Dalla sceneggiatura (di Milius) al film (di Coppola)

Dalla sceneggiatura (di Milius) al film (di Coppola)

Originariamente Apocalypse Now doveva essere un film a basso costo, da girare in 16 millimetri, scritto da John Milius e diretto da George Lucas. Si trattava di uno dei progetti messi in cantiere nel quadro dell'accordo tra l'American Zoetrope, la casa produttrice di Coppola, e la Warner Brothers. Lo script di Milius, terminato verso la fine del 1969 e ispirato a Heart of Darkness (secondo Coppola fu lui a suggerire al giovane sceneggiatore di rifarsi a Conrad), raccontava del viaggio di un ufficiale dei Berretti Verdi lungo un fiume alla ricerca di un colonnello americano che, al comando di truppe locali, combatte una sua guerra privata ai confini con la Cambogia. Anche il titolo è opera di Milius. Questi, sostenitore dell'intervento americano in Vietnam, intendeva parodiare uno degli slogan degli hippies: Nirvana Now. In seguito al fallimento commerciale di L'uomo che fuggì dal futuro (1970), l'esordio registico di Lucas, la Warner recise il contratto con la Zoetrope, ma mantenne i diritti di Apocalypse Now, che vennero poi rilevati da Coppola, con l'intenzione di realizzare l'opera egli stesso.
La questione del rapporto tra la sceneggiatura originale e il film di Coppola, ovviamente, è una delle più dibattute quando si parla di Apocalypse Now. Gli elementi di fondo, a livello di pura fabula, sono rimasti inalterati, ed è anche possibile riconoscere la derivazione chiaramente miliusiana del personaggio di Lance, il campione di surf. Ma ciò non toglie che lo script di Milius, il quale non collaborò in alcun modo alla realizzazione del film, fu fortemente rielaborato sia nel corso delle riprese (ad esempio per ciò che riguarda il finale), sia in sede di montaggio (con l'inserimento del commento off scritto da Michael Herr). Il testo di partenza aveva maggior azione (ad esempio si vedevano gli uomini di Kurtz in combattimento) ed era ricco di episodi grotteschi, alcuni dei quali a sfondo sessuale. A questa miscela di sex and violence, si aggiungevano alcuni dei temi cari a John Milius: l'esaltazione nicciana della forza e la visione della guerra come condizione naturale dell'uomo. Non a caso, l'autore di Conan il barbaro (1981), pur apprezzando l'opera di Coppola, ne ha più volte criticato l'impostazione antibellicista, arrivando a dire che fare un film contro la guerra "è tanto sciocco quanto fare un film anti-pioggia. Comunque pioverà".
Ma verificare quanto del testo di Milius sia sopravvissuto all'interno di Apocalypse Now è evidentemente un falso problema. Coppola, soprattutto nel caso di questo film, è un autore nel senso pieno del termine. In Apocalypse Now, senza voler sottovalutare l'apporto di alcuni collaboratori (come Michael Herr o Vittorio Storaro, il direttore della fotografia), il regista si pone come l'artefice e il garante unico dell'opera nella sua globalità.

(Giaime Alonge, Tra Saigon e Bayreuth. Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, Tirrenia Stampatori, 1993)

 


Apocalypse Now
ha ormai raggiunto lo status di un Citizen Kane, ed è riconosciuto come uno dei più grandi film di ogni tempo. Non fu così da subito. All'epoca dell'uscita, non pochi critici ci scorticarono vivi. Certamente resta il mio più celebre risultato come sceneggiatore, e uno dei migliori. So che quando morirò, scriveranno solo: "John Milius, che ha scritto Apocalypse Now, ci ha lasciati la scorsa settimana".
Quella sceneggiatura aveva cominciato a prendere forma quando frequentavo la scuola di cinema della USC - la West Point di Hollywood - insieme a George Lucas. Non avevamo ancora incontrato Francis. George e io eravamo i capobanda della scuola, quelli che vincevano premi con i loro film di fine corso. George era il good boy e io ero il bad boy. Vivevo nella mia auto. Ero un surfista anarchico, un ribelle dalla testa ai piedi, un anti-intellettuale della peggior specie. Un giorno sì e uno no minacciavano di cacciarmi dalla scuola. Ho sempre avuto problemi con l'autorità.
Lo spettro della guerra del Vietnam pendeva sulle nostre teste. Ero l'unico che avrebbe voluto arruolarsi - tutti gli altri pensavano ad andare in Canada o a sposarsi. Mi iscrissi al Marine Air Program, ma avevo l'asma e venni respinto. Quindi dovetti riconfigurare la mia vita. [...] Alla USC avevo un insegnante di scrittura, Mr. Irwin Blacker, che mi diede questo compito. Ci raccontava eccentriche storie hollywoodiane, compresa quella sui tanti registi che avevano provato a portare sullo schermo Cuore di tenebra - più prestigioso di tutti, Orson Welles - senza che nessuno nemmeno riuscisse a sfiorarlo. Conoscevo il libro, l'avevo letto quando avevo diciassette anni e l'avevo amato.
Così decisi. Non solo avrei fatto il mio film sul Vietnam, ma avrei usato Cuore di tenebra come un'allegoria. Avevo l'idea ambiziosa di andare a girarlo proprio in Vietnam. Quando George racconta la storia, esagerandola, dice che ero completamente pazzo... La verità è che tutti allora volevamo andare e girare. Il cinéma vérité era un'idea diffusa. Volevamo fare un piccolo film sporco, in 16mm, con la guerra in corso. Chissà, forse saremmo rimasti uccisi. Certo non sarebbe stato lo stesso film - e certamente non così buono, senza Francis.
Dopo la USC ero un giovane sceneggiatore che s'aggirava intorno alla American Zoetrope, la compagnia di Francis. Poi scrissi Corvo rosso non avrai il mio scalpo, che diventò un successo con Robert Redford. Le cose cominciarono a girare. Mi chiamavano per sistemare sceneggiature di altri. Ero arrivato al bivio: o continuare a riscrivere la roba altrui, o lanciarmi con il mio Apocalypse Now. Nel 1969 la Warner strinse un accordo con la American Zoetrope, e la sceneggiatura di Apocalypse finì nel pacchetto. Il titolo veniva dalle spillette degli hippies, che avevano scritto Nirvana Now e un simbolo della pace. Ne realizzai uno con una coda e il muso di un aereo, in modo che diventasse il simbolo di un B-52, e la scritta Apocalypse Now. Lo riprodussi immediatamente sulla mia tavola da surf.

