La costruzione comica di 'Sherlock Jr.'

La costruzione comica di 'Sherlock Jr.'

Sherlock Jr. è un'antologia di invenzioni comiche e di gag che provengono dalla cultura keatoniana del Vaudeville (numeri che aveva sperimentato a teatro addirittura ai tempi dell'infanzia e dell'adolescenza, con i suoi genitori Myra e Joe, da The Three Keatons in poi) che si spingono oltre la comicità puramente slapstick degli anni Dieci.
La costruzione comica è allora uno degli elementi fondamentali del cinema di Keaton.
In Sherlock Jr. Keaton sembra partire in sordina per poi esplodere nel corso del film.
Anche quando l'azione sembra vivere su elementi del cinema gangster (fughe e rincorse tra banditi e detective) oppure su elementi della commedia degli equivoci (le scene nelle diverse abitazioni della giovane Kathryn - primo livello e secondo livello), oppure su momenti più propriamente drammatici (Kathryn prigioniera nel rifugio con il maggiordomo-bandito) ecco emergere il momento comico con l'invenzione del gag e del fuoritempo.
Così le sorprese sempre innovative vengono innescate e realizzate.
Si deve ricordare che anche se Keaton confida sulla sua genuina ripresentazione di gag tratti dal terreno del Vaudeville, o da pure costruzioni slapstick, d'altra parte il suo cinema fa leva sullo spazio prescelto e, proprio in Sherlock Jr., sul nero dello schermo nello schermo, sull'illusione e sul trucco e su alcuni effetti speciali come elementi comici oltre il reale, come per esempio la doppia esposizione con mascherino e sovrimpressione.
Infatti l'invenzione del mascherino e della doppia esposizione permette che due immagini impressionate in tempi diversi si possano combinare in una sola immagine, come quella dello schermo nello schermo con Buster e il paesaggio in cui è immerso che cambia di colpo sorprendendolo.
Il cinema di Keaton si fonda sull'eredità culturale del genio cinematografico di Georges Méliès, oltre che sul burlesco sennettiano degli anni Dieci che ha in Arbuckle il proprio culmine.
Questa sua ripresentazione è frutto di un rinnovamento inventivo totale sui metodi e sulle modalità di fare cinema, fondati su nuove basi e nuovi elementi che danno vita al linguaggio fantastico di Keaton, realizzato sì con trovate e sorprese comiche, ma sviluppato attraverso elementi nuovi rispetto agli autori suoi contemporanei degli anni Dieci e degli anni Venti.
Per questa sintesi di autore-attore nuovo e diverso Keaton è il meno convenzionale e il più rivoluzionario inventore di un linguaggio cinematografico deviante, tanto astratto e metafisico, quanto concreto e materialista, proprio perché ogni elemento diviene punto-centro della sua rappresentazione e del suo essere protagonista.
Come scrive acutamente Petr Kràl nel suo profondo e illuminante libro Les Burlesques ou Parade des somnambules, Paris, Stock, 1986, a proposito di The Playhouse, l'opera keatoniana collega direttamente il tema dell'illusione e della 'tromperie des images' al tema del labirinto.
Il percorso narrativo di Buster, the boy, in Sherlock Jr. è proprio quello di snodarsi dentro un labirinto dal quale può uscire solo svegliandosi, finendo il sogno e terminando il film.
Buster non riesce a operare delle scelte nella sua incredibile azione continua e senza pause. L'illusione e il sogno lo inducono dentro lo schermo (l'illusione dello schermo) nel quale agirà come spinto dall'azione del film stesso: ecco allora la presentazione del migliore detective, la misteriosa partita a biliardo con la sua schiacciante vittoria, il pedinamento del rivale-gangster e infine la fuga su una moto che va da sola portandolo a destinazione, senza che il detective quasi se ne accorga, fino al rifugio dove l'amata è tenuta pericolosamente prigioniera.
Illusione visiva. Trompe-l'oeil. Percorso labirintico. La narrazione fìlmica di Sherlock Jr. poggia sul sogno (che tutto permette) per realizzare le azioni sfrenate e incommensurabili dell'attore Buster dentro i meandri di un percorso senza fine, apparentemente lineare, ma sinuoso come un labirinto dal quale se ne può uscire fantasticamente abbattendo il rifugio dov'è prigioniera Kathryn e dopo un'altra fuga che finisce nell'acqua [...] per risvegliarsi ancora nella cabina-saletta di proiezione con il film Hearts and Pearls che, nonostante il sonno dell'addetto alla proiezione (Buster stesso), continua imperterrito a essere proiettato perfettamente sullo schermo tanto da venire utilizzato proprio dal protagonista per riuscire a baciare l'amata... Ma...
[...]
Il montaggio keatoniano rende essenziale anche il fantastico più puro. La dinamica delle azioni si dipana anche labirinticamente nelle due storie parallele di Sherlock Jr.
Queste azioni si realizzano durante due differenti livelli: quelle durante la realtà e quelle durante il sogno-film.
Il luogo primario di Sherlock Jr. è il cinema, ma proprio per le azioni che sorgono anche attraverso il sogno-film, i luoghi presentati diventano tutti i luoghi possibili, come se il punto-agente Buster si muovesse dentro un universo costruito per se stesso.
Un film di percorsi e di attraversamenti come si evince dalla visione e dalla lettura del découpage. Un film totalizzante.
Questa interpretazione di un suo universo a sé stante, di un proprio totale cosmo da percorrere e da attraversare da solo, come punto-agente (qui su una moto che non s'arresta mai, se non quando ha raggiunto il punto predisposto, là dov'è prigioniera l'amata Kathryn) e il suo metodo di messa in scena complesso, reso semplice da Keaton, fanno pensare all'organizzazione straordinaria e superiore che parte da una concezione profonda di spettacolo per giungere a una poetica nuova. Come i grandi artisti di epoche diverse anche Keaton è un pensatore e un organizzatore cinematografico.


(Francesco Ballo, Il cinema di Buster Keaton. Sherlock Jr., Edizioni Falsopiano, Alessandria 2013)