La storia del film

La storia del film

Fin dal 1929 "Greta Garbo aveva espressamente dichiarato il suo entusiasmo all'idea di essere diretta da un artista, mentre non intendeva più avere a che fare con i mestieranti sotto contratto alla MGM. In particolare, desiderava lavorare con Lubitsch e Erich von Stroheim. Nel 1933, Luis B. Mayer considerò la possibilità di chiedere Lubitsch alla Paramount per dirigere La Regina Cristina, e la risposta della Garbo, via telegramma datato 1 Aprile, fu: 'Adoro Lubitsch. Va bene anche [Edmund] Goulding'. Ma Lubitsch era troppo impegnato nella preparazione di Partita a quattro, le cui riprese sarebbero iniziate nella prima metà di luglio. La collaborazione sarebbe dovuta essere rimandata di qualche anno.
La storia di Ninotchka fu proposta alla MGM nel 1937 da Gottfried Reinhardt, che fu poi assunto come assistente di Sidney Franklin. Il soggetto originale di Melchior Lengyel era ovviamente scritto su misura per la Garbo ma in maniera decisamente convenzionale. L'idea iniziale era racchiusa in tre frasi appuntate su un taccuino: 'Una ragazza russa satura di ideali va nella spaventosa, capitalista, monopolista Parigi. Trova l'amore e si diverte tantissimo. In fondo il Capitalismo non è così male'.
Nella versione di Lengyel, i tre commissari non sono comici (sono interpretati come personaggi seri), e non si parla di gioielli. Léon, la figura maschile principale, diventa un alcolizzato quando fallisce un affare e, alla fine, accompagna Ninotchka a Mosca. La base del film è qui – un politico ossessivo abbandono all'amore – ma la trama è appesantita. Una produzione di Sidney Franklin solo di nome.
Langley completò una parte della sceneggiatura il 7 Gennaio 1938. I tre delegati sono diventati cinque ma sono ancora ruoli seri. Léon sarebbe stato interpretato da William Powell. L'aggiunta del garbato ma bizzarro umorismo e sex appeal di Powell era una grande trovata per dare pepe ad una sceneggiatura ancora un po' piatta.
Sul finire del 1938, Gottfried Reinhardt collaborò a due stesure del film, una con Jacques Deval, che aveva scritto Tovarich, l'altra con S. N. Behrman. Ora, era previsto che il film sarebbe stato diretto da George Cukor. I testi sopravvissuti di queste versioni non mostrano un gran miglioramento; intorno al 30 novembre, i commissari non sono ancora concepiti come spalle comiche.




Mentre Reinhardt era a New York a lavorare con Behrman, seppe che Cukor aveva abbandonato Ninotchka per dedicare tutte le sue energie a Via col vento. Era un momentaccio, almeno per Reinhardt e Behrman, ai quali sembrava di essere a un punto di svolta nella sceneggiatura; in una stesura datata 15-12-1938, sono abbozzate le scene alla Torre Eiffel e nell'appartamento di Léon. In più, Behrman e Reinhardt hanno inventato la scena nel ristorante come momento in cui finalmente cade il glaciale riserbo di Ninotchka.
In risposta al ritiro di Cukor, la Garbo, che aveva di fatto approvato il regista, diede alla MGM due opzioni: Edmund Goulding o Lubitsch. Per la MGM, Goulding era fuori discussione, perché lo ritenevano obsoleto e sfocato (lo stesso anno Goulding avrebbe diretto – con risultati eccellenti – Tramonto, e avrebbe poi proseguito con altri importanti film, tra cui Il filo del rasoio e La fiera delle illusioni, a dimostrare che ad essere sfocato era il gusto di Louis B. Mayer per i registi). L'entusiasmo della MGM per Lubitsch era tiepido, solo perché aveva fatto perdere loro molto denaro con La vedova allegra. Eppure, sembrava ancora una scelta migliore rispetto a Goulding.
Le negoziazioni si conclusero il 30 dicembre 1938. Come parte del contratto, la MGM accettò di sostituire Scrivimi fermo posta, per cui avevano pagato a Lubitsch 62,500 dollari (lui aveva pagato 16,500 per i diritti, quindi ne derivò un notevole guadagno). In più, la MGM accettò di pagare Lubitsch 147,500 dollari in 52 rate settimanali per il successivo anno di attività professionale, durante il quale avrebbe realizzato due film. La clausola principale era che Ninotchka fosse il primo, anche se lo studio avrebbe cercato di accontentare l'irascibile regista con una clausola che avrebbe concesso la cancellazione del film con la Garbo che 'non avrebbe toccato gli accordi riguardo a... Scrivimi fermo posta.' Lo studio accettò di prendere James Stewart e Margaret Sullavan per il film".
(Scott Eyman, Ernst Lubitsch: Laughter in Paradise, Simon & Schuster, New York 1993).

