Le diverse vite di 'La grande illusion'

Le diverse vite di 'La grande illusion'

L'avventuroso destino di un capolavoro che i nazisti volevano distruggere

Il film viene distribuito per la prima volta in Francia nel 1937, con qualche taglio di censura, in particolare la sequenza che allude alle malattie veneree dei militari. Il film conobbe un immenso successo di pubblico ricevendo recensioni entusiastiche.

“Il successo del film non si affermò peraltro solo in Francia ma molto presto all'estero. Avrebbe sicuramente ottenuto il gran premio del Festival di Venezia 1937 (al posto di Carnet di ballo) se l'attribuzione di una 'coppa Mussolini' a un film democratico e pacifista non fosse apparsa impossibile. Così fu istituito appositamente per questo film un 'Premio del miglior complesso artistico', capace di soddisfare la coscienza dei giurati. Malgrado questa ricompensa ufficiale il film fu proibito in Italia (e ovviamente in Germania). In America, invece, il suo successo fu trionfale (quindici settimane in esclusiva in un grande cinema di New York e distribuzione nelle principali città di provincia), Roosevelt dirà che 'tutti i democratici dovrebbero vedere questo film'.”
(André Bazin, Jean Renoir, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2012)

“Quanto all'uscita nelle sale del nostro paese, le cose andarono ben peggio. Luigi Freddi, dal 1934 al marzo 1939 preposto alla Direzione generale per la cinematografia e successivamente vicepresidente e consigliere delegato di Cinecittà, vietò il film qualificandolo come 'film caratteristicamente politico, espressione di quella mentalità rinunciataria, quietista, antieroica che è appesa allo straccio bianco del pacifismo […] mentalità codarda', e ravvisandovi 'tracce di elementi disgregatori, corrosivi, che agiscono in maniera quasi capillare, per lenta penetrazione”. Queste parole non hanno bisogno di essere commentate, se non per dire che evidentemente la censura ci vedeva giusto, sapeva cogliere il grado di pericolosità del film nei confronti dell'ideologia fascista. E ci vedeva giusto anche quando osservava che 'il nucleo negativo del film' consisteva nel fatto che “la guerra, e per essa la ragione della patria, l'essenza stessa della razza, è concepita come qualcosa di esteriore all'uomo, come una superstruttura che non ha ragione d'essere'. D'altra parte la censura fascista di quegli anni, sollecitata dalla Chiesa, poneva i film del 'realismo' francese tra i suoi obiettivi privilegiati (in Quai des Brumes di Carné si colgono “intenzioni dissolventi” e lo si vieta, nonostante gli si riconosca una “innegabile eccellenza artistica”), ed era inoltre assolutamente intransigente con il pacifismo, facendo tra le sue vittime opere come All'ovest niente di nuovo di Milestone e Addio alle armi di Borzage”.
Giorgio De Vincenti, Jean Renoir, La vita, i film, Marsilio, Venezia 1996

In Giappone e Ungheria il film viene pesantemente censurato. In Austria (dopo Anschluss), così come in tutti i paesi successivamente occupati dalla Germania nazista, ne viene proibita la visione:

Per caso, il giorno in cui i nazisti entrarono a Vienna, nelle sale distribuivano il mio film. Senza perdere un istante, la Polizia lo proibì e si interruppero immediatamente le proiezioni. È una storia che mi riempie d'orgoglio
(Jean Renoir nel 1938, nella presentazione del film per il pubblico americano.

Lo stesso avviene in Francia a partire dal 1939: la rappresentazione di una fratellanza franco-tedesca è assolutamente inaccettabile nel momento in cui i venti di guerra fra i due paesi cominciano a levarsi.




