Dal romanzo al film

Dal romanzo al film

Il romanzo The Night of the Hunter, pubblicato da Harper and Brothers (New York) nel 1953 (la prima edizione italiana è La morte corre sul fiume, Mondadori, 1956; la più recente è Adelphi, 2007), "è un romanzo d'esordio. L'autore, Davis Grubb, è nato nel 1919 nello stato della Virginia Occidentale, sulle sponde dell'Ohio; suo nonno aveva comandato una nave su questo fiume e sua madre, quando aveva dieci anni, lo condusse a fare un giro su uno degli ultimi battelli a ruota, il cui nome, il Queen City, fa sognare tutti coloro che sono affascinati da questa storia. Aggiungiamo che la Virginia Occidentale, regione montagnosa popolata da coltivatori poveri, è al tempo stesso sudista - per il clima, i paesaggi, l'accento, i rapporti sociali, l'odio nei confronti dello Stato e il gusto dei predicatori ambulanti - e antischiavista - ha aderito alla causa nordista al momento della Guerra di Secessione. David Grubb conosceva bene il paese per averci vagabondato; ha situato la sua storia ai tempi della Grande Depressione, e le ha assegnato per personaggio principale un ragazzino di dieci anni - l'età che aveva egli stesso all'epoca della Depressione.
Il nostro secondo personaggio sarà James Agee, l'autore dell'adattamento, che ha dei rapporti con il primo: la stessa generazione (è nato nel 1910), stessa patria appalachiana (proviene da Knoxville, su un sottoaffluente dell'Ohio), stessa passione per la sua infanzia, che ha descritto in romanzi come A Death in the Family e The Morning Watch, il primo dei quali ricevette un premio Pulitzer (postumo) nel 1958. La differenza principale è che non aveva nulla di un debuttante: cronista cinematografico del "Time" (1941-1948) e di "The Nation" (1942-1948), è considerato come il più grande critico del suo tempo e il suo articolo su Huston (significativamente intitolato Undirectable Director) testimonia di una sensibilità libertaria che un certa America derivava dal suo passato più remoto. Dal 1948 aveva praticamente abbandonato il giornalismo per scrivere sceneggiature, fra cui quella di La regina d'Africa dello stesso Huston. La morte corre sul fiume fu il suo canto del cigno (morì di una crisi cardiaca nel 1955). Si può leggere la sceneggiatura completa nel secondo volume della raccolta Agee on Film, pubblicata nel 1958.
Il regista, in questo caso, costituisce una sorpresa: è un attore, anzi un mostro sacro - Charles Laughton in persona. Di solito, l'attore che si mette in scena ne approfitta per gigioneggiare, soprattutto l'attore di teatro. E Laughton non solo era un attore di teatro, non solo aveva diretto degli spettacoli a Broadway, ma aveva anche per produttore un uomo di teatro, Paul Gregory. Ora, non c'è nessun gigionismo in La morte corre sul fiume: nel 1937 Laughton era stato attore-produttore di I, Claudius e il suo disaccordo con Sternberg, il regista, l'aveva edotto sui pericoli del narcisismo. Quindi non recitò nel suo film e, per interpretare il mostro [...] chiamò Robert Mitchum, protagonista dei film di Garnett, Wellman, Dmytryk, Tourneur, Walsh, Ray e soprattutto di Preminger (Seduzione mortale). Ma il paradosso è che Laughton, per ricondurre il suo film ad una durata accettabile, effettuò dei tagli nei dialoghi di Agee (molto fedeli, nell'insieme, al romanzo). Non si sa se li abbia fatti di sua volontà o costretto, ma ci sembra che il film ne abbia guadagnato, perché il lato 'catechismo' che appare nel finale (e che non piaceva a Truffaut) era molto più ampio all'origine. Ne risultò un film ben poco teatrale, dove il testo ha meno importanza delle immagini, affidate a Stanley Cortez (L'orgoglio degli Amberson) e molto influenzate dallo stesso Davis Grubb, che aveva studiato pittura ed eseguito una serie di disegni per concretizzare i propri sogni"

Jacques Goimard, Plus noir que vous ne pensez, "Cinéma l'Avant-scène", n. 202, 15 febbraio 1978