Dalla serie per la tv Ciné Si al cinema

Dalla serie per la tv Ciné Si al cinema

Il tavolo d’animazione era composto da lastre di vetro, sotto le quali si trovavano normalissime lampadine per la retroilluminazione. Quando l’illuminazione proviene dall’alto si vede tutto, i pezzetti di carta, le scritte, lo sporco, le cerniere. Se si spegne sopra e si accende sotto restano solo luce e nero perfetto, ci si ritrova nella pura fiaba. Avevamo quindi un po’ di carta da disegno nera, forbici e molta ingegnosità. Tutto qui. Eravamo in sette: a ciascuno affidai una storia completa da realizzare dalla A alla Z, al proprio ritmo. Animavamo i pezzi di carta sotto la macchina da presa, senza poter vedere la nostra animazione. Bisognava terminare la bobina di pellicola, mandarla al laboratorio per lo sviluppo e la stampa, visionare il girato, valutare le inquadrature da rifare. Ogni errore ci obbligava a rigirare TUTTA l’inquadratura. Non avevamo nessuna facilitazione, e ne facemmo a meno. Di volta in volta affrontavamo i problemi con soluzioni fai-da-te. Per esempio: non c’erano abbastanza soldi per acquistare un filtro a stella, allora mettevamo un po’ di margarina su un vetro e la rigavamo con un pettine. Il piccolo buco di luce diventava una stella, più fiabesca di quella che avremmo ottenuto con il filtro commerciale. La parabola di un mega radar doveva ruotare in tutte le direzioni: la trovammo nella spazzatura, era una bottiglia di plastica dal fondo sferico, che tagliammo, dipingemmo di nero e facemmo ruotare fotogramma per fotogramma. Una principessa si trasformava in lumaca, era plastilina. La schiuma era sale da cucina. Serviva una nebbia magica che svelasse a poco a poco il Monte Fuji, risolvemmo con un sacchetto di plastica che calpestavamo ogni giorno in giardino. Mancavano dei fili d’erba nell’inquadratura? Sistemavamo un paio di forbici aperte e avevamo subito i due fili d’erba che servivano. La retroilluminazione uniformava come per magia gli elementi più disparati. […]
Quel lavoro fatto con tanta passione sarà stato trasmesso due volte alla televisione prima di cadere nell’oblio. Ma, miracolo del cinema, essendo impresso su pellicola poteva essere visto ad anni di distanza. Uscì Kirikù, successo internazionale. Dissi al distributore: “Sa, esistevo già prima di Kirikù, mi è capitato di fare piccoli film molto ispirati, li guardi”. Il distributore li guardò e decise di farli uscire al cinema.
Michel Ocelot


Quando si trova in Danimarca per ricevere un premio al festival di Odense, accetta con piacere di tenere un laboratorio per ragazzi. Perché non fare un film con i ritagli di carta? […] Sotto la macchina da presa si dispongono i personaggi ritagliati, si posiziona la lampada sotto il tavolo luminoso e il gioco è fatto, eccoli al chiaro di luna! La regista tedesca Lotte Reiniger aveva conosciuto il successo con il film a silhouette Le avventure del principe Achmed (Die Abenteuer des Prinzen Achmed), primo lungometraggio d’animazione del cinema muto. Michel propone questa tecnica ai ragazzini. Magia della proiezione: in controluce le incollature dei pupazzi ritagliati scompaiono, e l’effetto che ricorda una vetrata attraversata da un raggio di sole è magnifico. “Una forza grafica da bucare la retina!” esclama Michel, che non vede l’ora di tornare ai suoi pupazzi di carta articolati per vedere fin dove lo porterà questa idea.
Michel perfeziona i suoi film a silhouette. La tecnica richiede precisione e semplicità, ed è rapida. La sua leggerezza e la sua eleganza si addicono alla fiaba, che d’altro canto si presta tanto all’umorismo quanto ai temi seri. L’ombra ritagliata cancella la prospettiva, mentre l’effetto della luce in trasparenza apre a inedite trovate visive: aggiungere occhi alle sagome, ornarle di gioielli. Ma è nei dettagli minuziosi, tracciati a china, che i pupazzi di Ocelot raggiungono vette dell’arte grafica tali da richiamare influenze giapponesi ed egizie o le miniature medievali. […]
Principi e principesse esce al cinema nel 2000, dopo Kirikù. In piena scoperta del web il pubblico adotta subito il ragazzino e la ragazzina che digitano sulla tastiera di un computer, navigando attraverso una galleria di immagini di tutte le epoche per trovare quella che sarà il punto di partenza di un altro racconto. Non sa, il pubblico, che il film risale a un’epoca che precede Internet: raccoglie infatti sei degli otto episodi della serie per la tv Ciné Si, girata una decina d’anni prima, in 16mm, da una squadra di sette persone e senza l’aiuto del video. Vederlo finalmente uscire in sala è per Michel una vera gioia: “Mi amano, mi capiscono, sono un regista felice”.
Olivier Demay