La Capria e la nascita del soggetto

La Capria e la nascita del soggetto


Un giorno mi è venuta un’idea che ho detto a Rosi e che gli è piaciuta: “Perché non fare la storia di un palazzo che crolla? Le ragioni del crollo, i fatti che l’hanno preceduto...”. Un palazzo crolla per un difetto di costruzione o perché lo faccio cadere per far posto ad altre costruzioni o per qualche altra ragione. Ci sono dei morti, comincia un’inchiesta e si mette in moto un processo. Un film sulla speculazione immobiliare, che già in quegli anni cominciava a svilupparsi in modo particolare. Noi sentivamo il problema, perché Napoli è stata una delle città più devastate da una speculazione immobiliare oscena. Per di più c’era il sindaco, Lauro, che proteggeva gli speculatori ed era indubbiamente coinvolto nella speculazione. L’idea era di partire da una semplificazione estrema per dimostrare che in questa speculazione in definitiva era compromesso tutto il Paese, e in definitiva anche il governo. Cosi io e Franco cominciammo a lavorare su quest’idea e a scrivere un soggetto che doveva diventare quello di Le mani sulla città. Abbiamo trovato un produttore, altri collaboratori, e poi abbiamo scritto la sceneggiatura. Dopo Salvatore Giuliano, conoscevo il modo di raccontare di Franco, sapevo come girava, il suo metodo molto personale. Nella struttura del soggetto al quale pensavo, partivo da un punto di vista diverso dal suo. Per Salvatore Giuliano Franco si era servito di un metodo d’inchiesta di carattere induttivo; con Le mani sulla città invece, d’accordo con Franco, siamo partiti da un punto di vista opposto, da un’idea brechtiana: semplifichiamo al massimo, diamo i fatti nella loro 'essenzialità' elementare, partiamo da un’ipotesi semplice. Un palazzo crolla: vediamo qual è il meccanismo di questo fatto di cronaca, avendo presente un elemento che tutti possono capire, e cioè che il valore di un metro quadro di terreno alla periferia di una città aumenta da uno a mille se si riesce a farci arrivare i servizi — fogne, luce, trasporti. Ma come arrivano i servizi lì piuttosto che altrove? Ci deve essere una ragione, vediamo qual è. Il metodo è dunque di natura deduttiva. All’inizio c’è un caso. Chi lo produce? Perché certi piuttosto che altri? Di qui un ragionamento logico, come quello di Brecht nell’Eccezion della regola
(Raffaele La Capria, da L'avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti, 1960-1969, a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Feltrinelli 1981)



Dudù veniva da Posillipo e in certi vicoli forse non aveva mai messo piede prima. Mi serviva proprio il suo sguardo diverso, più distaccato e riflessivo mentre io mi lascio dominare dalla passione, dall'indignazione: avrei dato molto per scontato, perché l'indignazione non comprende che qualcun altro possa non indignarsi, La Capria è stato fondamentale per offrire una visione più equilibrata, non troppo dal di dentro. Andavamo a seguire le sedute del consiglio comunale nascosti tra i giornalisti e il pubblico, poi ci facevamo interpretare l'accaduto dall'ingegnere e architetto Luigi Cosenza, un consigliere del Partito comunista, un galantuomo d'altri tempi che teneva un leone in casa come fosse un cane
(Francesco Rosi, in Roberto Saviano, Saviano incontra Rosi: "È ancora mani sulla città", “La Repubblica”, 18 agosto 2013)