Il realismo poetico e il cinema francese degli anni '30

Il realismo poetico e il cinema francese degli anni '30

La fine degli anni 1930 corrisponde ad un periodo fasto per il cinema francese. Attori, sceneggiatori, registi, senza dimenticare direttori della fotografia e compositori uniscono il loro talento per produrre alcuni capolavori: Quai des brumes, La Grande Illusion, La Règle du jeu, La Kermesse héroique...

Quando gli studios di Joinville e di Boulogne-Billancourt sono al loro apice, Jean Renoir gira molti dei suoi film in scenari naturali, tra cui Toni, Une Partie de campagne e La Règle du jeu ma anche alcune scene de La Grande illusion, che si distinguono così dalla produzione dell'epoca.

Il realismo poetico ha segnato la sua epoca come il Neorealismo italiano o la Nouvelle Vague francese, eppure pochi nomi vi si ricollegano veramente: Jean Renoir, Marcel Carné, Jean Grémillon e Julien Duvivier, che collaborarono con i più grandi sceneggiatori e dialoghisti che il cinema francese abbia conosciuto (Jacques Prévert, Jean Aurenche, Henri Jeanson, Charles Spaak). Partecipano allo sviluppo della cultura popolare, che emerge parallelamente all'arrivo al potere del Fronte Popolare – l'unione di sinistra formatasi nel 1934 e vincitrice alle elezioni del 1936.

I film appartenenti a quello che abbiamo chiamato il 'realismo poetico' intendono offrire un ritratto giusto e onesto dei modi di vita di una certa parte della popolazione (per la maggior parte di loro, il 'piccolo popolo'). Il tema della fatalità è ricorrente in questi film. Fatalità del destino umano, inesorabile pessimismo sociale. Se la poesia apporta una bellezza vera al “piccolo popolo”, visto in tutto il suo umorismo, la sua diversità, la sua individualità, è al suo momento sfumata dalla necessità del realismo: le strade nere e nebbiose delle città, gli universi confinati (l'Hôtel du Nord, i porti di Quai des brumes o di Remorques innalzati come delle barriere di fronte all'immensità del mare) sono tanto delle frontiere insormontabili per quelli di cui si tace il vissuto ma di cui si sente la volontà tragica di uscirne.

Da La Grande illusion. Dossier du professeur, La Cinémathèque de Toulouse (2011)