Mario Fantin, professione: esploratore

Mario Fantin, professione: esploratore

Mario Fantin è nato e vissuto a Bologna, una cinquantina di metri di altitudine sul livello del mare. Dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale (sottotenente in Albania, Kosovo e Montenegro) e avere fatto il partigiano tra le fila della divisione Garibaldi, con un diploma da ragioniere in mano sceglie un mestiere che non esisteva: l’esploratore con la macchina da presa. E sale il più in alto possibile. Partendo dalle Alpi, si unisce alle spedizioni più avventurose dirette ai quattro angoli del globo, con lo scopo di tornare a casa per farcene partecipi in forma cinematografica. L’impresa più famosa è la conquista italiana del K2 nel 1954: Fantin arriva a seimila metri, e le sue immagini finiscono nel film Italia K2 firmato da Marcello Baldi (a Fantin spetterà nei titoli di testa la dicitura “documentazione cinematografica”, evidentemente inadeguata a rendere giustizia al suo ruolo nella creazione del film).
Spesso al seguito di Guido Monzino, uno dei più grandi esploratori del Ventesimo secolo, Fantin si porta appresso la cinepresa 16mm in oltre trenta spedizioni extraeuropee, raggiungendo tra gli altri le Ande peruviane, il Kilimangiaro, il massiccio del Paine, la Groenlandia, il Tibesti, l’Africa Occidentale… In ogni occasione, unisce il puntiglio cronachistico e il bisogno di soddisfare un preciso desiderio di conoscenza alla dimensione estatica di un occhio impregnato di visioni al limite del possibile. Finché decide che la scoperta del mondo può avere luogo anche nel chiuso delle mura del suo appartamento bolognese, dove nel 1967 costituisce il CISDAE (Centro Italiano Studio Documentazione Alpinismo Extrauropeo) e comincia a raccogliere quella che diventerà una collezione di imponenza schiacciante, oggi conservata al CAI (Club Alpino Italiano): decine di migliaia di fotografie, cartine, testimonianze, dati e documentazioni varie che si prefiggono lo scopo di mantenere viva la conoscenza di quella magnifica palla di roccia che chiamiamo Terra.
La storia di Fantin viene ripercorsa in un film di Mario Bartoli, Il mondo in camera, attualmente in fase di completamento. Fantin si toglie la vita nel 1980, pressoché dimenticato. Destino beffardamente non raro, per chi ha dedicato l’esistenza alla conservazione della memoria. In partnership con il FAI (Fondo Ambiente Italiano, proprietario del Fondo Monzino) e il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI Torino (proprietario dell’Archivio Fantin), la Cineteca di Bologna ha intrapreso un progetto importante che porterà al restauro di un ampio numero dei film girati da Fantin.