L'Oscar a Milena Canonero

L'Oscar a Milena Canonero

Nei film di Kubrick nulla appare mai lasciato al caso. Sarà proprio il capolavoro kubrickiano Barry Lyndon a procurare a Milena Canonero - fulgido astro della costumistica contemporanea - la prima nomination, che si trasforma inevitabilmente in Premio Oscar nel 1976. La perfezione di questo film, passato alla storia per il maniacale gusto del dettaglio che lo pervade, in ogni aspetto della sua realizzazione, dalla fotografia al costume, dalla musica alla recitazione degli attori, esalta l'intervento della Canonero (qui affiancata da Ulla-Britt Soderlund): non è fuor di luogo affermare che ci troviamo dinanzi ad uno degli esiti più alti della storia del costume cinematografico. Pur senza mai soverchiare il racconto, in Barry Lyndon il costume assurge al ruolo di protagonista, sin dalla prima sequenza, che ci mostra una raffinata schermaglia amorosa tra il giovane Redmond Barry e la smaliziata cugina Nora. Il contrasto tra questo mondo provinciale irlandese, quasi fatato, e la potenza britannica viene rappresentato dall'intenso rosso della divisa del capitano Quinn, elemento dirompente della storia. All'apparizione delle uniformi militari si associa spesso una marcetta irlandese dei Chieftains che ricuce l'intero arco narrativo di Barry Lyndon. Anche in questo film, così come in Arancia meccanica balza all'occhio quel particolarissimo rapporto tra musica e costume: come se il costume si fondesse con il leit motiv della colonna sonora, rendendolo ancor più orecchiabile. E la musica, dal canto suo, trova nel costume la possibilità di trasformarsi in immagine. Il risultato è una specie di andamento sinfonico di musica e forme.

(Stefano Masi, Costumisti e scenografi del cinema italiano, Lanterna magica, L'Aquila 1990)

Il costume in Barry Lyndon sottolinea una certa formalità che in quel momento stava a cuore a Kubrick, il quale aveva scelto un certo tipo di musica e, per accompagnarla, usava dei movimenti di macchina molto lenti. [...] La scrittura di Barry Lyndon è caratterizzata da carrellate e zoomate lentissime. Questa scrittura kubrickiana non accompagna tanto il costume, quanto la maniera di vivere dei personaggi. [L’immagine di Lady Lyndon] è nata dai pittori minori del Settecento inglese. Del resto quando hai un’attrice come Marisa Berenson, che è una donna straordinariamente bella e ha l’altezza gusta, puoi fare qualsiasi cosa con il costume. Avendo lineamenti così puliti e forti, avendo l’altezza, le potevi mettere in testa le enormi parrucche di quell’epoca, farle quelle pettinature incredibili senza correre alcun rischio. [...] Abbiamo fatto tutto da noi, meno cinque costumi maschili presi alla S.A.F.A.S. Abbiamo realizzato tutti i costumi per conto nostro, anche le uniformi, anche le ghette, anche i cappelli... È una cosa abbastanza insolita e lo era ancor di più a metà anni Settanta. A quell’epoca Danilo Donati era l’unico a mettere in piedi dei laboratori di sartoria. Ma in Gran Bretagna, prima di noi, nessuno aveva allestito un laboratorio per un film.
(Milena Canonero, Intervista di Stefano Masi)


Barry Lyndon
ha ottenuto anche l'Oscar per la migliore fotografia (John Alcott), per la migliore scenografia (Ken Adam, Roy Walker, Vernon Dixon) e per la migliore colonna sonora (Leonard Rosenman).