Il lavoro con gli attori

Il lavoro con gli attori

No, non ho avuto nessun problema a di­rigere attori non professionisti, mai. Come metodo di lavoro sugli attori e sulla realtà, sento che per me La terra trema è stato importantissimo, fondamentale per stabilire un rapporto con un materiale come quello dell'attore improvvisato, da utilizzare facen­dolo però rientrare nelle esigenze di un ri­gore espressivo e di una disciplina espressi­va che sono quelli dell'attore professionista. Non ho mai adoperato l'attore preso dalla strada senza chiedergli le stesse prestazioni di un attore professionista che aveva co­struito la propria personalità attraverso la disciplina della professione. E questo mi è venuto da Visconti. Come Visconti, inoltre, non faccio mai doppiare l'attore preso dalla strada. Già dalla Sfida ho fatto questo. Pa­squale Cennamo, che faceva il camorrista, parla con la sua voce, cosi gli altri.
(France­sco Rosi)



Nel film c'è un giusto amalgama tra gli attori professionisti e i non professionisti. Tra i professionisti c'erano Randone, che fa­ceva il presidente del tribunale di Viterbo, Frank Wolff che faceva Pisciotta e che poi si è suicidato... Wolff è stato una felice scoper­ta di Rosi, era uno sconosciuto ma l'abbia­mo preso perché somigliava molto a Pisciot­ta (mi ricordo che ho telefonato a Franco di­cendogli: "Ci siamo, credo che abbiamo tro­vato la faccia giusta per Pisciotta!"). Per i non professionisti la ricerca richiese molto tempo. Franco Indovina — anche lui sicilia­no, morto qualche anno fa in un incidente aereo nei pressi dell'aeroporto di Palermo —, Fernando Cicero, Rosi e io abbiamo fatto lunghe ricerche. Siccome avevo già girato dei film in Sicilia, conoscevo certe persone, sapevo a chi rivolgermi per trovare le perso­ne che ci servivano.
(Enzo Provenzale)


In Salvatore Giuliano Rosi era nel momento più bello della sua carriera. Sempre molto ric­co, molto vivo in tutte le scene, istruiva gli attori e i non attori buttandosi in una ma­niera incredibile prima del si gira, perché recita tutte le parti, si investe di tutti gli umori, i calori, le violenze della scena. Ri­cordo il suo dibattito al Circolo dei Civili di Montelepre, dove volle affrontare la cittadi­nanza che lo guardava con sospetto temen­do che lui volesse denigrarla. Disse le sue ragioni e convinse i presenti parlando da meridionale a meridionale, cioè dicendo chiaro e tondo: "Io non vi voglio rubare niente, non voglio girare niente di nascosto, io parlo per voi, non ho nessuna intenzione di denigrarvi, anzi desidero far capire per­ché Montelepre ha potuto crearsi la fama di cui gode". La sua chiarezza e il suo tono sin­cero furono molto apprezzati, e, dopo, i rap­porti con la popolazione locale divennero eccellenti, trovammo una grandissima colla­borazione, perfino un certo affetto, quella fedeltà tutta meridionale che è difficile re­perire altrove.
(Tullio Kezich)