Carné e Prévert

Carné e Prévert

Molti si sono chiesti, non senza malizia, come mai Jacques Prévert sia stato buon sceneggiatore con Marcel Carné e non con il fratello Pierre de L'Affaire est dans le sac. In verità Carné e Prévert si somigliano, si completano l'uno con l'altro, per così dire. Marcel Carné è un visivo mosso da una sensibilità romantica e un po' decadente, Prévert è lo scrittore, il poeta che dà corpo e sostanza alle immagini del regista. Tutti sanno cosa rappresenti nella cultura francese Jacques Prévert. È un poeta, ora su cinquant'anni, che ama vivere la più gran parte dell'anno sulla Costa Azzurra a Saint Paul de Vence, che ha sempre vissuto un'amabile anarchia sociale, biografica e spirituale, uno scrittore fatto a modo suo, privo di doppio fondo e per così dire un po' al seltz. Tutto il suo mondo consiste in una concezione visionaria delle cose del mondo. Prévert infatti è tutt'altro che lo scrittore francese tradizionale classico, un po' 'sec', che procede dritto dritto dai grandi avi, dal razionalismo di Cartesio, dal misticismo di Pascal, dal sottile scetticismo di Montaigne: tutta gente provvista di profondità, di stile, di classica contenutezza. Prévert, in parole povere, è un romantico, è un uomo del 1830 smarrito nelle periferie delle grandi città industriali, alquanto stupito delle ciminiere fumanti che si intravedono nella nebbia del mattino, un po' spaurito dai treni che passano sferragliando sulle massicciate, dai grossi camion che paiono precipitartisi addosso all'improvviso: ma che presto trova il suo compenso nei caffeucci stinti, nei bistro colmi di amabili compagnoni, dove il vino è buono e la roba è cucinata con cura, e dove si incontrano fanciulle belle e irreali che assomigliano, come una goccia d'acqua assomiglia a un'altra goccia, alle eroine di Gérard de Nerval.
(Pietro Bianchi, Prévert du Paradis, in "Filmcritica", n. 10, novembre - dicembre 1951)

 

Marcel Carné

Che dire di Carné, questo piccolo uomo stizzito e nervoso quando è impegnato nelle riprese di un film e sereno come un collegiale quando si riposa? Che ha realizzato i più grandi film francesi? Che girare con lui era un piacere unico? (...). Ama il lavoro ben fatto, lo rifinisce, è esigente, ma i suoi attori sono sacri, li lascia andare, li rispetta e rispetta l'autore come un giovane artigiano, ha bisogno di un genio per fare un film semplice, il prete non gli basta per dire la sua messa, vuole Dio.
(Pierre Brasseur, Ma vie en vrac, Calmann-Lévy, Paris 1972)

Marcel Carné nasce a Parigi il 18 agosto 1906 da un padre ebanista. La madre muore quando ha solo cinque anni e viene allevato dalla nonna. Fin da bambino, è appassionato di cinema e, per sfuggire alla carriera di ebanista auspicata dal padre, si iscrive a corsi di fotografia alla scuola des Arts et Métiers. Grazie all'amicizia con Françoise Rosay, conosce Jacques Feyder e inizia il suo apprendistato come assistente alla regia per Les Nouveaux Messieurs. Dopo il servizio militare collabora come critico cinematografico con la rivista "Cinemagazine" e anche con "Hebdo-Film", "Vu", "Cinémonde" e "Film-Sonore". Nel 1929 debutta nella regia con il documentario Nogent, Eldorado du dimanche, sulla gioventù parigina dell'epoca. Dopo altre esperienze di assistente alla regia per Richard Oswald (Cagliostro, 1929), René Clair (Sous les toits de Paris / Sotto i tetti di Parigi, 1930) e soprattutto per il suo maestro, Jacques Feyder (Le Grand Jeu / La donna dai due volti, 1934, Pension Mimosas / Pensione Mimosa, 1935 e La Kermesse héroïque / La Kermesse eroica, 1935). realizza il suo primo lungometraggio, Jenny (Jenny la regina della notte, 1936). Nasce in quell'occasione anche il suo sodalizio con grande poeta e scrittore Jacques Prévert. Dalla loro collaborazione nascono sei capolavori: Drôle de drame (Lo strano dramma del dottor Molineaux, 1937), Le Quai des brumes (Il porto delle nebbie, 1938), Hôtel du Nord (Albergo Nord, 1939), Le Jour se lève (Alba tragica, 1939), Les Visiteurs du soir (L'amore e il diavolo, 1942) e Les Enfants du paradis (Amanti perduti, 1944). Il loro sodalizio si chiude con Les Portes de la nuit (Mentre Parigi dorme, 1946).
In seguito Carné dirige ancora La Marie du port (La vergine scaltra, 1950), Juliette ou la clé des songes (Juliette o la chiave dei sogni, 1950), Thérèse Raquin (Teresa Raquin, 1953), per cui ottenne il Leone d'argento alla Mostra di Venezia, L'Air de Paris (Aria di Parigi, 1954), Le Pays d'où je viens (Il fantastico Gilbert, 1956), Les Tricheurs (Peccatori in blue-jeans, 1958), Terrain vague (Gioventù nuda, 1960), Du mouron pour les petits oiseaux (Parigi proibita, 1963), Trois chambres à Manhattan (Tre camere a Manhattan, 1965), Les Jeunes Loups (I giovani lupi, 1968), Les Assassins de l'ordre (Inchiesta su un delitto della polizia, 1971), La Merveilleuse visite (inedito in Italia, 1974) e il documentario televisivo La Bible (inedito in Italia, 1976).
Nel 1950 (quando Les Enfants du Paradis era ancora inedito in Italia) la Mostra di Venezia gli dedicò una retrospettiva integrale.
Nel 1971 gli fu assegnato il Leone d'oro alla carriera ancora alla Mostra di Venezia e nel 1995 il European Film Award d'honneur. È morto a Parigi il 31 ottobre 1996.

