Cops

Cops

(Poliziotti, USA/1922) di Buster Keaton ed Eddie Cline (20’)

Sceneggiatura: Buster Keaton, Eddie Cline. Fotografia: Elgin Lessley. Interpreti: Buster Keaton (lo sposo), Sybil Seely (la sposa), Joe Roberts (il facchino). Produzione: Joseph M. Schenck per Comique Film Corporation. Durata: 22’
Restaurato nel 2016 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Cohen Film Collection presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. Con il sostegno di Matthew e Natalie Bernstein


In Cops il personaggio di Keaton, pur armato delle migliori intenzioni, scivola progressivamente in una spirale kafkiana di colpevolezza alla quale, sul finire, sembra non avere più la forza di opporsi, scegliendo di lasciarsi ‘inghiottire’ dai cancelli del commissariato di polizia. L’ultima sequenza, in cui Buster è inseguito da una “moltiplicazione terribile di poliziotti invadenti e vendicativi che anneriscono lo schermo col loro pullulare”, resta tra le più celebri e immediatamente riconoscibili della storia del cinema.


Keaton esprime un’inquietudine che disorienta, un’estraneità che rasenta spesso l’angoscia panica. In questo Keaton ha in comune con Kafka la concisione superba del racconto, l’economia rigorosa dei mezzi, il gusto dei bruschi cambiamenti di ritmo. Le immobilità sublimi di Buster, ridotto a un simbolo dell’attesa in un ginnasio o in una chiesa vuoti, o catatonico fino al vegetativo, precedono improvvisi slanci nel supersonico: per raggiungere la sua amata, attraversa una città intera in un secondo, superando quando è il caso, ostacoli olimpionici. [...] Buster è divenuto l’Adamo colpevole di un Paradiso poliziesco, l’unica giustificazione di questo apparato smisurato. Malgrado una tendenza secondaria di questi giustizieri ad annientarsi a vicenda, Buster, stanco di guerra, si lascerà inghiottire dall’antro castratore che è il nero commissariato di polizia. Come in Kafka, la legge trascende l’umano e gli impone il suo movimento, le sue illusioni, quindi il suo verdetto.
(Robert Benayoun, Lo sguardo di Buster Keaton, Emme Edizioni, Milano 1982)


Mi è stato chiesto spesso se abbia concepito i miei film come dei sogni, dei sogni in cui accadono cose assurde e fuori controllo. In un certo senso è vero: tutti i miei film a due rulli erano come dei sogni, compreso Cops. Quando passammo a realizzare dei lungometraggi questo aspetto si ridimensionò a favore di una struttura narrativa più complessa. Lasciammo andare le acrobazie più impossibili e le gag da ‘cartone animato’, come le chiamavano all’epoca, volevamo che le nostre storie fossero più credibili, più verosimili. In Cops, come negli altri film di quel periodo, avevamo in mente circa il cinquanta per cento del film prima di iniziare a girare. Il resto veniva sviluppato durante le riprese.
(Buster Keaton intervistato da Studs Terkel, 1960)

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