Gli interpreti: Bardot, Piccoli, Lang

Gli interpreti: Bardot, Piccoli, Lang

Brigitte Bardot

Brigitte Anne Marie Bardot nasce a Parigi il 28 settembre 1934. Dopo gli esordi come danzatrice classica, diviene prima modella, quindi attrice e infine, dal 1962, cantante. È una delle poche attrici europee a diventare popolarissima negli Stati Uniti. Lei e Marilyn Monroe sono le icone per eccellenza della seduzione femminile negli anni Cinquanta e Sessanta.
Esordisce nel cinema nel 1952 con Le Trou Normand. I suoi primi film sono per lo più storie romantiche commerciali e appare in piccole parti in tre film inglesi, fra cui Atto d'amore (1954) di Anatole Litvak e Dottore in alto mare (1955) di Ralph Thomas, entrambi accanto a Dirk Bogarde. Dopo una partecipazione a Grandi manovre (1955) di René Clair e a Mio figlio Nerone (1956) di Steno, dove recita accanto a Alberto Sordi e Vittorio De Sica, Roger Vadim la scrittura in Piace a troppi (1956), dove recita accanto a Jean-Louis Trintignant e Curd Jürgens, che diventa un grande successo internazionale, trasformando l'attrice in una celebrità mondiale. Fra gli altri film che interpreta vanno ricordati La ragazza del peccato (1958) di Claude Autant-Lara, da un romanzo di Georges Simenon, con Jean Gabin; Femmina (1959) di Julien Duvivier; Babette va alla guerra (1959) di Christian-Jaque; L'affare di una notte (1960) di Henri Verneuil; La verità (1960) di Henri-Georges Clouzot, una delle sue migliori interpretazioni e uno dei suoi più grandi successi; Vita privata (1961), di Louis Malle, con Marcello Mastroianni; Il disprezzo (1963) di Jean-Luc Godard; Viva Maria! (1965) di Malle, con Jeanne Moreau; William Wilson (1968) di Malle, episodio di Tre passi nel delirio, con Alain Delon; L'orso e la bambola (1969) di Michel Deville. Nel 1974 annuncia il suo ritiro dalle scene e si dedica principalmente all'attivismo per i diritti degli animali. Nel 1986 istituisce la Fondazione Brigitte Bardot per il Benessere e la Protezione degli Animali.


Il 7 gennaio 1963, l'attrice firma il suo contratto. Il disprezzo si costruisce su questa firma, perché, dopo Piace a troppi, uscito nel dicembre 1956, Brigitte Bardot è il corpo di donna più celebre al mondo. B.B. è braccata dai paparazzi e dai reporter di cronaca rosa, sollecitata da ogni parte, compresi gli Stati Uniti dove è diventata una vera star. Ma pochi la considerano ancora come un'attrice: rimane essenzialmente una starlette innalzata di livello, anche se il suo coraggioso rifiuto di lasciarsi ricattare dall'OAS alla fine del 1961 ha rivelato ai francesi – e a De Gaulle, sinceramente impressionato – una forte personalità. È anche questo che la stessa Bardot sta cercando quando accetta di girare con Godard nel 1963, dopo Vita privata, film sul 'fenomeno B.B.' diretto da Louis Malle due anni prima: una forma di aura artistica, un divenire icona che l'emanciperebbe dal destino delle stelle filanti. Godard gioca perfettamente questo ruolo perché, se non dovesse rimanere che un solo film della Bardot, questo sarebbe evidentemente Il disprezzo, e perché sceglie di dirigerla non come una starlette, né come un personaggio autonomo o un'attrice, ma come se lei incarnasse, di fatto, la stessa B.B. La considera come un'entità glamour, un frammento celebrato nel grande corpo del cinema, mentre le affida dei dialoghi elaborati, facendola recitare costantemente 'alla Bardot' ma su un registro minimalista e ieratico. Bardot, nel Disprezzo, somiglia alla propria statua.

(Antoine de Baecque, Godard. Biographie, Grasset, Paris 2010)



Michel Piccoli

Per interpretare Paul Javal, uomo seducente ma spirito debole, personaggio che oscilla fra l'esasperante, l'antipatico e il toccante, e che, con il suo perpetuo cappello, si prende per Dean Martin in Qualcuno verrà di Minnelli, o per una figura di Resnais smarrita in Un dollaro d'onore di Hawks – tutti riferimenti espliciti nel film – il cineasta sceglie Michel Piccoli. A trentacinque anni, Piccoli è allo stesso tempo un attore stimato, che ha già una trentina di film al suo attivo, ma che rimane misconosciuto, relegato in ruoli secondari. È in uno di questi, il poliziotto di Raffiche sulla città di Pierre Chenal, un buon piccolo poliziesco francese, che Godard l'ha notato nel 1958, scrivendone così nei “Cahiers”: “Per una volta, gli sbirri francesi sono presentati come gente normale, che reagiscono come tutti. Tutte le sequenze con l'ispettore (l'ammirevole Michel Piccoli) possiedono un tono così giusto che spicca sulla produzione corrente per la sua semi-eleganza”.

Piccoli accetta immediatamente la proposta, formulata appena tre settimane prima dell'inizio delle riprese. La collaborazione fra i due uomini, che si comprendono tacitamente, procederà senza il minimo intoppo. “Sono entrato subito in sintonia, non c'era bisogno che parlassimo...”, testimonia l'attore, che beneficia di uno dei rari omaggi rivolti dal cineasta ad uno dei suoi attori: “Ho preso Piccoli perché avevo bisogno di un ottimo, un magnifico attore. Ha un ruolo difficile e lo recita benissimo. Nessuno si accorge che è rimarchevole, perché ha una recitazione tutta di dettagli e sfumature, come il suo ruolo...”.

(Antoine de Baecque, Godard. Biographie, Grasset, Paris 2010)

Piccoli reciterà in altri due film di Godard, Passion (1982) e Due volte cinquant'anni di cinema francese (1995).



Fritz Lang e Il disprezzo

A Fritz Lang, che recita il ruolo di se stesso, Godard riserva il privilegio di essere “la coscienza del film”. È uno dei maggiori autori di riferimento cinefilo per l'ex critico dei “Cahiers” ma non gira più da tre anni. Ha ancora dei progetti, soprattutto Death of a Career Girl, che vorrebbe girare con Jeanne Moreau nel 1964. Lang ha bisogno di denaro e Godard sa benissimo che è questa la ragione principale del suo accordo ad interpretare il film. Il che non impedisce che, sul set, felice e lusingato, il suo interesse incuriosito per il giovane cineasta diventerà “un'ammirazione sincera e profonda”. […] Lang non apprezza il fatto che il personaggio del regista, Rheingold nel romanzo di Moravia, sia poco simpatico, lo giudica perfino “fascista”. Ma Godard lo rassicura su questo, perché, già nel modo in cui il personaggio è presentato nella sceneggiatura, lo ha beneficiato di un grande prestigio. Lang diventa “il vecchio capo indiano, sereno, che ha meditato a lungo e ha finalmente compreso come vada il mondo, e che abbandona il sentiero della guerra ai giovani e turbolenti poeti”. […] Nel Disprezzo Godard filmerà effettivamente Lang con questo rispetto che gli conferisce una suprema eleganza nei suoi rapporti con gli altri e conforta in lui la fedeltà alla cultura classica dei grandi antichi, che siano Greci o pionieri del cinema.

(Antoine de Baecque, Godard. Biographie, Grasset, Paris 2010)