La genesi del film

La genesi del film

Il disprezzo è il nono romanzo di Alberto Moravia; è stato pubblicato nel 1954 e la sua prima traduzione francese è del 1955. […] Si svolge nel mondo del cinema italiano degli anni Cinquanta, è raccontato da uno scrittore di teatro-sceneggiatore, Riccardo Molteni, alle prese con un produttore, Battista, e un regista, emigrato tedesco, Rheingold.
Il disprezzo
offriva a Godard la possibilità di parlare direttamente del mondo del cinema, di sviluppare le proprie idee riguardo alla creazione cinematografica, allo statuto dell'autore di un film, ai suoi rapporti con i produttori, tutti elementi che aveva trattato quando era critico […].
All'inizio degli anni Sessanta Moravia è un autore molto celebre. Dodici dei suoi romanzi o novelle sono già stati oggetto di adattamenti cinematografici o televisivi: La provinciale (Mario Soldati, 1953), Il pupo (episodio di Tempi nostri, Alessandro Blasetti, 1953), Peccato che sia una canaglia (Blasetti, 1954), La romana (Luigi Zampa, 1954), Racconti romani (Gianni Franciolini, 1955), Le Bel âge (Pierre Kast, 1958), L'imbroglio (Giacomo Vaccari, 1959, per la Tv), La giornata balorda (Mauro Bolognini, 1960), Risate di gioia (Mario Monicelli, 1960) e soprattutto La ciociara (Vittorio De Sica, 1960), con Sophia Loren, che riscosse un grande successo internazionale, poi Agostino (Bolognini, 1962) e L'avaro (episodio di L'amore difficile, Luciano Lucignani, 1962). Nel 1963, l'anno del Disprezzo, il cinema italiano adatta anche La corruzione (Bolognini), Gli indifferenti (Francesco Maselli), Anna (episodio di Ieri, oggi, domani, Vittorio De Sica) e La noia (Damiano Damiani).





