Charles Laughton

Charles Laughton

L'itinerario dì Charles Laughton è eccezionale: attore in una cinquantina di film firmati dai più grandi nomi (da DeMille a Preminger, passando per McCarey, Hitchcock, Renoir, Wilder, ecc.) conducendo contemporaneamente una prestigiosa carriera teatrale, a cinquantasei anni decide di passare alla regia cinematografica e realizza un film unico - nel vero senso della parola - che a un quarto di secolo dalla sua uscita conserva intatto il mistero e la poesia: La morte corre sul fiume.

Negli anni Venti Laughton recita in modo brillante Cechov e Bernard Shaw. La sua rotondità, la flemma, diventano presto celebri. Fa le prime apparizioni nel cinema con due cortometraggi d'avanguardia di Ivor Montagu (Bluebottles e Daydreams, su soggetti di H.G. Wells) in uno dei quali ha il ruolo di bobby al fianco di Elsa Lanchester (la futura 'fidanzata di Frankenstein') che in seguito sarebbe diventata sua moglie. Lo si vede anche in Piccadilly (E.A. Dupont, 1929). Una tournée negli Stati Uniti lo fa notare dai talent scouts di Hollywood. Fa una prima apparizione in un film del terrore di James Whale (The Old Dark House, 1932). Seguiranno alcune caratterizzazioni memorabili, a volte al limite del guittismo: è Nerone in Il segno della croce (C.B. DeMille, 1932), il 'grattacarte' contestatore in Se avessi un milione (Lubitsch, 1932), lo scienziato folle in Island of Lost Souls (E. Kenton, 1933), il padre vittoriano e autoritario in La famiglia Barrett (S. Franklin, 1934), il maître d'hotel imperturbabile in Il maggiordomo (L. McCarey, 1935), Javert in II sergente dì ferro (R. Boleslawsky, 1935), il sadico capitano Bligh in La tragedia del Bounty (F. Lloyd, 1935). Si aggiungano, a questo, tre intermezzi 'storici' nel paese d'origine: Enrico VIII in Le sei mogli di Enrico VIII (A. Korda, 1953, che gli fa ottenere un Oscar), Rembrandt in L'arte e gli amori di Rembrandt (A. Korda, 1936) e, soprattutto, il balbettante imperatore Claudio nel pregevole e incompiuto I, Claudius (J. von Sternberg, 1937). Alla vigilia della Seconda guerra mondiale impianta un irriconoscible Quasimodo sotto la direzione di William Dieterle (Notre Dame, 1939). Nel 1943 è l'umile istitutore patriottico in Questa terra è mia di Renoir. Nel 1948 Alfred Hitchcock - che ne potrebbe essere il sosia - gli affida il ruolo del giudice cinico in Il caso Paradine. Sarà anche un placido commissario Maigret in L'uomo della Torre Eiffel (B. Meredith 1950), un gradevole vagabondo, Il poliziotto e il salmo (episodio di La giostra umana di H. Koster, 1952), un Erode bizzaro in Salomé (W. Dieterle, 1953), il vecchio avvocato misogino in Testimone d'accusa (B. Wilder, 1958) e il flaccido Gracco in Spartacus (S. Kubrick, 1960).

Charles Laughton riesce ad imporre il proprio 'tocco' ad ogni ruolo: un misto di humour e di scaltro cinismo. In teatro è un crudele Bottom in Sogno di una notte di mezza estate, uno sconvolgente re Lear, e interpreta il Galileo di Brecht sotto la direzione di Joseph Losey. A Parigi, con impeccabile pronuncia francese, recita Le médecin malgré lui. Nel 1962 gira l'ultimo film: Tempesta su Washington (O. Preminger), dove è un machiavellico senatore dall'ideologia conservatrice.


Charles Laughton, in Dizionario del cinema americano a cura di Michel Ciment e Jean-Loup Passek (Gremese, Roma 1993)