La Grande illusion fu riproposto dopo la guerra nell'estate del 1946 , ma si trattò ancora di una versione censurata. La Commissione di controllo esige la soppressione di parecchie scene: il ruolo di Elsa interpretata da Dita Parlo è notevolmente ridotto, così come molte sequenze in cui i tedeschi vengono rappresentati con eccessiva simpatia. Allora la stampa di sinistra, nella quasi totalità, si scatenò contro il film portatore di quello spirito “pacifista-sentimentale” che aveva prodotto Monaco e la guerra. “Il sangue è troppo vicino” scriveva George Altman sul “Franc-Tireur” del 29 agosto 1946, giudicando la ripresa del film “un madornale errore di gusto” e vietandone qualsiasi pubblicità sul suo giornale. Curiosamente, il simpatico personaggio di Rosenthal (Marcel Dalio), che nel 1937 aveva provocato le beffarde frecciate della stampa di destra (“vi si vede spuntare il naso dell'ebreo”), nel 1947 alla sinistra apparve di un conclamato antisemitismo.

Scrive ancora Bazin: “Solo la sensibilità del dopoguerra, all'indomani della Liberazione, può spiegare dei giudizi così contrari allo spirito del film. Nel 1946 il messaggio de La Grande illusion non poteva essere ancora ben compreso (o ricompreso)”. In Italia il film esce nelle sale per la prima volta nel 1947 con tre passaggi di censura, l’ultimo dei quali firmato da Giulio Andreotti.

A partire da questa nuova uscita Renoir cercherà incessantemente di recuperare i diritti del suo film e di ricostruire una versione integrale a partire dal negativo originale. Che non ritroverà per il primo restauro del film nel 1958, dovendosi accontentare di una ricostruzione a partire diversi controtipi francesi, tedeschi e americani. In occasione di questa nuova edizione, Renoir registrerà un breve prologo ricordando le circostanze delle riprese del 1937 e il contesto in cui concepì ed elaborò il film, premessa necessaria in un'Europa ancora sconvolta dalle ferite della Seconda guerra mondiale. Il successo fu enorme, tanto sul piano critico che su quello commerciale. Una giuria di 117 storici del cinema lo collocherà al quinto posto fra i capolavori della storia del cinema. È con questa copia che i tedeschi scoprono per la prima volta il film, nel 1960, a quasi un quarto di secolo dalla sua prima uscita. Il manifesto tedesco, firmato da Jan Lenica, simboleggia la riconciliazione fra i due popoli (un elmetto che sormonta due mani che si stringono fraternamente).

Fu la Cineteca di Tolosa, a metà degli anni Sessanta, a scoprire che il negativo originale del film si trova a Mosca. Nel 1945, quando l'Armata Rossa entrò a Berlino, aveva raccolto come trofei di guerra un certo numero di opere d'arte e in particolare alcune pellicole conservate dal Reichsfilmarchiv. Questi 'film-trofei' furono portati in Unione Sovietica in quantità talmente cospicua che divennero uno degli elementi determinanti nella costituzione del Gosfilmofond. Fra questi, in mezzo a titoli statunitensi, tedeschi, francesi - negativi, materiali intermedi, positivi vari - si trovava il negativo originale di La grande illusione che i tedeschi stessi avevano preso a Parigi nel 1940 e portato a Berlino con il chiaro obiettivo di distruggere il film o comunque di impedirne la circolazione (Goebbels l'aveva definitito il "nemico cinematografico numero uno"). In piena Guerra fredda, sfruttando i buoni rapporti sviluppati con i colleghi sovietici, i responsabili della Cineteca di Tolosa riescono a farsi consegnare il negativo di La grande illusion, pare in cambio di un film di 007...

È sulla base di questo nitrato negativo originale che è stato realizzato nel 1997 un primo restauro analogico del film grazie alla collaborazione fra Archives Françaises du Film, CNC e StudioCanal fedele al montaggio voluto nel 1937 da Renoir. Nel 2011, Studiocanal et la Cinémathèque de Toulouse hanno deciso di restaurare digitalmente il film: il negativo originale è stato digitalizzato e restaurato in 4K dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna.