Amarcord e la Storia

Amarcord e la Storia

L'azione di Amarcord dura un anno esatto, da una primavera a un'altra primavera. Ma di quale anno si tratta? Sempre riluttante a fornire precisazioni, l'autore sparge segnali contraddittori. Potrebbe trattarsi del 1933, anno della VII Mille Miglia e del viaggio inaugurale del transatlantico 'Rex', citati nel film; ma anche del '35, quando con la guerra in Etiopia si cominciò a cantare Faccetta nera; o del '37, quando uscì Voglio danzare con te con Ginger & Fred di cui si vede un manifesto. Siamo, insomma, in un anno ballerino fra il '33 e il '37, nel cuore degli Anni Trenta.
(Tullio Kezich)

 

Amarcord, ambientato negli anni trenta e dunque agli inizi del ventennio fascista, non segue la logica del film politicamente 'corretto'. Questo vale a dire che Fellini non dà allo spettatore la facile opportunità di scrollarsi di dosso il proprio passato, mostrando un'immagine di fascista con la camicia nera e stivaloni assetato di sangue, un po' come il personaggio di Attila (Donald Sutherland) in Novecento di Bertolucci; oppure quella di un conformista che uccide per essere accettato dai propri compagni e dunque compensare qualche evento sessuale traumatico del proprio passato, tale è ad esempio Marcello ne Il conformista, sempre di Bertolucci. Fellini sembra ritenere che l'equazione tra fascismo e patologia non può che rassicurare lo spettatore, dal momento che le persone 'normali' non presentano certo caratteristiche psichiche devianti di tale sorta e possono dunque pensarsi liberi e incontaminati dalla tradizione fascista.
(Peter Bondanella)

 

Certo, il fascismo di Amarcord non è esaminato dal di fuori, restituito e rappresentato attraverso prospettive ideologiche e ricognizioni storiche; non sono capace di giudizi distaccati, le diagnosi asettiche, le definizioni esaurienti e totali mi sembrano sempre un po' astratte e disumane, perfino un po' nevrotiche se sono formulate da quelli che il fascismo l'hanno vissuto, ne sono stati inevitabilmente condizionati, si è intessuto, diramato anche nelle zone e negli aspetti più privati della vita. E mi ha fatto piacere leggere in qualche critica che raramente il fascismo era stato rappresentato con tanta verità come nel mio film. Tanto più che qualche volta mi capitava di sentirmi obbligato a provare un vaghissimo senso di emarginazione a proposito dei cosiddetti film politici. Non capivo, per esempio, perché un film dal contenuto politico debba essere considerato a priori un bel film. E io, che non saprei mai fare un film politico in questo senso.
(Federico Fellini)




 

Non si può certo dire che il regista sia stato tenero verso la società boccheggiante sotto il tallone della dittatura: come 'Bildungsroman', o romanzo dell'educazione sentimentale di Titta, Amarcord delinea il deprimente perimetro dell'Italietta con rancore non sopito e rigore assoluto. Il tono umoristico del ricordo non attenua l'implacabilità della denuncia; e gli anni del consenso, ancora una volta controcorrente rispetto alla cultura ufficiale che lo sta riscoprendo, ne escono ridimensionati in tutta la loro povertà morale e culturale. È curioso che il più severo giudizio politico su un'epoca sbagliata venga dall'ispirazione di un artista dichiaratamente impolitico.
(Tullio Kezich)

 

La provincia di Amarcord è quella dove tutti siamo riconoscibili, autore in testa, nell'ignoranza che ci confondeva. Una grande ignoranza e una grande confusione. Con questo non voglio minimizzare le cause economiche e sociali del fascismo. Voglio dire che quello che mi interessa è la maniera, psicologica, emotiva, di essere fascisti: una sorta di blocco, di arresto alla fase dell'adolescenza.
Tale arresto, tale repressione del naturale sviluppo di un individuo, credo che per forza debba scatenare dei grovigli compensatori. È forse per questo che quando la crescita si risolve in un'evoluzione tradita e delusa, il fascismo, per taluni aspetti, può perfino sembrare un'alternativa alla delusione, una specie di velleitaria e sgangherata riscossa.
Fascismo e adolescenza continuano ad essere in una certa misura stagioni storiche permanenti della nostra vita. L'adolescenza, della nostra vita individuale; il fascismo, di quella nazionale: questo restare, insomma, eternamente bambini, scaricare le responsabilità sugli altri, vivere con la confortante sensazione che c'è qualcuno che pensa per te, e, una volta è la mamma, una volta il papà, un'altra volta è il sindaco, o il duce, e poi il vescovo, e la Madonna e la televisione.
(Federico Fellini)



