Luchino Visconti

Luchino Visconti

Discendente da una delle famiglie più prestigiose dell’aristocrazia lombarda, Luchino Visconti è nato a Milano il 2 novembre 1902. Suo padre è il duca Giuseppe Visconti di Modrone e la madre Carla Erba, appartenente ad una facoltosa famiglia borghese. La sua formazione avviene più nell’ambito della ricca cultura cosmopolita familiare che non nelle aule scolastiche (frequentate solo sporadicamente). Da adolescente, possiede già una vasta cultura letteraria, teatrale e musicale e nei primi anni della giovinezza si dedica all’allevamento dei cavalli, non senza tentare qualche prova letteraria che rimane inedita (il romanzo Angelo).

Negli anni Trenta si avvicina al cinema e si stabilisce a Parigi dove ha modo di diventare collaboratore di Jean Renoir (è assistente di La scampagnata / Une Partie de campagne, 1936 e di Tosca, 1940, che il regista francese inizia a girare in Italia).
Nella sua formazione di cineasta è fondamentale l’impatto con il Realismo poetico come, sul piano ideologico, quello con il Front Populaire e il Partito Comunista. A Roma frequenta gli intellettuali antifascisti della rivista “Cinema” e li coinvolge nella preparazione del suo primo lungometraggio, Ossessione (1943), liberamente ispirato al romanzo Il postino suona sempre due volte di James Cain (il legame con la letteratura dominerà l’intera opera cinematografica viscontiana).

Il film segna una importante rottura estetica, narrativa e tematica con il cinema italiano dell’epoca e anticipa il fenomeno del Neorealismo. L’anno della Liberazione, partecipa al documentario collettivo Giorni di gloria e inizia un’importante attività di regista di prosa e lirica che lo renderà uno dei protagonisti del rinnovamento delle scene italiane del dopoguerra.

Le sue regie di prosa comprendono Parenti terribili e La macchina da scrivere di Jean Cocteau (1945), Quinta colonna di Ernest Hemingway (1945), Antigone di Jean Anouilh (1945), A porte chiuse di Jean-Paul Sartre (1945), Adamo di Marcel Achard (1945), La via del tabacco di John Kirkland (da Erskine Caldwell) (1945), Il matrimonio di Figaro di Pierre Augustin Caron De Beaumarchais (1946), Delitto e castigo di Gaston Bary (da Fedor Michajlovic Dostoevskij) (1946), Zoo di vetro di Tennessee Williams (1946), Euridice di Jean Anouilh (1947), Rosalinda o Come vi piace di William Shakespeare (1948), Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams (1949), Oreste di Vittorio Alfieri (1949), Troilo e Cressida di William Shakespeare (1949), Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller (1951), Il seduttore di Diego Fabbri (1951), La locandiera di Carlo Goldoni (1952), Tre sorelle di Anton Čechov (1952), Il tabacco fa male di Anton Čechov (1953), Medea di Euripide (1953), Come le foglie di Giuseppe Giacosa (1954), Il Crogiuolo di Arthur Miller (1955), Zio Vania di Anton Čechov (1955), Contessina Giulia di August Strindberg (1957), L'impresario delle Smirne di Carlo Goldoni (1957), Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller (1958), Immagini e tempi di Eleonora Duse (1958), Veglia la mia casa, angelo di Ketti Frings (da Thomas Wolfe) (1958), Deux sur la balançoire di William Gibson (1958), I ragazzi della signora Gibbons di Will Glickman e Joseph Stein (1958), Figli d'arte di Diego Fabbri (1959), L'Arialda di Giovanni Testori (1960), Dommage qu'elle soit une p... di John Ford (1961), Il tredicesimo albero di André Gide (1963), Après la chute di Arthur Miller (1965), Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov (1965), Egmont di Wolfgang Goethe (1967), La monaca di Monza di Giovanni Testori (1967), L’inserzione di Natalia Ginzburg (1969) e Tanto tempo fa di Harold Pinter (1973).

Le sue regie liriche: La Vestale di Gaspare Spontini (1954), La sonnambula di Vincenzo Bellini (1955), La traviata di Giuseppe Verdi (1955, 1963 e 1967), Anna Bolena di Gaetano Donizetti (1957), Ifigenia in Tauride di Christoph Willibald Gluck (1957), Don Carlos di Giuseppe Verdi (1958), Macbeth di Giuseppe Verdi (1958), Il Duca d'Alba di Gaetano Donizetti (1959), Salomè di Richard Strauss (1961), Il diavolo in giardino di Franco Mannino su libretto di Visconti, Filippo Sanjust e Enrico Medioli (1963), Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart (1964), Il trovatore di Giuseppe Verdi (1964), Don Carlos di Giuseppe Verdi (1965), Falstaff di Giuseppe Verdi (1966), Der Rosenkavalier di Richard Strauss (1966), Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi (1969) e Manon Lescaut di Giacomo Puccini (1973).

Parallelamente prosegue un’intensa e straordinaria attività di regista cinematografico, realizzando un capolavoro come La terra trema (1948), quindi Bellissima (1951), film realistico sulla società dello spettacolo che offre un grande ruolo ad Anna Magnani (protagonista anche dell’episodio viscontiano di Siamo donne, 1953), il sontuoso affresco Senso (1954), da Camillo Boito, grande mélo risorgimentale, Le notti bianche (1957), raffinato film “da studio” ispirato a Dostoevskij, il potente dramma realistico Rocco e i suoi fratelli (1960), che costituisce anche il primo di una lunga serie di successi di pubblico. Dopo il sarcastico episodio Il lavoro (di Boccaccio ’70, 1962), realizza Il Gattopardo (1963), che ottiene la Palma d’Oro a Cannes, e un crudele film “da camera” come Vaghe stelle dell’Orsa (1965), quindi l’episodio La strega bruciata viva (di Le streghe, 1967, tagliato dalla produzione), il travagliato adattamento da Camus Lo straniero (1967), il sulfureo mélo ambientato negli anni dell’ascesa di Hitler La caduta degli dei (1969), uno dei maggiori successi della stagione 1969/70, che apre la Trilogia tedesca, costituita anche da Morte a Venezia (1971) da Thomas Mann e Ludwig (1973). Alla fine delle riprese di questo film, Visconti viene colpito da ictus ma riesce ancora a realizzare due film, Gruppo di famiglia in un interno (1974) e L’innocente (1976), da D’Annunzio. Muore a Roma il 17 marzo del 1976, mentre il suo ultimo film è in fase di doppiaggio.