Bob-Jake

Bob-Jake

La lavorazione di Toro scatenato fu probabilmente la più complessa e radicale nella carriera attoriale di De Niro, quella in cui egli mise in gioco tutto se stesso, oltre i limiti del perfezionismo, fino ad apparire un ossessivo della recitazione. Interpretare un boxeur, infatti, voleva dire per lui entrare fino in fondo nel mondo magmatico del pugilato, imparare a combattere su un ring, affrontare i problemi di peso, sintonizzarsi sulla vita privata e pubblica del suo personaggio. La prima mossa, in tal senso, fu quella di prendere lezioni di boxe direttamente da Jake LaMotta, che la United Artists ingaggiò come consulente cinematografico. Ogni giorno, per sei mesi prima dell'inizio delle riprese, De Niro frequentò la Gramercy Gym di New York insieme all'ex campione del mondo, affrontando gli allenamenti con lo stesso spirito di un atleta che prepara una gara. LaMotta, che a quanto pare subì da Robert la rottura delle capsule dei denti superiori (prontamente risarcitegli dalla produzione), dichiarò che l'attore poteva tranquillamente essere annoverato nella classifica dei venti pesi medi del mondo.
Questo processo di identificazione si sommò alla volontà, da parte di De Niro, di interagire direttamente con i personaggi della vita del pugile, in particolare con la vera Vickie LaMotta e la figlia Stephanie, che andò a trovare nella loro casa in Florida. Ma il vero scarto camaleontico, rispetto a tutte le precedenti interpretazioni, avvenne per la realizzazione della seconda parte del film. Robert voleva assolutamente che l'aumento di peso caratteristico del LaMotta degli anni Cinquanta-Sessanta non fosse artificiale. Questo implicò, da parte dell'attore, una vera e propria immersione gastronomica nei migliori ristoranti francesi e italiani, che comportò una pausa nella lavorazione durante l'estate del 1979: in autunno Bobby era aumentato di oltre venti chili. Il risultato artistico fu tuttavia eccellente e gli valse il premio Oscar 1981 come attore protagonista e il New York Film Award.
(Giorgio Nisini, Robert De Niro, Gremese Editore, 2004)


Per calarsi nei panni di questo personaggio viscerale così vicino agli eroi del neorealismo, De Niro realizza un capolavoro di immedesimazione: diventa amico personale di LaMotta, che gli fa da coach personale durante le dieci settimane di riprese degli incontri, e per interpretare il pugile obeso e decaduto negli anni Cinquanta passa quattro mesi tra Nord Italia e Francia a mangiare e dormire a spese della produzione e ingrassa di venticinque chili, cosa mai realizzata nella storia del cinema. Nella mimica da brivido dell'attore (premiata con l'Oscar al miglior protagonista), più misurata e drammatica che nelle prove precedenti, all'osservazione diretta del personaggio si sente la reminiscenza di eroi underworld, come l'isterico Widmark in Il bacio della morte (Kiss of Death, di Henry Hathaway, 1947) o Cagney in Nemico pubblico di Wellmann e La furia umana (White Heat, di Raul Walsh, 1949): è un momento di grazia, regista e interprete si incontrano sul terreno dell'ispirazione e di una maturità stilistica senza scorie di velleità.
(Serafino Murri, Martin Scorsese, Il Castoro, 2007)


Bob è un attore molto generoso e, a volte, dà il meglio di sé quando l'altro attore è inquadrato in primo piano. Spesso rubo alcune battute dei dialoghi che filmiamo da sopra le sue spalle, perché molte sono veramente buone. Inoltre, nelle sue scene, Bob riesce a far recitare bene anche gli altri attori. Per esempio, per la scena nella quale Jake chiede a Joey: "Ti sei scopato mia moglie?", avevo scritto sette pagine di dialogo, l'unica scena di dialogo di una certa consistenza. Quando lui fa la domanda, Joey gli dice: "Cosa? Come puoi farmi una domanda del genere?" Io dissi a Bob che Joe Pesci non reagiva in modo soddisfacente. Lui mi disse di girare e disse: "Ti sei scopato tua madre?" Quando rivedete il film, guardate la reazione di Joe! Mi piace quando qualcuno fornisce un aiuto del genere. Devi buttare il tuo io fuori dalla porta, devi dimenticartelo quando stai provando o quando stai sul set.
(MS)


Io e Bob lavoravamo assieme a modo nostro. Un mattino provavamo, poi passavamo il resto della giornata a cercare i vestiti. De Niro non segue un particolare metodo di recitazione. Ha appreso quello che più gli interessava dai vari insegnanti, da Stella Adler a Lee Strasberg e altri. Ci sono attori che per prepararsi a una scena si mettono in un angolo e cominciano a urlare. Ma io non ho mai visto Bob fare cose del genere, tranne per un ruolo così intenso come quello di Jake LaMotta. Nelle scene degli incontri c'era un sacco per allenamenti al centro del ring. Fuori campo sentivi i rumori di Bob che prendeva a pugni quel sacco e di colpo lui entrava nell'inquadratura, sudato e pronto a uccidere.
(MS)