Paesaggi sonori

Paesaggi sonori

Per scatenare l'emozione deve esserci il giusto e delicato equilibrio tra immagini, suoni, musica e dialoghi. Come entra la musica, a quale volume, come esce: questi dettagli devono essere perfetti, e la musica che scrisse Angelo [Badalamenti] fu determinante.
David Lynch

 

In fase di montaggio avevo in mente i suoni, ma a guidarci è stata la musica più che gli effetti sonori. Quando lavoro con Angelo [Badalamenti], in genere è l'immagine che plasma i suoni. Ma può succedere il contrario, oppure che le due cose emergano contemporaneamente. In questo film a volte abbiamo rimontato la sequenza delle immagini perché ci serviva più girato qua e là per dare respiro ai suoni. Ogni scena ha il suo tono appropriato. E il sonoro può amplificare o distruggere quest'atmosfera. Una volta ottenuto il suono adatto, si tratta solo di trovare il livello adeguato. Non è stato tanto semplice trovare la formula giusta per Una storia vera. Non si verificano fatti straordinari. È una storia così semplice, così pura, che introducendo un nuovo elemento si rischia di creare una distrazione fuori luogo. Se ti trovi in una stanza più o meno vuota, qualunque mobile è un pugno nell'occhio. E se entra qualcuno, la sua presenza si avvertirà di più. In altre parole se il suono è troppo potente si rischia di rovinare tutto. Ma se è troppo sommesso si rischia che passi inosservato. [...]
Ho fatto come al solito. Mi sono seduto accanto a lui nel suo studio. Io comincio a parlargli e lui si mette a suonare. A seconda di come reagisce, vado avanti a parlare un altro po'. A volte gli basta una parola e produce qualcosa di magico, una nota o due, e da lì in poi le cose procedono spedite. È così che ha composto un primo pezzo, e da quello sono nati gli altri. Ci sono volute solo poche parole insignificanti che neppure ricordo più. L'importante è quel che circola nell'aria. Tutto dipende dalle interazioni, e questo vale per tutte le fasi della produzione e anche nella vita.
David Lynch, in Michael Henry, "Positif", novembre 1999, trad. in David Lynch, Perdersi è meraviglioso, minimum fax, Roma 2012




Anche la musica di Badalamenti risulta atipica se paragonata alle precedenti colonne sonore. Se prima la bellezza della sua musica risiedeva proprio nel suo essere oscura e cupa, adesso i brani sono sviluppati sempre molto lentamente e generano emozioni profonde, ma con mestizia e soavità. È una musica quieta e sognante, triste e struggente, come le antiche ballate country.
Il Tema di Laurens, la piccola cittadina nell'Iowa da dove ha inizio la storia, è un brano lirico e celestiale composto da una semplice melodia per piano rafforzata dai suoni eterei del sintetizzatore che danno ulteriore spessore alle immagini del cielo stellato. Il Tema di Rose, per chitarre e archi, è invece triste e struggente proprio come la vita della donna, perché "deve toccare il cuore e trasportare il pubblico nella più pura e profonda emozione". Il Tema di Alvin inizia invece con un assolo di violino che agisce come un richiamo per il protagonista che abbandona tutto e, nell'ottimismo sfrontato e rassicurante della melodia in puro stile country, parte per l'avventura. "L'ispirazione viene dal cuore dell'America, il 'Midwest', un posto che dà una sensazione precisa, fa pensare agli spazi aperti e alla solitudine. E poi ci sono le riflessioni sul passato e sulla propria vita, le emozioni che derivano dai ricordi. La musica accompagna il lungo viaggio di Alvin, lo segue in tutta la sua lentezza, per sette settimane nella campagna della provincia americana. Ho utilizzato i suoni di tre chitarre acustiche per ritrovare un tipo di ritmo e un'atmosfera che fanno parte di un contesto locale più che nazionale. [...] La musica è diversa a seconda dei sentimenti, degli incontri, dei problemi che si affrontano e delle domande che si fanno lungo il viaggio, ma la chiave è sempre l'emozione che ti dà la musica" (Badalamenti).
Domenico De Gaetano, Il caso Lynch-Badalamenti, in David Lynch, "Garage", n. 17, 2000




I suoni corrispondono ai gesti, agli oggetti e alle persone che li generano, però tutto è trattato con simbolismo, con grande aderenza interpretativa. Il tagliaerba non è solamente il mezzo di trasporto che permette ad Alvin d'arrivare da suo fratello, è anche il demiurgo dell'azione: crea accadimenti, incidenti e amicizie. È lui a decidere quando e dove fermarsi, perché in quel preciso momento Alvin è giunto ad una tappa obbligatoria del suo viaggio, il viaggio di un'intera vita. Dunque il suono del tagliaerba è il suono di Alvin, delle sue anche arrugginite (scricchiolanti come le molle del sedile). E il nuovo tagliaerba, quello vecchio è stato abbattuto con due colpi di fucile, corrisponde a una nuova rinascita.
Il sodalizio tra visione e audio conferisce alla natura un ruolo da protagonista. I suoni ambientali confezionano uno scenario agricolo luminosissimo, dove il rumore delle macchine da semina nei campi di grano viene trattato in modo realistico. La lontananza di questi oggetti viene accentuata dalla straordinaria veridicità dell'audiovisione, quindi il loro rumore è pari alla distanza dell'inquadratura, più lontana è la macchina da presa e meno il suono è presente.
La musica e il silenzio giocano un ruolo assolutamente decisivo nell'emotività dello spettatore, che viene estasiato dalla splendida colonna sonora di Angelo Badalamenti, assolutamente aderente ai paesaggi e alle varie atmosfere notturne e diurne.
Riccardo Sampino Mattarelli, David Lynch sound designer, CRAC Edizioni, Ancona 2014




Una storia vera
è una sorta di film antidigitale: senza effetti speciali, né a livello di regia né a quello della fotografia o del suono. [...] La storia in sé è semplice e si riduce spesso alla presenza di un uomo in un paesaggio: non è facile da realizzare come si potrebbe credere, perché non c'è molto su cui basarsi. Perciò, non appena si lavora su qualcosa, questo qualcosa diventa fondamentale. Ogni dettaglio diventa importante, anche ogni suono. Non ci sono venti suoni differenti, ma due o tre, e quindi il modo in cui appaiono e scompaiono diventa essenziale. Si muovono insieme al film, si mescolano come una melodia. È quello che dicevo a proposito della musica: su che ritmo occorre farla intervenire perché produca un'emozione? Ed è questo che ho amato nel film: la sensazione delle sequenze e la miscela che ne è conseguita, e il fatto di realizzare tutto questo in termini minimalisti. Meno motivi, ma più variazioni... Sì, ma le variazioni sono poche, perché sono qualcosa di intellettuale, mentre è la storia a imporre il suo stile, e gli esperimenti si fanno con i suoni secondo il modello azione-reazione. Non ci si sofferma a misurare gli effetti, tutto è semplice e genuino.
David Lynch, in Nicolas Saada e Serge Toubiana, Entretien avec David Lynch, "Cahiers du Cinéma", novembre 1999, trad. in Thierry Jousse, David Lynch, Cahiers du Cinéma, Parigi 2010