Sulle note di Miles
Nel 1957 Hollywood aveva ormai compreso le potenzialità dei musicisti jazz quali fonti di suggestive colonne sonore adatte a film su tossicomani e addetti stampa senza scrupoli, ma ci volle un regista francese di ventiquattro anni al suo primo film per comprendere gli effetti dirompenti di un rapporto più organico tra film noir e jazz. Fu Louis Malle, con Ascenseur pour l'échafaud, a mescolare gli ingredienti in proporzioni perfette. Precursore della nouvelle vague e brillante film d'esordio, Ascenseur pour l'échafaud è importante anche per un terzo motivo: si rivelò un punto di svolta nella storia musicale di Miles Davis, il grande trombettista che fornì a Malle la colonna sonora durante una tournée in Francia con il suo gruppo. Quando Davis giunse in Francia le riprese del film erano terminate. Davis stava tentando di andare oltre l'ortodossia del jazz superando le limitazioni formali della canzone di Broadway e del blues in dodici misure che componevano il repertorio del suo gruppo per passare a una forma meno restrittiva di improvvisazione basata sulle scale modali. Ascenseur pour l'échafaud fu provvidenziale: gli diede la possibilità di tentare un nuovo approccio. Volle conoscere la trama e i personaggi, e il regista gli accennò al genere di musica che aveva in mente. I musicisti improvvisarono sulle scene in loop, usando le linee guida di melodia, armonia e ritmo fornite da Davis. In quattro ore il lavoro era finito e l'eleganza umorale della tromba di Miles Davis era pronta per diventare un tratto distintivo del film quanto lo sguardo seducente di Jeanne Moreau o la Parigi notturna perfettamente immortalata dal direttore della fotografia di Malle, Henri Decaë.
(Richard Williams)
Ero pazzo per il jazz, e a quel tempo ascoltavo molto Davis che era al suo apice creativo. Mentre stavo girando il film, non avrei mai sperato che Davis componesse una musica per me, ma nella camera della ragazza, in un angolo, avevamo messo ben in evidenza la copertina di un album di Miles Davis. Poi, per una strana coincidenza, mentre stavo montando ed ero sul punto di scegliere la musica, Miles Davis giunse a Parigi. Era venuto da solo, senza i suoi musicisti, per suonare in un club per un periodo di circa tre settimane. Gli saltai letteralmente adosso. Boris Vian, che conoscevo e che era anche trombettista, mi aiutò molto. Era direttore della sezione di musica jazz della Philips, con la quale, credo, Davis era sotto contratto per l'Europa. Combinò un incontro. Davis era riluttante perché a Parigi suonava con dei bravi musicisti, che però non erano quelli con cui era solito incidere dischi. Riuscii a convincerlo. Gli mostrai il film due volte, soltanto due. Ci accordammo sulle sequenze che secondo noi avevano bisogno di un sottofondo. Approfittando di una sera in cui non suonava al club, affittammo uno studio di registrazione a Parigi sugli Champs Élysées, e cominciammo a lavorare, molto lentamente, come fanno i musicisti jazz. Iniziammo verso le dieci o le undici di sera e andammo avanti fino alle otto del mattino: in una notte l'intera partitura fu registrata, e penso che questo fatto la renda molto particolare. È una delle pochissime colonne sonore improvvisate; credo che Davis non abbia avuto tempo di preparare nulla. Io facevo scorrere le sequenze che andavano musicate e lui cominciava a provare con i suoi musicisti.
La musica è sempre presente in Ascensore, ma nel complesso non dura molto, neanche diciotto minuti, che è poco. Ciò che Miles Davis riuscì a fare fu eccezionale, il film si trasformò. Ricordo benissimo com'era senza la musica, ma quando attaccammo il missaggio finale e aggiungemmo la musica, sembrò subito decollare. Non era la solita musica da film che enfatizza o intensifica l'emozione implicita nelle immagini o nel resto della colonna sonora. Era un contrappunto, era qualcosa di elegiaco... di distaccato, in qualche modo. Creava un'atmosfera. Ricordo la prima scena; la tromba di Davis le dava un tono che aggiungeva un'altra dimensione alle prime immagini. Sono convinto che senza la musica di Davis il film non avrebbe avuto quel successo di critica e di pubblico.
(Louis Malle)