I diversi Metropolis

I diversi Metropolis

La prima a Berlino

Il 13 novembre il film riceve il visto di censura (con divieto ai minori) per una lunghezza di 4189 metri, ossia 153 minuti (a 24 fotogrammi al secondo). La prima si svolge solennemente all'Ufa-Palast am Zoo il 10 gennaio 1927. Il romanzo della Harbou esce poco prima, dopo essere stato pubblicato a puntate sul giornale di Alfred Hugenberg, un politico antirepubblicano che sta per mettere le mani sulla Ufa. "Un'eccitazione, una tensione febbrili regnavano nella sala piena zeppa", scrive Kettelhut, "il brusio si placò solo quando il compositore Gottfried Huppertz sollevò la sua bacchetta e le luci della sala si spensero lentamente, lasciando solo l'orchestra illuminata. Il pubblico dell'Ufa-Palast seguì con passione lo svolgimento del film. A tratti gli applausi coprirono anche la musica. Alla fine gli applausi furono spontanei ed entusiasti. La troupe, in particolare Lang e la Helm, fu più volte richiamata davanti al sipario. L'atmosfera di festa che seguì la conclusione del film fu proporzionata a tanto successo". Tutta la critica cinematografica si schiera immediatamente a favore o contro il film, soprattutto a proposito dei suoi aspetti sociali e tematici. Sul "Die Weltbuhne" Hans Siemens si fa portavoce dell'intellighènzia per regolare definitivamente i conti con il regista e la sua opera. Accusa indignato Lang di mostrare uomini schiavi mentre è sufficiente premere un bottone per sostituirne una decina, e cita come esemplare la critica feroce di H.G. Wells apparsa sul "New York Times": "Ho visto recentemente il più stupido dei film". Sono poche le recensioni che non si fanno beffe del messaggio, se non addirittura dell'intreccio in quanto tale. Poche al contrario quelle che non elogiano la performance tecnica, opponendo per la prima ma non ultima volta Lang alla moglie-sceneggiatrice.


I tagli e l'uscita americana

Rimontato e tagliato di un quarto del suo metraggio originale, Metropolis esce a New York a fine marzo con un durata di 116 minuti. Nel frattempo la Ufa ha stampato una quarantina di copie per le sale di provincia. Poco dopo la direzione dello studio decide di uniformare il film, per la distribuzione in Germania, alla versione americana. Lang non viene consultato. I suoi rapporti con la Ufa sono al punto più basso. Il konzern Hugenberg sta per prendere il controllo della Ufa e Metropolis diventa il capro espiatorio della nuova dirigenza, che dichiara che i cinque milioni spesi per questo film sono in parte la causa delle difficoltà finanziarie della compagnia. Attraverso il suo avvocato Lang esige un giudizio d'arbitrato in tribunale. La domanda non viene accolta, ma la stampa non si fa scrupoli a parlare di cifre di sei e anche otto milioni. Di sicuro le spese eccessive di numerose altre produzioni Ufa dello stesso periodo sono state attribuite a Metropolis. Oggi il costo finale del film viene stimato intorno ai tre milioni. Lang non si è mai espresso sui tagli. Negli anni Sessanta ha detto a Enno Patalas "di non aver mai visto la versione accorciata, e che alcuni tagli avrebbero anche potuto far bene al film". Da tempo ormai aveva voltato pagina.
Il 5 agosto 1927 la nuova versione passa la censura: dura 118 minuti, 35 in meno rispetto a quella della prima. Esce, in settanta copie, alla fine del mese. Costernato, il critico Balthasar (Roland Schacht) si trova di fronte a due film differenti: "Questo Metropolis non ha nulla a che vedere, neppure lontanamente, con il film che abbiamo visto meno di un anno fa. Quasi tutto il dramma e un gran numero di brillanti inquadrature sono scomparsi". Menziona le scene all'interno dello Yoshiwara, le scene dentro l'automobile e "una prostituta su un'auto vicina (figura alla Otto Dix, incredibilmente suggestiva e meravigliosamente fotografata)", lo smilzo (Fritz Rasp) da Josaphat (Theodor Loos). "Hel scompare, cosa che rende grottesca la folle gesticolazione di Klein-Rogge". È questa la versione che gli spettatori hanno conosciuto per oltre ottant'anni.



Patalas, il ritrovamento argentino e il restauro 2010

Per molto tempo Enno Patalas ha cercato di ricostruire su pellicola, su carta e in un DVD di studio, la versione della prima berlinese. Le sue ipotesi sono state confermate dal ritrovamento in Argentina di una copia quasi completa che ha consentito infine, nel 2010, di realizzare un restauro di 150 minuti diretto da Martin Koerber. Una coerente costruzione ramificata si sostituisce all'intreccio lineare. La struttura a livelli della città è più complessa, la sua gerarchia stratifica il tempo come lo spazio. Sotto la città dei proletari sorgono le catacombe di un tempo dimenticato, dove gli operai si incontrano in segreto; simmetricamente la città alta dei capi è fiancheggiata da un parte da un grande bordello, lo Yoshiwara, dall'altra da una cattedrale medioevale, il solo luogo comune agli abitanti delle due città. L'intervento dell'occultismo medioevale - con una Bibbia miniata, un predicatore allucinato che annuncia l'apocalisse, una danza di morte - risulta meno dissonante. Lang rimpianse di non essersi spinto oltre in questo senso: "In una scena tutti i ponti crollavano, c'erano fiamme ovunque, e da una chiesa gotica fuoriuscivano fantasmi e demoni. Mi sono rifiutato: 'No, non fosso farlo'. Oggi lo farei, ma a quell'epoca non ne ho avuto il coraggio. A poco a poco abbiamo cancellato tutta la magia, ed è forse per questo che poi ho avuto l'impressione che Metropolis fosse stato realizzato un po' così, a caso". La collocazione di questi episodi rimane in effetti poco giustificata, se non fosse che rimandano alla forte impressione suscitata in Lang nel primo dopoguerra da un manifesto sui muri di Berlino che annunciava: "Berlino, il tuo ballerino è la morte".