Una sinfonia dell'orrore

Una sinfonia dell'orrore

Nosferatu - Eine Symphonie des Grauens, liberamente ispirato al Dracula di Bram Stoker, venne ideato e prodotto da Albin Grau, studioso di occultismo, seguace del mago Aleister Crowley e membro di varie sette teosofiche. Grau aveva fondato la casa produttrice Prana allo scopo di divulgare le proprie teorie sull'occultismo: dopo Nosferatu produsse Schatten, eine nächtliche Halluzination (Arthur Robison, 1923). Disegnatore di professione, Grau aveva conosciuto Friedrich Wilhelm Murnau nel 1920, realizzando i manifesti del suo film Der Gang in die Nacht, e probabilmente restò colpito dal modo in cui il regista sapeva usare la forza delle immagini, basandosi su tecniche che si rifacevano alla pittura romantica tedesca. In qualità di produttore, Grau realizzava disegni preparatori di tutte le scene dei propri film e ne ideava scenografie e costumi; la sua influenza nella realizzazione di Nosferatu è testimoniata da alcuni articoli apparsi nel 1921 sulla rivista "Der Film", dove si legge tra l'altro, a proposito della scena dell'imbarco delle bare: "Come al solito la direzione della scena non viene affidata al regista Murnau finché essa non è pronta per essere girata. In precedenza il direttore artistico della società, Albin Grau, l'ha preparata fin nei particolari secondo i principi psicologici e pittorici da lui adottati. Ogni dettaglio viene stabilito con rigore scientifico in funzione dell'effetto psicologico che deve produrre nello spettatore". Marca stilistica del film è il controluce, che crea immagini capaci di agire sull'inconscio: lo spettatore doveva percepire la presenza di un 'altro lato' della realtà. L'ombra serviva a mostrare l'invisibile e l'arcano, come nel momento culminante in cui l'ombra della mano di Nosferatu attanaglia il cuore di Ellen: il vampiro è qui una forza incorporea, oscura che s'identifica con la malattia.
[...] All'epoca della sua uscita il film riscontrò un enorme successo (anche se venne ritirato dalla distribuzione su richiesta della vedova di Bram Stoker per il mancato pagamento dei diritti sul romanzo); nel 1927 la nuova uscita del film a Parigi affascinò i surrealisti; e Nosferatu rimane ancora oggi un film inquietante, la comprensione del cui contenuto filosofico richiede un certo grado di iniziazione. La presenza di Nosferatu è associata all'epidemia di peste propagata dai topi che accompagnano il vampiro; nel film, un professore seguace di Paracelso interpreta invece la malattia come una sorta di corpo astrale creato dalle idee malsane, che diffonde il contagio e che viene distrutto dalla luce della conoscenza. Nella visione di questa Gnosi mistica (e non religiosa), l'ombra è l'assenza di conoscenza creata dal frapporsi delle cose terrene tra noi e la luce del sole. Sia Grau sia Murnau credevano nel potere delle forze oscure della natura; Murnau si allontanò poi dal mondo dell'occultismo, pur riconoscendo sempre di credere nelle 'coincidenze significative'.
(Luciano Berriatúa)




C'era un film, il cui titolo era Nosferatu, e che a ragione si definiva una "sinfonia dell'orrore". Brividi e incubi, ombre notturne e presagi di morte, follia e apparizioni di spettri s'intrecciano con immagini di sinistri paesaggi montuosi e mari in tempesta. Nel film compariva anche una carrozza spettrale che attraversava un bosco, la quale però non era né soprannaturale né spaventosa. Ma il presagio del soprannaturale era visibile nelle immagini della natura: la luna attraversata da nubi tempestose, un rudere nella notte, una silhouette cupa e irriconoscibile in un cortile vuoto, un ragno sul viso di un uomo, una barca con la velatura nera che entra nel canale senza che vi sia alcun essere vivente visibile a guidarla, lupi che ululano nella notte e cavalli che, d'improvviso, si adombrano senza un perché - tutte queste immagini erano pienamente verosimili. Ma da esse spirava un raggelante alito dell'aldilà.
Certo è che nessuna opera letteraria scritta o recitata potrà mai esprimere lo spettrale, il demoniaco e il soprannaturale al pari del cinema. La lingua dell'uomo è infatti un prodotto della sua razionalità, e perciò anche le parole orfiche di oscure formule magiche possono essere tutt'al più incomprensibili, ma mai 'soprannaturali'. Vale a dire che è nell'essenza stessa della parola diventare incomprensibile quando è inconcepibile. È un'arma di difesa dell'intelligenza umana. Uno sguardo, invece, può essere chiaro e comprensibile, pur essendo inconcepibile. Ed è questo che ci fa rizzare i capelli in testa.
(Béla Balázs)

 

 


Béla Balázs, critico cinematografico tedesco di origine ungherese, scrisse nel 1924 che "una gelida corrente da giorno del giudizio" aleggia nelle scene di Nosferatu. Per raggiungere questo effetto Murnau e il suo operatore Fritz Arno Wagner si avvalsero d'ogni sorta di trucchi. Tratti di pellicola negativa trasformano i boschi dei Carpazi in un intrico di bianchi alberi spettrali contro un cielo nero; inquadrature riprese a passo uno danno alla carrozza dell'impiegato l'aspetto di un veicolo fantasma che si muove misteriosamente a balzelloni. L'episodio più impressionante è quello in cui si vede la nave spettrale scivolare col suo terribile carico su acque fosforescenti. È notevole il fatto che tanto senso cinematografico e tanta ingegnosità tecnica servissero all'unico scopo di rappresentare l'orrore.
(Siegfried Kracauer)




 

Il film venne girato in estate, e la luce delle scene diurne era in forte contrasto con il dominio notturno del vampiro. Le colorazioni risultarono essenziali alla suggestione prodotta dal film: le scene notturne nei toni freddi del verde e del blu si opponevano ai caldi giallo e arancio del giorno e al rosa dell'alba. Per molti anni, tuttavia, negli archivi sono state disponibili solo copie incomplete in bianco e nero: l'effetto era quello, straniante, di un vampiro che si aggirava per le strade in pieno giorno (anche le scene notturne venivano girate di giorno, per poi creare l'effetto notte colorandole di blu).
(Luciano Berriatúa)

 




Nel 1978, il regista Werner Herzog si è sentito in dovere di realizzare un remake del Nosferatu che suona come una specie di calco mimetico dell'originale, potendo contare su un formidabile Klaus Kinski, sulla musica dei Popol Vuh e sul colore. Il perfido alleato del Pinguino nel secondo Batman di Tim Burton si chiama non casualmente Schrenk, e in King of New York di Abel Ferrara il gangster giapponese si diletta con la visione del Nosferatu originale, mentre, più recentemente, l'americano Elias Merhige ha voluto costruire il suo L'ombra del vampiro come una sorta di fantasioso making del film di Murnau, arrivando ad ipotizzare che il protagonista del film fosse un vero vampiro scritturato per l'occasione.
Insomma Nosferatu è senza dubbio uno dei capolavori più perturbanti, citati e 'omaggiati' della storia del cinema.
(Giacomo Manzoli)