Un film diverso da tutti gli altri

Un film diverso da tutti gli altri

La mitologia vampiresca quasi non esiste nella cultura popolare, al tempo in cui Vampyr viene girato. “Un film diverso da ogni altro”, Vampyr viene realizzato in un momento preciso, tra la fine del 1930 e l’inizio del 1931, e mostrato al pubblico nove mesi più tardi. È uno dei film d’arte indipendenti dell’epoca, come Le Sang d’un poète di Cocteau e L’Âge d’or di Buñuel, e vede la luce grazie al patrocinio artistico concesso dal barone de Gunzburg alla compagnia che Dreyer ha fondato, dopo la difficile esperienza di La passione di Giovanna D’Arco. Dev’essere un film poco costoso, dunque non viene costruito nessun set, tutto è girato on location vicino a Parigi, a Senlis e Montargis: una vera locanda, una fabbrica del ghiaccio abbandonata, un castello in rovina, tutto abbastanza vero da poter diventare base dell’assoluta irrealtà, determinando uno stile che anch’esso, in quanto tale, è in parte frutto del caso.

Peter von Bagh *



Il regista si ostina quasi con divertimento ad accumulare gli errori che non si devono commettere se non si vuole essere bocciati a un esame di cinema. Moltiplica i falsi raccordi, le immagini soggettive che in realtà non lo sono, i movimenti di macchina che vanno dall’alto in basso mentre la logica esigerebbe il contrario, i frammenti di dialogo inudibili, gli accessori bizzarri, i particolari incomprensibili. In altre parole, sembra che Dreyer abbia realizzato un pessimo pastiche, affrontando un genere che non riesce a controllare e restando a metà strada tra il fantastico e il realismo senza mai veramente scegliere fra i due. È per questa ragione che gli storici del cinema fantastico non riescono a inquadrare questo film e a volte preferiscono passarlo sotto silenzio.

Maurice Drouzy, Carl Th. Dreyer nato Nilsson, Ubulibri, 1990




Vampyr
fu da subito un film strano anche secondo gli standard europei, e ancor più strano rispetto a ciò che stava prendendo forma a Hollywood in quegli stessi anni, e che avrebbe assunto il nome di ‘genere horror’. Se Vampyr ebbe mai una qualche potenzialità commerciale, questa era ormai andata perduta al momento della sua première: nei mesi in cui la sua distribuzione veniva ritardata, uscirono sia il Dracula di Tod Browning sia il Frankenstein di James Whale, diventando all’istante leggende commerciali. Vampyr perse così quel che avrebbe potuto essere uno status di film pioniere – o punta di diamante di un genere cui comunque non apparteneva – e scivolò in un anonimato che, perversamente, sembrò essere da allora in poi il suo proprio modo di esistenza.

Peter von Bagh *




* Saggio inedito contenuto nel booklet del cofanetto Vampyr (Edizioni Cineteca di Bologna), in corso di pubblicazione