 

Jacques Prévert

I soli film contro la guerra sono i film d'amore
(Jacques Prévert)


Nato il 4 febbraio 1900 a Neuilly-sur-Seine e morto l'11 aprile 1977 a Omonville-la-Petite (Manche), è uno dei più grandi poeti francesi. Fra le sue raccolte liriche ricordiamo Paroles (1946), Histoires (1946), Les Enfants qui s'aiment (1947), Lumières d'hommes (1955), Fatras (1966), Imaginaires (1970) e Choses et autres (1972). Fu anche autore di teatro (Octobre, 1951) e uno dei più grandi sceneggiatori del cinema francese. Fra le sue sceneggiature, oltre a quelle scritte durante il sodalizio con Carné, ricordiamo Ciboulette (1933) di Claude Autant-Lara, L'Hôtel du libre échange (1934) di Marc Allégret, Le Crime de Monsieur Lange (Il delitto del signor Lange, 1936) di Jean Renoir, L'Affaire du courrier de Lyon (L'assassinio del corriere di Lione, 1937) di Claude Autant-Lara et Maurice Lehmann, Ernest le rebelle (Ernesto il ribelle, 1938) di Christian-Jaque, Les Disparus de Saint-Agil (Gli scomparsi di Saint-Agil, 1938) di Christian-Jaque, Remorques (Tempesta, 1941) di Jean Grémillon, Une Femme dans la nuit (1941) di Edmond T. Gréville, Lumière d'été (1943) di Jean Grémillon, Adieu Léonard (1943) di Pierre Prévert, Sortilèges (Silenziosa minaccia, 1945) di Christian-Jaque, Voyage surprise (1947) di Pierre Prévert, Le Petit soldat (1947) di Paul Grimault, Les Amants de Vérone (Gli amanti di Verona, 1949) di André Cayatte, Souvenirs perdus (1950) di Christian-Jaque, La Bergère et le ramoneur (La pastorella e lo spazzacamino, 1953) di Paul Grimault, Notre-Dame de Paris (Il gobbo di Notre Dame, 1956) di Jean Delannoy, La Seine a rencontré Paris (1958) di Joris Ivens, Le Petit Claus et le Grand Claus (1964) di Pierre Prévert, À la belle étoile (1966) di Pierre Prévert e Le Diamant (1970) di Paul Grimault

"La potenza del cinema rende immortali i ragazzi che si amano perché il cinema è la più bella macchina per raccontare storie; Prévert lo sa fin dall'infanzia, e lo ha riscoperto poi con il surrealismo. C'erano due tipi di film "surrealisti": quelli girati "dai" surrealisti, e quelli che i surrealisti amavano perché ci riconoscevano le oro preoccupazioni: l'amor fou, il potere del sogno, il fascino della morte, il rigetto delle istituzioni (l'esercito, la chiesa, l'arte "rispettabile"). I film di Jacques Prévert sono forse, con quelli di Buñuel, gli unici esempi della storia del cinema che riuniscono questi due poli paradossali: film girati da un surrealista, per i surrealisti. I copioni di Prévert conservano fino in fondo la traccia del surrealismo nei suoi temi, ovviamente, ma anche nella loro preoccupazione di bandire l'"élitisme" delle "avanguardie" (parola che Jacques detestava come "engagé", "impegnato"). Sappiamo che si è sempre battuto per un cinema popolare accessibile ai più, in opposizione ai film sperimentali di Man Ray, imbarazzanti per la loro poesia troppo programmatica.
Cosa resta di specificamente surrealista negli ulteriori film scritti da Prévert? Prima di tutto, ovviamente, il tema dell'amour fou, dell'erotismo come fermento della sovversione sociale: dalla coppia di Quai des brumes fino alla Brigitte Bardot di Agnès Bernauer nello sketch di Amours célèbres (1961). Ma anche, ed è un leitmotiv, la tentazione del suicidio come espressione dell'essere (Le Jour se lève, L'Enfer des anges, Les Amants de Vérone), l'appello alle forze dell'immaginario (Les Portes de la nuit, Voyage surprise, La Bergère et le ramoneur), la condanna di ogni forma di sottomissione e la corruzione attraverso la politica, la guerra, la scuola, la religione, o il denaro.
È un'eredità surrealista anche il gusto per il melodramma popolare e il feuilleton, per le numerose peripezie e le coincidenze nei racconti. Les Enfants du paradis ne costituisce l'esempio più perfetto, ma anche Notre-Dame de Paris, girato da Delannoy nel 1956 (dialoghi di Prévert). Un personaggio-chiave di Les Enfants du paradis illustra bene il paradosso surrealista di Prévert, a mezza-strada tra "il popolo" e "i grandi di questo mondo": si tratta di Lacenaire (Marcel Herrand), l'assassino anarchico, che però è anche uno dei personaggi più complessi e contorti del corpus prévertiano. Prévert si identifica intellettualmente con questo personaggio insolente, chicchierone, antisociale e...all'occorrenza scrivano, ma non lo idealizza: Lacenaire è pieno di difetti, vanitoso, freddo, impotente, possessivo, manipolatore, vile e venale".
(N.T. Binh, Prévert Cinéma, in France Cinéma 2008, a cura di Aldo Tassone, Edizioni Aida, Firenze 2008)