Il contesto: l'ossessione della distruzione atomica

Il contesto: l'ossessione della distruzione atomica

Il dottor Stranamore arriva dopo molti film che evocano la Guerra fredda e i pericoli, all'epoca reali, di una guerra atomica mondiale, e precede molti altri film su questo stesso tema. In La fine del mondo (1959) di Ranald MacDougall, tre sopravvissuti, un campionario umano (una donna bianca, un uomo bianco, un uomo nero interpretato da Harry Belafonte) vagano in una New York distrutta da una nube atomica. Il film esce nello stesso periodo (ma più sommessamente) della produzione a grosso budget, oggi quasi dimenticata, L'ultima spiaggia (1959) di Stanley Kramer, con Ava Gardner, Gregory Peck e Fred Astaire - un ammonimento piuttosto fatalista, tratto da un romanzo di Nevil Shute, in cui le reazioni causate da esplosioni atomiche hanno distrutto poco a poco ogni forma di vita sulla terra. [...]
Uscito contemporaneamente al film di Kubrick (ci fu perfino un increscioso processo per plagio, iniziato da Kubrick contro il film 'rivale'), A prova di errore (1964) di Sidney Lumet, con Henry Fonda e Walter Matthau, tratta esattamente dello stesso soggetto ma con accenti più gravi. Alla fine del film, per evitare uma conflagrazione generale, il presidente americano deve rassegnarsi a dare l'ordine di bombardare New York per compensare la distruzione di Mosca e mantenere l'equilibrio. Il film mostra tutto quello che non vediamo in Kubrick, cioè la gente nella sua vita quotidiana prima della distruzione. [...]
Non dimentichiamo che la guerra atomica, l'ossessione di un mondo devastato, finito, minacciato, costituisce all'inizio degli anni Sessanta il sottotesto di film molto diversi tra loro come (1963) di Federico Fellini (il film che Mastroianni vuole realizzare parla della fine del mondo), Gli uccelli (1963) di Alfred Hitchcock (all'epoca la metafora del 'pericolo che viene dal cielo' era chiarissima), ma anche di Agente 007, licenza d'uccidere (1962) di Terence Young, di Hallucination (1963) di Joseph Losey, di L'angelo sterminatore (1962) di Buñuel (dove il tema appare sotto forma di metafora), di Nove giorni di un anno (1962) del russo Mikhail Romm, di Il processo (1962) di Orson Welles (che, modificando il finale di Kafka, fa esplodere una minibomba atomica alla fine del film), di L'eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni (le inquadrature delle città senza i loro abitanti alla fine del film), di Il silenzio (1963) di Ingmar Bergman (con i preparativi di guerra) e naturalmente il tema è rappresentato esplicitamente nel capolavoro di Chris Marker, La Jetée (1963). Tutta un'epoca: ricordiamo che il famoso muro di Berlino era stato costruito nel 1961...
Ma la cosa più stupefacente è che due anni prima aveva fatto la sua comparsa sugli schermi una commedia satirica che rappresentava la minaccia nucleare e mostrava l'esplosione della bomba atomica - 'per ridere' ma anche a mo' di avvertimento. Questa commedia incantevole, portatrice di un messaggio, che raramente viene menzionata a proposito del film di Kubrick, è Il ruggito del topo (1959), di Jack Arnold. Un attore 'trasformista' nella scia della tradizione inaugurata nel 1949 da Alec Guinness con Sangue blu di Robert Hamer interpreta anche qui più ruoli principali, e questo attore è... Peter Sellers.

(Michel Chion, Stanley Kubrick. L'umano, né più né meno, Lindau 2006)