere angosciosi i momenti di suspense che verranno più tardi.
F.T.: È un’idea ingegnosa e molto nuova. Allo stesso omicidio preferisco, per la sua musicalità, la scena della pulizia quando Perkins usa la scopa e lo strofinaccio per cancellare tutte le tracce. Tutta la costruzione del film mi fa pensare a un tipo di scala dell’anormale; innanzitutto una scena di adulterio, poi un furto, poi un delitto, due delitti, e infine la psicopatia; ogni tappa ci fa salire di un gradino.
François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Il Saggiatore, Milano 2008


Riguardo a questa sequenza fondamentale, la più studiata, la più commentata, la più analizzata – fotogramma per fotogramma – dal punto di vista tecnico in tutta la storia del cinema, Hitchcock ebbe sempre un atteggiamento freddo. E a ragione, poiché aveva delegato la progettazione e la ripresa al grande artista che aveva creato i disegni dei titoli per La donna che visse due volte e Intrigo internazionale, e che avrebbe fatto lo stesso anche per Psycho. “Sto pensando di far fare lo storyboard per la scena della doccia a Saul Bass” disse a Joseph Stefano quando giunsero a questo punto della sceneggiatura “così sappiamo esattamente cosa possiamo ottenere”.
Per Janet Leigh, questa parte e questa scena, furono la sfida più ardua della sua carriera. […] “La strutturazione della scena della doccia fu lasciata a Saul Bass, e Hitchcock seguiva il suo storyboard molto attentamente. Per questo, sebbene ci lavorammo per almeno una settimana, si svolse tutto molto professionalmente e velocemente. Ma era naturalmente estenuante per me stare per una settimana fradicia sotto una doccia”.
Alla fine Hitchcock fece due aggiunte importanti – e personalmente significative – ai disegni di Saul Bass: la veloce inquadratura del coltello che entra nell’addome della donna (fatta con una ripresa veloce all’indietro) e l’inquadratura del sangue e dell’acqua che scorrono verso lo scarico. “Era mia intenzione girarla interamente come una sequenza priva di sangue e senza evidente violenza” disse Saul Bass “ma lui insistette per inserire queste due inquadrature”. Nella descrizione del brutale omicidio – trattato solo in termini vaghi dallo scrittore – nella sceneggiatura, all’inquadratura 116, Hitchcock aggiunse: “La pugnalata. L’impressione di un coltello che taglia, come se colpisse lo schermo, lacerasse il film”. Se c’è rabbia malata in Psycho, questo è il momento preciso da cui origina questa rabbia e fluisce in avanti e indietro nel film.
Donald Spoto, Il lato oscuro del genio. La vita di Alfred Hitchcok, Lindau, Torino 1999


Subito dopo l’ingresso della macchina nella doccia, lo schermo esplode in un montaggio di coltellate e parti del corpo che copre l’intero lessico delle inquadrature: primi piani medi e ravvicinati, inserti, campi medi, soggettive, riprese dall’alto e dal basso. Poiché Hitchcock aveva ben presente che il teatro evocato nei suoi primi film si celava dietro l’immagine cinematografica, la scena in cui il corpo di Marion viene tagliato a pezzi rievoca lo sparagmos (smembramento) sacrificale, attraverso cui l’unità primitiva dell’immagine venne frammentata per dar vita così al cinema che conosciamo.
Bill Krohn, Alfred Hitchcock, Cahiers du cinéma, Parigi 2010


Per Marion, andare sotto la doccia era più di un semplice bisogno di lavare via lo sporco della giornata. Hitch e io abbiamo discusso a lungo delle implicazioni. Marion aveva deciso di tornare a Phoenix, costituirsi e assumersi le conseguenze del suo gesto, quindi quando entrava nella vasca era come se stesse entrando nelle acque battesimali. Il getto d’acqua che si abbatteva su di lei stava purificando la corruzione dalla sua mente, eliminando il male dalla sua anima. Era di nuovo come una vergine, tranquilla, in pace. Se fossi riuscita a trasmettere questo al pubblico, l’attacco sarebbe diventato ancora più orribile e spaventoso.
I sette giorni in acqua furono pesanti per tutti. C’erano molte ripetizioni della stessa azione, presa da diverse angolazioni. Poi ci sono stati i ritardi dovuti ai problemi col fustagno usato per coprirmi e ai tecnicismi della macchina da presa. Siamo stati fortunati che il cast e la troupe fossero pazienti e avessero senso dell’umorismo, perché queste circostanze avrebbero potuto causare delle sfuriate.
A proposito, contrariamente a quanto dicono durante il tour sul set di Psycho agli Universal Studios, Mr. Hitchcock non ha aperto l’acqua fredda per avere una mia reazione scioccata, nel momento in cui appare Mamma. Sono stata in grado di farla da sola, grazie mille. In effetti, Hitchcock era irremovibile sul fatto che la temperatura dell’acqua fosse molto confortevole.
Janet Leigh, Psycho. Behind the Scenes of the Classic Thriller, Pavilion, Londra 1995