Jeanne Moreau, attrice e icona
Quando cominciai il mio primo film, Ascensore, mi sentivo preparato dal punto di vista tecnico, ma con un enorme vuoto nella mia formazione... il rapporto con gli attori. Non avevo alcuna esperienza in proposito: avevo filmato pesci per quattro anni! Non volevo correre rischi, e quindi il cast di Ascensore fu costituito, a parte la figura della ragazza, interamente da professionisti [...]. Quando girai Ascensore ero mortalmente spaventato dagli attori proprio perché non avevo avuto alcuna esperienza nel rapporto con loro: e se non ci fosse stata Jeanne Moreau, che mi fu di enorme aiuto nei due primi film che girai con lei...
(Louis Malle)
Di Jeanne Moreau è stato scritto più che di qualsiasi altra attrice francese, ad esclusione di Brigitte Bardot. Celebrata come grande dame del cinema in Francia, incarna un'immagine seducente della femminilità francese particolarmente forte all'estero. [...] Il cinema della nouvelle vague, del quale Ascenseur pour l'échafaud e Les Amants furono precursori, necessitava di un nuovo modello di divismo per differenziarsi dalla produzione dominante. La nouvelle vague portava in primo piano l'autenticità, la giovinezza e la modernità, ed esigeva dai suoi attori le medesime qualità. Moreau era espressione di questo anti-divismo, e con Malle giocò a minimizzare la sua carriera precedente per enfatizzare la sua 'rinascita'. L'attrice era entusiasta di lavorare in un ambiente informale, con una troupe che rappresentava una sorta di famiglia e che utilizzava metodi più artigianali. Come disse ai "Cahiers du cinéma" nel gennaio del 1965: "Fare film non è più uno stile di recitazione, è uno stile di vita". Moreau portò sullo schermo un tipo fisico più autentico, meno sfacciatamente sexy di Bardot, Carol o Monroe ma non meno seducente. A partire da Ascenseur, Moreau fu anche al centro di una transizione nella rappresentazione dell'erotismo femminile - dal corpo al volto - che avrebbe segnato il cinema di Bergman, Antonioni e Godard e l'opera di registi a noi più vicini nel tempo come Léos Carax. [...] Sin dal gigantesco primo piano che apre Ascenseur, il volto di Moreau esprime interiorità e sentimento. Il trucco discreto e le borse sotto gli occhi sono proclami di autenticità; la piega amara della bocca carnosa e sensuale parla di una sessualità ammaccata e tragica (contrariamente al broncio giocoso di Bardot). La bocca di Moreau, vicina alla cornetta del telefono, attira l'attenzione sulla sua voce, un misto di stanchezza e sensualità, solennità e scherzo. Moreau veniva percepita come la donna moderna. Attraversava languida i luoghi alla moda di allora - Parigi, la Costa Azzurra, Venezia, Roma - bevendo e fumando, spesso accompagnata da fraseggi di cool jazz.
(Ginette Vincendeau)
Per Ascenseur pour l'échafaud, abbiamo a lungo filmato nelle strade di Parigi, con un'equipe assai leggera, una pellicola rapida, bianco e nero, e c'è persino una scena in cui Jeanne Moreau scende gli Champs-Elysées, mentre noi la precedevamo con una carrozzella per bambini, illuminata solo dalla luce proveniente dalle vetrine dei negozi: tutto questo tre anni prima di À bout de souffle. E, anche se Jeanne aveva fatto non pochi film prima, il pubblico la scopre con questo, perché lei, qui, appare con la sua vera personalità, il suo temperamento, il suo viso sconvolgente, così mutevole; a quell'epoca molti degli operatori dicevano che era un'attrice straordinaria, ma difficile da inquadrare, da fotografare, da filmare. Allora le mettevano chili di trucco, tanto che ciò che appariva sullo schermo era più una maschera che il vero viso di Jeanne.
Se c'è un'idea nel film di cui posso vantarmi, è quella di aver senza dubbio compreso ciò, e, d'accordo con lei, averla fotografata così com'è, il che non era così scontato all'epoca. Durante i primi giorni di lavorazione, i tecnici di laboratorio erano orripilati e il direttore di laboratorio andò personalmente dal produttore a dirgli che non avevamo il diritto di fotografare Jeanne in quel modo: gli chiese praticamente la mia testa e quella del direttore della fotografia che poi diventò uno dei grandi della Nouvelle Vague, Henri Decaë.
Paradossalmente, sono stati i distributori a darci l'idea di far recitare Jeanne Moreau, essendo il film, all'origine, nella tradizione della serie B francese. A quell'epoca Jeanne recitava a teatro La gatta sul tetto che scotta, di Tennessee Williams, e perciò eravamo andati, io e il mio sceneggiatore Roger Nimier, a vederla. Abbiamo cenato con lei, e, come è evidente, ci ha abbagliati, sulla scena, per tutta la serata. Di seguito, abbiamo deciso di cambiare la sceneggiatura, di sviluppare il suo personaggio, di fare del film una lunga passeggiata di Jeanne Moreau nelle strade di Parigi.
È stato un incontro molto importante per la mia carriera e anche per la mia vita. Ciò che ammiro di più in lei, sono i rischi che ogni volta si è presa. Mi diceva, qualche anno fa: "Al limite, posso anche non leggere la sceneggiatura: ciò che mi interessa sono gli incontri". Jeanne ha, sempre, deciso di lavorare con i registi che la interessavano, di voltare le spalle a una carriera convenzionale, di fare delle scelte che portassero a risultati eclatanti o ad avventure non riuscite (penso al bellissimo lavoro con Orson Welles).
Ho sempre ammirato la sua eleganza, il suo modo di mettersi a disposizione dell'arte, tanto che lei stessa è brillantemente passata alla regia. Jeanne Moreau, la sua intelligenza, la sua sensibilità, i suoi suggerimenti, le sue osservazioni, mi sono sempre state preziose. E oggi, sono ben felice di vedere che fa molti film: il cinema francese senza di lei non sarebbe più veramente cinema.
(Louis Malle)
Florence aspetta a lungo nel café in cui deve incontrare Julien. Poi, in alcune inquadrature divenute celeberrime, cammina per le strade di Parigi alla ricerca del suo amante, convinta di essere stata abbandonata, e ripercorre tutti i luoghi che frequenta abitualmente con lui.
Moreau interpreta queste scene senza ansia o frenesia, ma in una sorta di disperazione masochista, senza credere veramente di poter ritrovare Julien. Piove, e la donna vaga, bagnata, nella notte. Malle la riprende con una carrozzella per bambini spinta al suo fianco dal direttore della fotografia Henri Decaë, che ha lavorato anche con Jean-Pierre Melville in un altro grande noir del periodo, Bob le Flambeur (1955). Il volto della Moreau è illuminato soltanto dalle luci dei locali e dei negozi a cui passa dinanzi. In un'epoca in cui le attrici venivano illuminate e fotografate con grande cura, queste scene ebbero un effetto dirompente, e influenzarono molti film a venire. Ci rendiamo conto che Florence è un po' folle. E l'improvvisazione jazz di Miles Davis sembra appartenere alla notte tanto quanto lei.
(Roger Ebert)