"Nell’estate 1938 Myron Selznick, fratello del più celebre David O. Selznick, costituì con Lubitsch la Ernst Lubitsch Production, il cui primo progetto fu The Shop Around the Corner (Scrivimi fermo posta). Per protagonista fu chiamata la tedesca Dolly Haas. Un secondo film, con Carole Lombard e William Powell venne presto annunciato. Nel frattempo Lubitsch fu chiamato a girare per la MGM The Women, con Norma Shearer. Inoltre, la MGM si impegnò a distribuire The Shop Around the Corner, se Lubitsch avesse diretto Ninotchka con Greta Garbo. Così The Women fu continuato da George Cukor, che David. O. Selznick aveva sostituito con Victor Fleming sul set di Gone With the Wind (Via col vento), dopo tre settimane di riprese".
(Lubitsch, a cura di Francesco Bono, Officina Edizioni, Roma, 1992)

Le riprese del film ebbero luogo da maggio a luglio del 1939 negli studi MGM a Culver City.

"A proposito di Ninotchka, Billy Wilder racconta nella sua autobiografia un divertente aneddoto:

Durante le riprese del film, Lubitsch modificò una battuta della Garbo. Al suo arrivo a Parigi la commissaria russa è scandalizzata dall'esistenza di tre classi ferroviarie: i poveri seduti sulle dure panche di legno della terza classe, i ricchi sprofondati nei velluti della prima. E dice: 'Noi comunisti cambieremo le cose dalla base' ('We communists, we will change this from the bottom'), ma poiché in inglese il termine 'bottom' significa anche sedere, la Garbo pregò Lubitsch di modificarlo, non voleva pronunciare quella parola. Ernst accolse la richiesta e per la prima volta cambiò una battuta sul set. Lo fece non tanto per soddisfare la pruderie di Greta ma perché sentiva che aveva ragione lei: una parola come 'bottom' non le si addiceva, scalfiva quella sua immagine di intangibilità, di distanza siderale da tutte le bassezze della vita quotidiana.




Ciò che la Garbo portava all'estremo faceva comunque parte della strategia divistica hollywoodiana. Era impensabile che un comune mortale potesse incontrare una star nel drugstore sotto casa, magari con i bigodini in testa. Il ragionamento era: perché mai la gente dovrebbe voler spender i suoi soldi per vedere qualcuno che già conosce dal vivo? Le eroine del cinema non dovevano assolutamente avere l'aspetto della ragazza della porta accanto. In caso contrario sarebbe bastato entrare nella porta accanto anziché in una sala cinematografica. Durante le riprese di Ninotchka, una mattina i macchinisti permisero a Ina Claire, che tra l'altro faceva parte del cast, di sbirciare, attraverso un foro, una scena in cui la Garbo recitava da sola. 'Sei pronta Greta?' domanda Lubitsch prima di dare il via, 'Sì, appena Miss Claire se ne andrà da dietro la tenda', risponde la Garbo che come al solito sentiva le presenze estranee.
Mentre lavorava a Ninotchka la Garbo aveva cambiato umore. Era più serena, distesa. Anni dopo, quando da tempo ha abbandonato il cinema, confida all'amico Raymond Daum: 'Il mio più gran rammarico è quello di aver girato con Lubitsch, quel piccolo uomo sempre così cortese con me, solo un film. Avrei voluto fare con lui tante altre commedie, interpretare ruoli brillanti. Ero così stanca di fare la donna perduta, l'eroina tragica'."
(Maria Grazia Bevilacqua, Greta Garbo. Un viaggio alla ricerca della Divina, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano 2003).

La 'prima' del film ebbe luogo al Grauman's Chinese Theatre, a Hollywood, il 6 ottobre del 1939: "fece clamore per la scena in cui la Garbo ride, e ciò ne divenne lo slogan pubblicitario. Ma il grande successo si ebbe solo anni dopo, durante la guerra fredda" (Lubitsch, a cura di Francesco Bono, Officina Edizioni, Roma, 1992).