Carlo Ponti, vecchio squalo della produzione italiana, associato a Georges de Beauregard nella società Rome-Paris Films, possedeva i diritti di adattamento cinematografico del romanzo di Moravia. Nel romanzo Battista, il produttore italiano il cui percorso è stato parallelo a quello di Ponti, produce un adattamento dell'Odissea per un film spettacolare. La sua descrizione corrisponde abbastanza fedelmente all'Ulisse di Mario Camerini, immenso successo internazionale del 1954, con Kirk Douglas nel ruolo di Ulisse.
Al momento della definizione del piano finanziario del Disprezzo, l'adesione di Brigitte Bardot imprime un peso ben diverso alla produzione, moltiplicando per dieci volte il suo budget iniziale: raggiunge 500 milioni di franchi (vecchi franchi) mentre Fino all'ultimo respiro ne era costato solo quaranta.
La presenza della Bardot attira un terzo partner che si associa all'impresa: il produttore americano Joseph E. Levine. […]
Il personaggio di Prokosch nel Disprezzo è stato concepito da Godard come un fratello di Levine e Ponti. Il produttore americano viene anche direttamente citato nel dialogo quando Francesca dice a Prokosch: “Jerry, Joe Levine sta chiamando da New York”.
I primi cinque lungometraggi di Godard, secondo gli standard produttivi del tempo, avevano budget molto modesti. Godard, come alcuni dei suoi colleghi critici dei “Cahiers”, parlava spesso del suo sogno: mettere in scena una grossa produzione all'americana su un set hollywoodiano. Quindici anni dopo le riprese, durante una delle conferenze tenute a Montréal, preciserà a proposito del Disprezzo: “È un film su commissione che mi ha interessato. È la sola volta in cui ho avuto l'impressione di poter fare un grande film con un grande budget. In effetti, era un piccolo budget per il film perché tutto il denaro era destinato alla Bardot, a Fritz Lang e a Jack Palance. E poi rimaneva un po' più del doppio di quanto avessi a disposizione per i miei altri film, restavano 200.000 dollari, che per me era molto all'epoca, ma non era una somma enorme per un grande film. E poi era tratto da un romanzo che aveva una certa fama, un romanzo che mi era piaciuto, un poco, un romanzo di Moravia. E poi io avevo un contratto con Ponti che non voleva girare con me... E quando gli dissi che la Bardot era contenta, accettò di buon grado anche lui. E il film fu un fiasco totale”.
Le testimonianze di Godard riguardanti il romanzo sono talvolta contraddittorie. Dichiara a Yvonne Baby su “Le Monde” del 20 dicembre 1963: “Avevo letto il libro da molto tempo. Il soggetto mi era molto piaciuto e dato che dovevo fare un film per Carlo Ponti, gli ho proposto di adattare Il disprezzo fedelmente, capitolo per capitolo. Ha detto sì, poi no, per paura, e quando gli ho suggerito di chiamare Kim Novak e Frank Sinatra, ha rifiutato: preferiva Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Io non volevo, siamo rimasti fermi sulle nostre posizioni fino a quando ho appreso che Brigitte Bardot si interessava al progetto e accettava di lavorare con me. Grazie a lei, tutto è diventato improvvisamente facile, tutti erano contenti, compresi gli americani, o più precisamente Joe Levine, che finanziava in parte l'affare e al quale Ponti aveva affermato che il film sarebbe stato 'molto commerciale'. Noi abbiamo quindi girato liberamente per sei settimane in Italia.”.
Godard ha dichiarato invece a Jean-André Fieschi: “Il romanzo di Moravia è un volgare e grazioso romanzo da leggere in treno, pieno di sentimenti classici e desueti, a dispetto della modernità delle situazioni. Ma è con questo genere di romanzi che spesso si girano dei bei film” (“Cahiers du cinéma”, n. 146, agosto 1963).
Su un budget di circa 500 milioni di franchi dell'epoca, il cachet della Bardot fu della metà, secondo Charles Bitsch, primo assistente-regista di Godard. Gli altri attori furono remunerati su quello che rimaneva dal budget generale del film.
Le riprese dell'Odissea di Lang che il film mostra, offrono un'idea abbastanza adeguata delle condizioni di riprese del Disprezzo, ossia di quanto fossero modeste. Ci furono trentadue giorni di riprese effettivi, ossia un po' di più rispetto ai film precedenti di Godard ma pochi per una grossa produzione del 1963, le cui riprese in genere duravano dalle otto alle dodici settimane. […]
Per questo film Godard ha redatto una sceneggiatura molto precisa di cui esistono quattro versioni diverse. Ciò consente di smentire completamente la leggenda di Godard improvvisatore, che porta i dialoghi scarabocchiati su un foglietto qualche istante prima delle riprese. Del resto, questo metodo di lavoro non sarebbe stato consono alla realizzazione del Disprezzo a motivo delle condizioni di produzione del film.

(Michel Marie, Le Mépris. Jean-Luc Godard, Synopsis-Nathan, Paris 1990)



I luoghi del Disprezzo

Tutti gli ambienti del film sono reali: gli studi deserti di Cinecittà sono in effetti quelli della Titanus qualche giorno prima della loro demolizione. La villa della via Appia Antica, dove abita Prokosch, alla periferia di Roma, era stata affittata inizialmente per alloggiarvi la Bardot, che preferì un appartamento più centrale. La villa servì ad ospitare la troupe. L'appartamento di Paul e Camille è un appartamento nuovo che non era ancora stato venduto ai suoi futuri proprietari. Il Silver Cine è una modesta sala di periferia che faceva riposo alcuni giorni e permise alla troupe di effettuare le riprese senza troppe spese. La cantante era un'attrazione annunciata all'ingresso, come in numerose sale popolari italiane degli anni Sessanta. La villa di Capri è quella di Curzio Malaparte, all'epoca sigillata perché lo scrittore, suscitando il furore della sua famiglia legittima, l'aveva donata in eredità al governo della Cina popolare per accogliervi gli scrittori cinesi in pensione. La produzione italiana aveva trovato una soluzione per farla aprire qualche giorno durante le riprese.

(Michel Marie, Le Mépris. Jean-Luc Godard, Synopsis-Nathan, Paris 1990)

Le riprese ebbero luogo dal 22 aprile all'8 luglio del 1963. Le scene del film nel film (l'Odissea) furono girate a Sperlonga.