(John Milius, in Rolling Stone: The Seventies, a cura di Ashley Kahn, Holly George-Warren, Shawn Dahl, Little-Brown, 1998)




Ricordo che sentii parlare per la prima volta di quello che sarebbe diventato il copione di Apocalypse Now da John Milius e George Lucas nei tardi anni Sessanta, in un periodo in cui avevo un ufficio alla Warner Brothers e lavoravo come sceneggiatore. Fino a poco tempo prima ero ancora uno studente della scuola di cinema dell'UCLA, ma allora avevo una posizione professionale, e il fatto che avessi un ufficio in uno studio attirava molti amici dell'USC e dell'UCLA, fra cui George, John e Carroll Ballard. Tutti parlavano di tutto, degli eccitanti progetti che avevano in mente. John raccontava storie incredibili sui suoi amici surfisti rientrati dal Vietnam e su quello che succedeva laggiù. Voleva scriverne una sceneggiatura, e la chiamava di volta in volta o The Psychedelic Soldier o Apocalypse Now. Erano i primi anni della formazione della mia società, l'American Zoetrope, ed eravamo tutti esaltati dai film che avremmo fatto. George e John si stavano mettendo insieme per pianificare Apocalypse Now e volevano girarlo in 16mm da qualche parte a Stockton; Carroll Ballard era immerso in Cuore di tenebra di Conrad e programmava di metterlo in produzione. Io stavo scrivendo La conversazione, ed era quello che volevo fare. Si formarono a dir poco un bel po' di incroci, e prima ancora che me ne rendessi conto la descrizione del futuro copione di John comprendeva un soldato di nome Willard che risaliva un fiume alla ricerca di un ufficiale rinnegato di nome Kurtz. Non c'è dubbio che l'interesse di Carroll per Conrad fosse nell'aria e avesse influenzato John, malgrado quest'ultimo sostenesse di aver sempre avuto in mente quella struttura. [...]
Per un breve periodo la Warner Brothers sponsorizzò l'American Zoetrope, e io distribuii fra tutti il denaro messo a disposizione cosicché John potesse scrivere Apocalypse Now, George riuscisse a realizzare L'uomo che fuggi dal futuro e Carroll comporre una sceneggiatura originale che lui aveva intitolato Vesuvia. Circa un anno dopo la Warner Brothers rifiutò l'intero nostro pacchetto di progetti e più tardi, quando Il padrino divenne un successo, pretese che restituissi tutti i soldi che ci aveva versato per sviluppare i progetti, minacciando di impedirmi legalmente di realizzare Il padrino - parte II. Il denaro venne restituito, e in qualche modo mi ritrovai a possedere i diritti di tutti i copioni che erano stati scritti, compreso Apocalypse Now. Chiamai George per dirgli che il copione era mio e per chiedergli se voleva essere lui a dirigerlo. Rispose che stava per iniziare un nuovo progetto di fantascienza e che per più di un anno non sarebbe stato in grado di dedicarsi ad Apocalypse Now. Poi chiamai John Milius e gli chiesi se voleva dirigerlo, ma anche lui era orientato verso un altro progetto.
A quel punto pensai che fra tutti i copioni che di cui ero entrato in possesso, Apocalypse Now era il migliore. Forse se l'avessi diretto io stesso come un grosso film di guerra e azione l'American Zoetrope avrebbe potuto guadagnare un bel po' di soldi, soldi che avremmo poi potuto usare per realizzare i nostri film meno impegnativi. Invece di girarlo a Stockton in 16mm, pensai, mi piacerebbe realizzarlo in un formato enorme, magari addirittura nel formato IMAX (possibilità che esplorammo), e usando il Sensurround farne una cosa davvero grossa. Così mi misi al lavoro con la mia squadra e il copione di John, e alla fine scegliemmo le Filippine come location migliore in cui cominciare la produzione. [...]
Molte delle grandi scene, delle scene memorabili, provengono testualmente dal copione originale di John Milius: la struttura della motovedetta e il suo equipaggio; lo straordinario attacco degli elicotteri con Wagner diffuso dagli altoparlanti; la tigre; le conigliette di Playboy, il misterioso ponte di Do Lung. Il mio lavoro sulla sceneggiatura aumentò i paralleli con Conrad e sviluppò molte scene, fra cui quella della "Piantagione francese" e quasi tutto il terzo atto del film.

(Francis Ford Coppola, Apocalypse Now Redux, sceneggiatura di John Milius e Francis Ford Coppola, Alet, 2006)