Dirk Bogarde, servo di scena

Dirk Bogarde, servo di scena

Quando l’ho conosciuto, Dirk Bogarde era un ragazzo molto attraente di quasi trent’anni, anche se ne dimostrava di meno. Nel Regno Unito era già uno degli attori più popolari e di maggior successo al botteghino, oltre che uno tra i più pagati. […] È venuto in mio soccorso più di una volta, correndo spesso dei rischi e quasi sempre sacrificando un po’ del suo benessere materiale. Per un attore così popolare presso il grande pubblico, affrontare tematiche complesse e sofisticate in film che spesso venivano considerati invendibili prima ancora che venissero girati era una scelta che ben pochi attori, in un settore così precario, avrebbero osato contemplare. Dirk l’ha fatto più e più volte, arrischiandosi in progetti simili con me e molti altri registi. Il prezzo da pagare era alto, le soddisfazioni personali spesso non molte. Entrambi, tuttavia, ottenevamo quello che volevamo. Eravamo a conoscenza delle conseguenze e le affrontavamo. […] Dirk ha lottato contro il sistema e ne porta le cicatrici, ma direi che ha vinto. In un certo senso ha rinunciato alla fama e alla sicurezza per diventare un attore che è sempre eccezionale e spesso straordinario.
Joseph Losey in The Films of Dirk Bogarde, di Margaret Hinxman, Susan D'Arcy, Londra, Literary Services and Production, 1974

 

Avevo ricordato a Losey un piccolo libro che aveva attirato la sua attenzione durante il primo film che abbiamo fatto assieme: Il servo, di cui pensava di poter acquisire per me i diritti. Dieci anni dopo, ero troppo avanti con l’età per poter interpretare il ‘ragazzo’ e il libro era diventato una sceneggiatura scritta da un giovane scrittore in piena ascensione, Harold Pinter. "Terribilmente sovra-scritto", disse Losey; ma incontrò Pinter, lavorarono insieme, e una nuova sceneggiatura vide il giorno. Dovevo interpretare il servo perchè non c’erano soldi per una star come Ralph Richardson. È così che Il servo diventò un film fatto "a forza di pugni", dietro alle sue stesse parole. A forza di pugni, perchè nessuno ci sosteneva.
Dirk Bogarde, Le Joseph Losey Secret. Un genie Amoureux de la vulgarité, “Positif” n. 508, giugno 2003

 

Il posto occupato da Dirk Bogarde nel cinema britannico e internazionale è doppiamente centrale e problematico.
Da giovane fu un attore estremamente popolare, perfino un idolo delle masse, specializzato in commedie, avventure di guerra e polizieschi. Questa fase, iniziata alla fine degli anni Quaranta e durata poco più di dieci anni, fu seguita da una carriera sempre più importante nel 'cinema d’autore' che gli diede una fama internazionale difficilmente conciliabile con l’immagine precedente. L’ascesa di Bogarde in Il servo rappresenta un caso davvero prodigioso, seguito da molti ruoli significativi come attore di fiducia dei migliori registi.
Il servo uscì nel periodo in cui emerse lo scandalo Profumo, con le sue squillo e la sua doppia morale, e fu visto come una metafora di rapporti di classe che avevano fatto il loro tempo e meritavano di essere non solo denunciati ma distrutti. L’universo della casa-prigione immaginato da Pinter e Losey, dove il servo 'divora' il suo padrone, è stato paragonato all’‘inferno’ di Sartre. Le persone tendono a schiavizzarsi a vicenda trasformando il prossimo in un oggetto di loro proprietà. L’amore e la sessualità diventano strumenti di potere. Indubbiamente il parassita dei rapporti di classe tratteggiato da Bogarde, una carta assorbente che s’impregna della perversione del sistema da molteplici angolazioni, rappresenta uno degli apici della sua carriera. Nella sua analisi dell’opera, Losey si ricollega concretamente all’interpretazione di Bogarde: "Il film parla di un giovane aristocratico che vive ancora nel Diciottesimo secolo e si rifiuta di entrare nel Novecento. Vuole comandare la casa 'come una madre' o come una 'nonna', e vuole un servo che s’intoni con i 'vecchi cari oggetti'. Il risultato è che ne assume uno falso e disonesto quanto lui, ma un po’ più realista, quindi più pericoloso. Il servo è un film sullo schiavismo come stile di vita".
Il regista Losey, l’autore Pinter e Bogarde continuarono a esplorare i misteri dello stile di vita inglese e la natura maligna dei rapporti di classe. Prestigiosi successi si susseguirono. L’interpretazione di Bogarde in Il servo fu la sua grande svolta ed è ancora oggi uno dei suoi ruoli più emozionanti e inquietanti.
Peter von Bagh, Dirk Bogarde, in Tähtien kirja (The Book of the Stars), Otava, Helsinki 2006


Pinter e Losey si staccano più sensibilmente da Maugham nel concepire l’immagine e il personaggio di Barrett, il maggiordomo, che lo scrittore aveva creato secondo certa tradizione espressionistico-grottesca. […] Barrett apparirà poco a poco come una sorta di vampiro, un essere sinistramente fantastico che, in quanto tale, si stacca dall’insieme ordinario.
Nel film la parola "vampiro" viene effettivamente pronunciata da Tony, una volta solo per scherzo, per esorcizzare i timori della fidanzata. Ma Barrett, in apparenza, non ha niente di demoniaco; la maschera che gli presta il formidabile Dirk Bogarde è infatti quella di una sfaccettata e torbida usualità; la faccia della menzogna e del raggiro, o, anche, della simulazione drammatica intesa come tecnica e verifica in corso d’opera. Con la profondità del personaggio e le sue sfumature, infatti, Bogarde entra in un ruolo assegnato e, al tempo stesso, racconta angosciosamente il proprio. Attore per mestiere nella storia (cos’altro è un maggiordomo, la cui regola di comportamento si fonda sulla disciplina, il controllo e l’intonazione?), e attore al servizio del regista, che lo stringe in un rinvio soffocante di contrari: l’esercizio di uno stile levigato e la volgarità.
Tullio Masoni, Maugham, Pinter, Losey, “Cineforum”, n. 470, dicembre 2007