Antologia critica

Antologia critica

Altri film importanti come Il cacciatore, Platoon, Full Metal Jacket ci hanno offerto la loro visione del Vietnam. Una volta, all'Hawaii Film Festival, mi è capitato di vedere cinque film nordvietnamiti sul tema: la parola 'America' non veniva mai citata, si diceva solo 'il nemico': uno dei registi mi ha detto 'per noi è lo stesso, siamo stati invasi dalla Cina, dalla Francia, dagli Stati Uniti'. Ma Apocalypse Now è un passo avanti rispetto a qualsiasi altro, perché si spinge fin nei luoghi bui dell'anima. Non è tanto un film sulla guerra, quanto su come la guerra sveli verità che non avremmo mai voluto conoscere. Se siamo fortunati, passiamo la vita in una sorta di paradiso illusorio, senza mai sapere quanto vicini siamo all'abisso. Ciò che fa impazzire Kurtz ("l'orrore") è la scoperta di quell'abisso.

Roger Ebert, 28 novembre 1999



Il bad trip di Coppola nel sud-est asiatico si basava sulla sceneggiatura scritta insieme a John Milius, con voce narrante a cura di Michael Herr. Si ispirava a Cuore di tenebra di Conrad, al diario-reportage dello stesso Herr, Dispatches, e se vogliamo trovare una fonte più nascosta, alla pagina in cui Rudyard Kipling definisce l'America il paese che si fa carico del fardello imperiale dell'uomo bianco. [...] Ora Apocalypse Now è riapparso, in occasione del suo quarantennale, in quel che Coppola chiama il 'final cut' definitivo. È interessante che questa versione finale non abbia incluso più girato; anzi è stata rimossa parte della sequenza delle Playmate, inserita nella versione Redux; ma è stata trattenuta l'intera scena del party nella piantagione francese, ovvero l'incontro con i rabbiosi fantasmi dell'età imperiale [...] Infine, proprio qui Apocalypse Now trova il suo trionfo, nel riaffermare la disumanità dell'impero. Come tanti piantatori coloniali, il colonnello Kurtz prova un piacere intenso, quasi un'estasi, nel sentirsi superiore al popolo che ha soggiogato. Avendo messo alla prova la sua forza contro la loro, ora può persino fingere di considerare la loro presunta onestà primitiva superiore alla civiltà bianca, che lui sente di aver trasceso. Ma essendosi lasciato alle spalle, con disprezzo, la propria identità, scopre di non aver più alcuna sostanza né alcuna esistenza, né come uomo, né come dio".

Peter Bradshaw, The Guardian, 7 agosto 2019




Come la serie del Padrino, l'allucinatorio racconto epico sul Vietnam di Coppola è entrato nella nostra cultura su un piano mitologico, meno interessato a perseguire la precisione del dettaglio che a produrre un cosmico pugno nello stomaco. Se tutti oggi conosciamo l'odore del napalm di mattina, è perché Apocalypse Now ci parlava con un linguaggio irriverente, diverso da quello di qualsiasi precedente film di guerra. Nevroticamente, Coppola continua a giocare con il suo film, ogni anno allontanandosi un po' di più dai suoi impulsi iniziali [...] Ma Apocalypse Now è e sarà sempre con noi. Non ha bisogno di nessun ulteriore aiuto da parte dei suoi autori. Aprite gli occhi e le orecchie e arruolatevi di nuovo".

Joshua Rothkopf, Time Out, 9 agosto 2019