Roman Polanski

Roman Polanski

Nato da una famiglia ebrea di Cracovia emigrata in Francia, torna in Polonia nel 1937, giusto in tempo per vivere tutte le fasi della persecuzione nazista: prima nel ghetto di Cracovia, poi in quello di Varsavia. Nel 1943, per sottrarlo alla deportazione (da cui si salva solo il padre), i genitori lo sistemano presso una famiglia in un villaggio di campagna. Dopo la Liberazione, il giovanissimo Roman si dedica prima all'apprendistato teatrale (il teatro di marionette Groteska), poi, dal 1955, a quello cinematografico presso la scuola di Lòdz, dove si diploma nel 1959 con Gdy spadaja z nieba anioly [La caduta degli angeli], cortometraggio connotato da uno spiccato senso del grottesco. L'insuccesso del primo lungometraggio, Il coltello nell'acqua, boicottato dai burocrati del partito perché privo di finale 'positivo' e ignorato dal pubblico, ma apprezzato dalla critica internazionale, lo spinge ad abbandonare la Polonia e a trasferirsi prima a Parigi - dove fa amicizia con Gérard Brach, futuro co-sceneggiatore di quasi tutti i suoi film - e poi a Londra. Il primo progetto sarebbe Cul-de-sac ma, per mancanza di finanziamenti, deve posporlo a Repulsion, che si giova dell'interpretazione di Catherine Deneuve e registra un'ottima accoglienza (Orso d'argento al Festival di Berlino, dove l'anno successivo Cul-de-sac, finalmente realizzato grazie al successo precedente, vince l'Orso d'oro).




Polanski è ormai un regista affermato e internazionale, che centra ancora il bersaglio con Per favore...non mordermi sul collo!, primo film a colori (sul cui set lavora con Sharon Tate, sua prossima moglie), e si trasferisce negli Stati Uniti per realizzare Rosemary's Baby (1968). La strage della villa di Bel Air (9 agosto 1969) - dove la setta satanica di Charles Manson uccide Sharon incinta del primo figlio - , contribuisce a creare attorno al regista un alone di curiosità morbosa per sfuggire al quale decide di tornare a girare in Europa (Macbeth; Che?; L'inquilino del terzo piano; Tess, "dedicato a Sharon").
A Hollywood torna temporaneamente per realizzare Chinatown, ma il seguito della sua carriera è ormai quello d'un regista apolide, che si muove indifferentemente tra Europa e Stati Uniti, potendo contare su costose produzioni e grandi star. A Parigi, sul set di Frantic (1988), conosce Emmanuelle Seigner, che poi sposa e dalla quale ha una figlia. Con Il pianista (2001), ispirato non solo all'autobiografia del concertista Wladyslaw Szpillman ma anche ai propri ricordi d'infanzia nel ghetto di Varsavia e alla tragedia della deportazione dei genitori, vince la Palma d'oro al Festival di Cannes e l'Oscar per la regia.




A chi gli chiede quale tipo di film gli piacerebbe fare, Polanski risponde sempre citando i suoi primi tre film: Il coltello nell'acqua, Cul-de-sac e Repulsion, modelli d'una situazione filmica pura, in cui la storia in sé non ha molta importanza e l'ambiente, reale o ricostruito, interagisce con i personaggi in una accumulazione di tensioni concrete e formali insieme. [...]
In quello che è il suo unico film di genere, Chinatown, torna a esaltare la patologica duplicità delle apparenze. La fenditure che si aprono nelle pareti dell'appartamento di Repulsion, sull'onda della disgregazione psichica della protagonista, sono in Chinatown le fenditure che si aprono nelle dighe erette sull'onda d'una mostruosa speculazione finanziaria. E il detective, prima di risolvere il rebus delle responsabilità criminali, deve risolvere un rebus complicatissimo di identità frantumate, in una Los Angeles 1937 che pare un'ultima frontiera ai bordi del deserto. Chinatown deriva da un soggetto originale di Robert Towne. (da Sergio Arecco, Roman Polanski, in Dizionario dei registi del cinema mondiale, a cura di Gian Piero Brunetta, Einaudi, Torino 2006).

Negli ultimi anni, il grande regista apolide ha realizzato un adattamento dal romanzo di Charles Dickens, Oliver Twist (2005) e tre film magistrali: L'uomo nell'ombra (The Ghost Writer, 2010), Carnage (id., 2011) e Venere in pelliccia (Venus in Fur, 2013).