Da astuto osservatore ed interprete della cultura popolare italiana, Fellini riteneva che, durante il periodo fascista, l'italiano medio avesse ben poca familiarità con le ideologie politiche e che dunque gli anni nei quali il regime di Mussolini godette di un ampio appoggio popolare non potevano essere spiegati semplicemente postulando una nazione di deviati sessuali, oppure mediante la teorizzazione di una cospirazione per reprimere la classe lavorativa. Il fascismo dominò l'Italia per più di venti anni esattamente perché fu in grado di sfruttare una debolezza archetipica degli italiani: l'eterna adolescenza.
E l'impatto emozionale che il film ebbe sui più svariati spettatori di tutto il mondo e non solo su quelli più o meno interessati se non coinvolti nel periodo fascista della recente storia italiana, fu dovuto proprio al fatto che Fellini si rifiutò di girare un film 'politico' che intendesse denunciare una delle 'vergogne' del popolo italiano. […] Prima di tutto Amarcord evita di dividere gli abitanti di questa Rimini della memoria in 'eroi buoni' (gli antifascisti) e cattivi malvagi (i fascisti). La gente del paese, al contrario, si modella sotto le mani di Fellini in una galleria di tipi comici, tutti o quasi già presenti nei film precedenti del regista. Alcuni di questi, infatti, avevano fatto la loro comparsa nelle sequenze dedicate ai ricordi dell'infanzia e delle origini provinciali ne I clowns e Roma. Prima di essere individui sinistri e psichicamente malati, i fascisti di Fellini sono dei clown, manifestazioni evidenti di un arresto nello sviluppo, caratteristica questa condivisa da quasi tutti gli abitanti della cittadina.
(Peter Bondanella)

 

Le eterne premesse del fascismo mi pare di ravvisarle appunto nell'essere provinciali, nella mancanza di conoscenza dei problemi concretamente reali, nel rifiuto di approfondire, per pigrizia, per pregiudizio, per comodità, per presunzione, il proprio rapporto individuale con la vita. Vantarsi di essere ignoranti, cercare di affermare se stessi o il proprio gruppo non con la forza che viene dall'effettiva capacità, dall'esperienza, dal confronto della cultura, ma con la millanteria, le affermazioni fini a se stesse, lo spiegamento di qualità mimate invece che vere. Anche l'esibizione del sesso è fascismo. Il sesso dovrebbe essere un'emozione; e invece rischia di diventare una parata, una cosa buffonesca e inutile, una brutta cosa che le donne subiscono passive e attonite. Non si può combattere il fascismo senza identificarlo con la nostra parte stupida, meschina, velleitaria; una parte che non ha partito politico, della quale dovremmo vergognarci, e che a respingerla non basta dire: io milito in un partito antifascista. Perché quella parte sta dentro ciascuno di noi, e ad essa già una volta il 'fascismo' ha dato voce, autorità, credito.
(Federico Fellini)

 

Fellini è un abile affabulatore, non uno scienziato della politica e neppure uno storico, e mentre i suoi narratori così poco affidabili continuano a rivolgersi alla macchina da presa, ci ricordano che il mondo che abbiamo davanti agli occhi altro non è che un artefatto cinematografico. Certo ha a che fare con il passato dell'Italia, ma non è un documento storico soggetto ad analisi o a possibili controprove. Anche l'intrusione stessa da parte del regista, con la propria voce fuori campo o addirittura tirando una palla di neve addosso a uno dei propri personaggi, costituisce una chiara ammissione da parte di Fellini che anche lui si considera cittadino del fantastico paese di Amarcord: ignorante e confuso durante gli anni di provincia passati sotto il regime fascista, eternamente adolescente come tutti i personaggi messi in burla e presi in giro nel film.
(Peter Bondanella)